e allora comprendi che andarsene dall’Italia è un dovere civico
Ti capita di leggere notizie come questa, la vendita per 130 mld di dollari da parte di Vodafone della sua quota (45%) in Verizon Wireless. Poi ti ricordi che la borsa italiana (tutta intera) capitalizzava a fine 2012 364 mld di euro. E ti ricordi anche di quando si diceva in giro che la medesima valeva la metà dell’Apple.
Poi ti sovviene che negli ultimi sei mesi in Italia il confronto politico per rilanciare l’economia ha dato luogo, in realtà, a una discussione salottiera sull’IMU (qui e qua gli ultimi modesti contributi sull’argomento). Poi “scopri” che anche in settori strategici come l’alta velocità costiamo anche 10 volte rispetto a Francia e Spagna (in ogni gara europea finiremmo massacrati, se solo provassimo a concorrere affidandoci al “nostro” general contractor).
Sono banalissimi esempi fra migliaia possibili. Senza pensare alle varie caste che ci parassitano, ai maghi della crescita della spesa pubblica alle spalle dei produttori di ricchezza, ai residui fiscali generati al nord, alle tematiche identitarie.
E allora comprendi che andarsene dall’Italia è un dovere civico.