DigitalRenzie (fanfarone ‘polliglotta’): ucci ucci sento odor di Antonio Meucci
Noi ci ricordiamo un rutellaro, detto Cicoria, che la storia si è incaricata di cancellare (si spera per sempre) dalla vista mediatica degli italici guardoni televisivi, alle prese con un inglese se non propriamente singhiozzante perlomeno goffamente cantilenante, ma tuttavia comprensibile pur nella sua malcelata inflessione latineggiante (per non dire romanesca). Si trattava di fare uno spot di “richiamo turistico” e la figura della macchietta ci poteva anche stare (anche perché non si può negare che fosse macchietta ma … belloccia).
Ci giunge notizia che in occasione di Digital Venice il premier bimbominkia (l’elettrone, diciamo) si sia lanciato in un giullaresco speech, supportato da un inglese maccheronico, dalla pronuncia non proprio oxfordiana (ma neanche de Ostia, peggio …) che nelle intenzioni voleva dimostrare – tentare, perlomeno – che il di lui gobierno punta decisamente sul digitale per ridare slancio e smalto al paese.
Ne è uscita l’immagine di un pataccaro patriottardo – Antonio Meucci ha chinato la testa nascondendosi dietro alla mano, come e più di tutti i brasiliani dopo la recentissima asfaltata subìta dai panzer tedeschi – che con fare da spaccone vuol venderti la batteria da cucina digitale, quando si vede (e si sente) che l’offerta è un pentolame di latta da due soldi. Fanfarone polliglotta (con due elle, nella speranza che i rappresentanti “aviari” non se la prendano).