gli uneschi si sono allargati: e ora chi glielo dice ai pallidi sodomitici dolomitici?
E con questo, in Italia, siamo arrivati a 50 siti. Gli uneschi, quelli dei patrimoni dell’umanità, si sono allargati:
Le colline delle Langhe, Roero e Monferrato, i paesaggi vitivinicoli del Piemonte, sono entrate a far parte del Patrimonio Mondiale UNESCO. A deciderlo è stato il comitato che si è riunito lo scorso 15 giugno in Qatar che ha ammesso per la prima volta all’UNESCO una regione rilevante per la cultura dedicata al vino, oltre ad altri 10 siti tra cui Shahr-e Sukhteh in Iran, l’Abbazia di Corvey in Germania e la Via della seta asiatica.[…]
E adesso chi glielo dice, ai pallidi sodomitici dolomitici pataccari, che d’ora in poi dovranno concorrere e competere – nell’accaparrarsi le orde di musi gialli che prima o poi si riverseranno a catinelle lungo lo stivale a caccia di unescherie, attratti come le mosche sulla marmellata – anche con i paesaggi vitivinicoli del Piemonte?
Che poi, l’anno scorso è toccato all’Etna sputafuoco entrare nel club delle unescherie (e farci concorrenza):
Dall’altra parte dell’unità d’Italia, in Sicilia, gli isolani aggiungeranno presto un’altra patacca Unesco alle cinque che già avevano collezionato: il prossimo giugno l’Etna sarà proclamato patrimonio naturale dell’umanità bla bla bla. Che uno pensa alla Sicilia -una sventola di regione da 5 milioni di abitanti- come ad un concentrato di sole, mare e profumi di vacanza e, quindi, di industria turistica. E invece ti fanno 4 milioni di arrivi e poco meno di 14 milioni di presenze (dati 2008 ma quelli del 2012 sono forse peggio), quando il Veneto – per dire – se ne macina 65 (milioni di presenze). Per fortuna che da quelle parti ci sono gli agrumi, le insuperabili arance rosse di Sicilia. Ma adesso con l’Etna pataccato patrimonio dell’umanità, che erutti la propria rabbia o meno, le sorti del turismo siculo ed etneo in particolare potrebbero radicalmente cambiare. Come, per l’appunto, è successo qui sulle Dolomiti, né più né meno.
Va peraltro ricordato che spinto dal tepore primaverile anche Vietina, dimentico della patacca appena riconosciuta dall’Unesco al vulcano etneo (di cui sopra), si era posto un drammatica domanda – rivolta ad altro e parimenti famoso vulcano, il nipponico Fuji – alla quale, presumo, non sia a tuttoggi riuscito a dare adeguata risposta:
Sulla pagina “dolomitichannel su Youtube” Stefano Vietina ha postato, immagino con spirito provocatorio, l’immagine del Monte Fuji accompagnandola con il seguente quesito (il neretto è mio):
Il Monte Fuji, in Giappone, è candidato a entrare nella lista dei siti Unesco. Farà concorrenza alle Dolomiti?
E’ pur vero che i giapponesi sono religiosamente predisposti a credere “al mus che giola”, così come è altrettanto vero che per le griffe italianeggianti vanno letteralmente fuori di testa. A quanto dice lo stesso Vietina, tra l’altro, essi devono aver fatto la ola alle nostre Dolomiti serbando nel loro cuore, per esse, un ricordo indelebile (che le abbiano viste dal vero o meno non fa differenza, la spiritualità dei giapponesi giunge a vette a noi sconosciute e quindi incomprensibili).
Insomma, la vita a queste latitudini è sempre più difficile. Non ci tocca che sperare che l’abenomics apra ancor più le porte del turismo ai viaggiatori del Sol Levante (ma pari speranza, se non superiore, va riposta nel dinamico spirito della Terra di Mezzo, la Cina…) affinché il Bel Paese sia la scelta prediletta. Poi quando sono qui su suolo italico, in qualche modo li si trascina sulle Dolomiti per un giro, anche notturno, anche a velocità relativistiche, ma tanto da porre un germoglio nel loro cuore affinché non si scordino di noi e delle “montagne più belle del mondo” [diavoletto modalità on] ma va a cagare [diavoletto modalità off].
Ma c’è in giro un’intervista vitivinicola che potrebbe sovvertire l’ordine naturale delle cose e proporre le Dolomiti per un innesto “bacchiano”: concetti doloviticoli o dolovinicoli (ma per questo dovrete aspettare un prossimo post).
(foto: Zinagarate.com)