… e continuano a chiamarli ‘soldi europei’
Quelli del PUDE (partito unico dell’euro) – primi fra loro quelli del PD – si vedono distanti un chilometro. Si sentono anche. Perché sono come le cacche dei cani lungo l’Avenue des Chiens: ne schivi una e ne schiacci tre. Qui (per esempio) è il quotidiano Trentino che nel numero odierno (solo oggi?) fa da supporter al PUDE: “Pioggia di milioni europei“.
Si sa che il bimbominkia Renzie ha bisogno di un’affermazione elettorale alle prossime europee e quindi i facoceri del PUDE ci si ficcano …
Quella di definire europei soldi che europei non possono essere, visto che sono soldi italiani estorti dallo stato italiano ai cittadini italiani e mandati a Bruxelles per, parte di essi, mantenere in piedi la Baldraccona (la UE, insomma), è una consuetudine che ha radici lontane nel tempo. Consuetudine mai sopita ma che, in vista degli appuntamente elettorali euristi, si rinvigorisce vieppiù tra i sostenitori del PUDE.
Dunque, questa pioggia di milioni “europei” è a tutti gli effetti una pioggia di milioni italiani (in ogni caso tasse estorte, ricordatevelo) che, rapinati dalle vostre tasche vengono “mandati” a Bruxelles come quota italiana di appartenenza; Bruxelles ci mette l’etichetta spudoratamente falsa di “europei” (che il piddume, ma non solo, poi proclama), per poi tornare – tolta appunto la quota per mantenere la Baldraccona e soprattutto quella, non mettetevi a ridere, per sostenere i Paesi UE in difficoltà – nei patrii territori per essere impiegata alla bisogna.
L’Italia, in poche parole, è un contributore netto per la UE: dà alla UE più soldi di quelli che ne riceve indietro.
Ora, puoi anche definirli “europei” quei soldi, ma a tutti deve essere chiaro che sono “italiani” (perché italiani tra virgolette? perché quelli italiani, in realtà, sono soldi lombardi, veneti ed emiliano-romagnoli, sommamente).
(nel caso del Trentino ed Alto Adige il panorama si fa più fosco perché i cugini si tengono il 90% delle tasse: detto altrimenti, lo stato italiano con il 10% restante deve mantenere la “macchina statale italiana” e trarre da esso una parte per formare la quota da mandare a Bruxelles. Riuscite a immaginare quanti soldi trentini e altoatesini ci sono fra quelli “italiani” che partono per Bruxelles? Volete un aiutino?)