Fuji Fuji, ciuri di tuttu l’annu l’ammuri ca mi dasti ti lu tornu
Sulla pagina “dolomitichannel su Youtube” Stefano Vietina ha postato, immagino con spirito provocatorio, l’immagine del Monte Fuji accompagnandola con il seguente quesito (il neretto è mio):
Il Monte Fuji, in Giappone, è candidato a entrare nella lista dei siti Unesco. Farà concorrenza alle Dolomiti?
E’ pur vero che i giapponesi sono religiosamente predisposti a credere “al mus che giola”, così come è altrettanto vero che per le griffe italianeggianti vanno letteralmente fuori di testa. A quanto dice lo stesso Vietina, tra l’altro, essi devono aver fatto la ola alle nostre Dolomiti serbando nel loro cuore, per esse, un ricordo indelebile (che le abbiano viste dal vero o meno non fa differenza, la spiritualità dei giapponesi giunge a vette a noi sconosciute e quindi incomprensibili).
Va sottolineato, tuttavia, che inseguendo i musi gialli del Sol Levante e la candidatura del loro vulcano a patrimonio Unesco dell’umanità, con le relative preoccupanti ipotesi di concorrenza alle Dolomiti esternate nel quesito sopra evidenziato, Vietina non ha tenuto conto che sul nostro continente, l’Europa, non proprio a due passi dalle Dolomiti ma comunque sullo stesso (per ora) suolo nazional-italico, si è materializzata -son cose di ieri- non tanto la semplice candidatura quanto la conferma del riconoscimento a nuovo patrimonio dell’umanità di un altro monte sputafuoco, l’Etna!
Con ciò, naturalmente, suppongo si possa materializzare anche il medesimo dubbio già espresso per il Fuji: “farà, l’Etna, concorrenza alle Dolomiti?”
A mio modo di vedere, tralasciando la gentilezza del gesto nei confronti della platea nipponica al balcone, non è davvero facile rispondere al primo quesito. E’ come se io vi chiedessi se la decisione presa dal premier giapponese Abe di inondare di yen il mondo possa comportare problemi ai bilanci regionali del Katanga: converrete che non è facile formulare una risposta meditata.
Volendomi produrre in una risposta su questi patrimoni dell’umanità, tanto per il concorrente nipponico candidato quanto per quello siculo riconosciuto, non mi resterebbe dunque che il sincero “non lo so“. A questo proposito, tuttavia, vorrei sommessamente ricordare che il declino del turismo dolomitico, segnatamente nella sua componente italica, è cosa che dura da almeno il 1997 e che la profonda crisi avviatasi nel 2008 ha avuto un impattato meno negativo di quello riscontrabile nei periodi precedenti.
Ecco, per portare un po’ di sollievo al turismo dolomitico bellunese bisognerebbe che le Dolomiti avessero la stessa importanza religiosa che ha il Fuji per i giapponesi shintoisti, tale da imporre un pellegrinaggio alle sue pendici almeno una volta nella vita. Magari, parlando con Letta, lui che col Trentino è culo e braga … oops, mi stavo dimenticando che noi qui siamo sì dolomitici, ma bellunesi, figli di un dio minore. Ma va bene lo stesso, vivremo di riflesso (la rima è casuale come l’ispirazione che ha aiutato il parto di codesto articolo).