croci e delizie delle associazioni ambientaliste
Quando si tratta di elicotteri o di motoslitte quasi tutte le associazioni ambientaliste sono d’accordo nel ritenere che questi mezzi rappresentino, per la stragrande maggioranza della gente, una grande rottura di coglioni. Ma per le croci sulle sommità dei monti la disputa ha creato qualche divisione. C’è chi non le trova affatto scandalose o fuori luogo: il CAI, il Soccorso Alpino e, sorprendentemente, la Chiesa.
Contro la crocificazione dei monti invece (e contro la dinosaurizzazione) Mountain Wilderness, WWF Italia, Pro Natura, Amici della Terra, Comitato per la Bellezza, Italia Nostra, Altura, Comitato Nazionale per il Paesaggio, No Cruz, Associazione Barabba e i 40 Ladroni (nutro alcuni dubbi sulla veridicità delle ultime due).
Che il CAI non sia d’accordo su questo aspetto potrebbe essere una benedizione, perché quest’anno ricorre il 40° della nascita della sezione CAI di Lozzo di Cadore. E succede, di solito, che in occasioni di questo tipo – il 50° sarebbe più indicato ma non si può avere tutto dalla vita – salta spesso fuori l’idea di “posare una croce” da qualche parte.
E unendo lo spirito alpinistico a quello religioso, fuso in un unico anelito, perché non pensare di posare una croce a futura memoria su una delle due punte della Croda de San Laurenzo, che porta il nome del santo martire patrono del nostro paese? Ma non dovrebbe essere una croce comune, banale, bisognerebbe fosse una realizzazione raffinata che riuscisse a fondere insieme in un tutt’uno artisticamente rilevante croce e griglia, quella su cui Lorenzo fu arrostito e che gli rese la santificazione.
Questa non è una proposta, sia chiaro (a mio parere sulle cime ci può stare al massimo un bell’ometto), è una pubblica riflessione in chiave locale scaturita da quanto recentemente letto sul Corriere delle Alpi riguardante, giustappunto, croci e delizie della montagna.