finalmente lo posso dire, sono un territoriarchico
Semplificando al massimo. Una mia radicata convinzione è che per governare con efficenza i territori estesi, in rapporto alla popolazione che li abita, vi è un solo strumento disponibile: la confederazione dei territori con autonomia di governo locale, quest’ultima modulata a livello confederale. Magnifica Comunità di Cadore, o uno qualsiasi dei 26 cantoni svizzeri. Che bravo sono stato eh? Avevo premesso che sarei stato sintetico.
Facciamo un esperimento virtuale. Immaginate di avere la bacchetta magica e di avere la possibilità di isolare e mantenere isolato il territorio del nostro Cadore da qualsiasi influenza esterna. Immaginate ora questo territorio senza alcuna presenza umana. Ora, con la bacchetta magica, popolatelo con uomini e donne come potevano essere gli uomini e le donne di 1000 anni fa (cioè noi uomini d’oggi, senza televisione e le “corazze tecnologiche” di cui ora disponiamo).
Il vostro lavoro è finito qui. Adesso dovete solo osservare come quegli uomini si aggregheranno. Con un po’ di pazienza vedreste il formarsi dei borghi così come li osserviamo oggi (Auronzo, Lozzo, Domegge … Borca, S. Vito …). Aspettando un altro po’ riscontrerete la nascita di un organismo territoriale coordinatore, la Magnifica Comunità di Cadore … Osservereste anche una particolare forma di organizzazione della vita delle comunità, la più appropriata per affrontare le esigenze in essere in quelle condizioni, ossia la Regola … una nobilissima forma di autogoverno.
L’esperimento è finito.
Le ultime vicende, in particolare quelle legate alla mancanza di un bellunese nel gruppo di governo regionale, mi spingono a ritenere che ci si debba staccare nettamente da qualsiasi “legame partitico” per iniziare a professare una sola religione politica: il culto del territorio, del proprio territorio.
Ecco allora che, personalmente, mi obbligo a cancellare tutti i residui di partitismo e qualsiasi simpatia politica, ripromettendomi di valutare tutto quello che l’azione politica ci proporrà con un’ ottica territoriarchica, misurandola cioè con le sole esigenze del nostro territorio e della popolazione che lo abita.
Non territorialista (come fascista o comunista), non territoriale (come liberale o radicale) ma esclusivamente territoriarchica. I territori di montagna devono godere della libertà di autogoverno.
Se alla gente che abita i territori di montagna non verrà lasciata la libertà di governare se stessa ed il territorio che la ospita, la morte sileziosa, che ha già iniziato il suo spietato cammino, ci cancellerà dalla faccia della Terra.
Vi sono sfide, prima ancora sociali che economiche, che stanno facendo tremare la classe dirigente dei territori montani autonomi che si appresta ad affrontarle. Noi, che non disponiamo di strumenti di governo autonomi, potremmo solo attenderci, dalla classe politica che ci governa oggi, un caritatevole quanto inutile requiem.
P.S. segnalo, con un certo senso di fierezza (ironica), che con territoriarchico ho dato vita (perlomeno nella blogosfera) ad un neologismo, non essendo la parola ancora indicizzata da Google: mi auguro che a breve lo possa essere diffusamente, con il senso che ho cercato di attribuirle nel corso di questo breve articolo.