forse gli atei sono più intelligenti dei credenti …
Personalmente non ho alcun elemento per ritenere che gli atei siano più intelligenti dei credenti. Sembra invece che un recente studio presso l’università di Rochester in qualche modo lo confermi.
L’intelligenza, si sa, è più d’una. In questo caso, la definizione “utilizzata dal team di psicologi per definire l’intelligenza è la seguente: l’abilità di ragionare, risolvere problemi, pensare astrattamente, capire idee complesse, imparare velocemente e apprendere dall’esperienza“.
Un pochettino generica, ma tant’è. Dicevo che sull’argomento sono e resto scettico. Ad ogni modo pare che:
[…] La correlazione negativa fra IQ e fede comincia fin dall’infanzia, secondo lo studio quando i bambini che manifestano un maggiore acume sono anche i primi ad allontanarsi dal credo. E si conclude in vecchiaia con una corrispondenza fra i non credenti e un intelletto sopra la media. Uno degli studi presi in considerazione da Zuckerman, ha seguito 1.500 bambini dotati di IQ 135, ben sopra alla media, fin dal 1921. Il risultato ha nuovamente confermato che dall’infanzia fino alla tarda età i soggetti hanno dimostrato un livello di religiosità di molto inferiore alla media.
Resto incredulo ma tuttavia, in fondo, a pensarci bene, senza alcuna pretesa, è bello credere che la probabilità di scoprirmi un giorno “più” intelligente di altri è forse aumentata. E senza credere in null’altro che non sia l’uomo. Certo che tutta quella materia oscura, chi cavolo l’avrà impastata?
Confermo comunque che sto mandando avanti le pratiche per il mio sbattezzo (è stato come il mio primo bacio, mi hanno costretto a farlo). Che poi è un moduletto che devo compilare e spedire a don Osvaldo. Magari la probabilità di cui sopra aumenta ancora un pochino.
(foto maramonte)