è Natale, siamo tutti più buoni, ma c’è sempre chi è più buono degli altri
Sul Gazzettino, ogni tanto, si trovano chicche di questo genere (non preoccupatevi, tutto ciò succede solo perché è Natale, poi le cose tornano a posto):
Salute, lavoro e “vita”. Sono questi i doni che tre sindaci del Centro Cadore vorrebbero far trovare sotto l’albero dei cittadini. Maria Antonia Ciotti (Pieve), Luca De Carlo (Calalzo) e Mario Manfreda (Lozzo) si travestono simbolicamente da Babbi Natale e, se avessero davvero in virtù la magia, ecco che cosa regalerebbero in un colpo di bacchetta ai cadorini. «La garanzia di sicurezza della salute – risponde senza esitazione la Ciotti – i cittadini devono essere sicuri che qualunque cosa loro accada c’è una rete di servizi pronta a salvaguardarli. Per loro, vorrei annullare i timori che ancora oggi hanno sui servizi sanitari».
Dallo stile “ciottiano” allo stile “decarliano”. Se a Pieve il primo cittadino pensa subito a sanità e salute, a Calalzo Luca De Carlo vorrebbe far trovare sotto l’albero un ambiente più pulito e un paese «più vivo». «Quando è iniziato il nostro mandato – ha motivato – il territorio comunale era un vero disastro: sigarette, immondizie, incuria. Molte le lamentele che ho ricevuto in merito, ma molta anche la collaborazione trovata nei volontari e privati cittadini che a titolo gratuito ci stanno aiutando in quest’opera di pulizia generale. Vogliamo dare un nuovo volto al paese».
E a Babbo Natale chi fa i regali? Chissà quanti bambini, nella loro ingenuità, prima o poi si pongono il quesito. Anche De Carlo se lo pone: «Natale è, per definizione, un momento in cui si verifica lo scambio dei doni. Noi ci stiamo adoperando al massimo, ma abbiamo bisogno della collaborazione di tutti, davvero tutti. Per tenere il paese pulito, ma anche per riempirlo di contenuti che lo rendano ancora vivo».
E a Lozzo? Mario Manfreda vorrebbe un lavoro sicuro per tutti. «Mi piacerebbe l’idea di regalare la tranquillità economica a tutte le mie famiglie. Il problema del lavoro è purtroppo reale, ci sono molte persone che a causa della crisi economica hanno perso il posto, sono in mobilità, in cassa integrazione. Il lavoro dà serenità, e questo vorrei per loro. E per i nostri giovani un lavoro adeguato al percorso di studi intrapreso. Non un posto qualunque. È il solo modo per far sì che non vadano a vivere altrove».
Manfreda ha anche un desiderata amministrativo. «Per il bene delle nostre comunità, vorrei si concretizzasse l’idea di un obiettivo comune a tutti i paesi del Cadore per una vita sociale in armonia e azioni concrete sulla stessa lunghezza d’onda».
Ed io, se avessi la bacchetta magica?
Beh, innanzitutto non vorrei vivere l’incubo di cui sopra. Poi, concretamente, se potessi, donerei ai miei concittadini la sola capacità di essere consapevoli, niente altro.
Napoleone, mi sembra, ebbe a dire: «Mai attribuire alla malizia ciò che si spiega adeguatamente con l’incompetenza». Ecco, questo tipo di consapevolezza donerei ai miei concittadini.
Bon Nadal.