dime furlàn, dime sasìn, ma no sta dime Padoan
Finché si trattava della Moretti, una capra in ambito economico (piddina, tanto per cambiare), ci si poteva anche divertire a prenderla in giro. Ma con Padoan il sentiment diventa un mix tra l’angoscioso e il pericoloso.
Da uno che ti dice, riferendosi alle proprietà taumaturgiche della legge di Stabilità, che la medesima prevede un «consistente taglio strutturale delle tasse per sostenere il processo di riforma e restituire al Paese la spinta propulsiva necessaria per agganciare la ripresa e stimolare stabilmente crescita, occupazione e investimenti», e che per sostenere un’affermazione del genere snocciola i numeri che seguono:
Con la legge di Stabilità, la pressione fiscale «mostra una riduzione contenuta nel 2015, passando dal 43,3% del 2014 al 43,2%, e si stabilizza al 43,6% in ciascuno degli anni 2016 e 2017». Lo ha detto il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, in audizione alla Camera (Ansa, 4 novembre 2014)
ti puoi solo aspettare che dalla farsa, perché di farsa si tratta, si passi alla tragedia, quella vera, feroce, dolorosa, dalla quale non sai se ti potrai mai riprendere. Questo il succo concentrato: per i dettagli, con il relativo carico di patos elargibile in momenti come questi, si legga l’ottimo articolo di Seminerio (ancora lucido nonostante Padoan) su Phastidio.
(riguardo al titolo: liberamente tratto dal seguente proverbio ladino:
furlàn agg. (pl. furlàne, f. furlàna) friulano. Prov. dime furlàn, dìme sasìn, ma no sta dìme kadorìn chiamami friulano, chiamami anche assassino, ma non chiamarmi cadorino (detto di Ampezzo dove, secondo la tradizione, si accetta qualsiasi appellativo pur di non esser detti cadorini); prov. doi furlàne fa n kadorìn, doi kadorìn fa n diau per fare un cadorino ci vogliono due friulani, per fare due cadorini ci vuole un diavolo (proverbio cadorino diffuso anche fuori del Cadore)).