contrappunti ciaspolistici (la ciaspaltissima vista dalla poltrona)
(Lentamente, molto lentamente, glielo infilai con garbo. Lei alla fine si disse appagata anche se notai nei suoi occhi lucidi una vaporosa insoddisfazione. Mi convinsi quindi che la volta dopo avrei potuto agire con più determinazione, una qual sorta di mite rudezza. E iniziò così quella lunga attesa destinata a consumarsi lentamente nel tempo che ci è rimasto)
Per chi la montagna preferisce assaporarla con lentezza, d’inverno le ciaspole sono la scelta più naturale (‘sticazzi: a portrona è mejo). Sono comode (chi te o dice?), economiche (davero?), democratiche (stamo a vedé). Niente skipass, corsi di sci o attese in fila: per ciaspolare basta la neve, che quest’anno nel Bellunese davvero non manca.
Per gli amanti dei record (mo’ namo piano co ‘sti recor eh, che a noi ce piace a vita lenta), c’è la Ciaspaltissima, la ciaspolata più alta del mondo (comoda, economica…): non può che disputarsi in cima alla montagna più alta delle Dolomiti (naturale no?), la Marmolada.
La gara parte alle 15,45 da 2950 metri. Da punta Serauta (ci si arriva in funivia, naturalmente) (ma na funivia democratica eh, e senza fila eh, garantito al limone da a casa)
Non restano molti posti (nartra vorta democratica: chi prima riva se pija tuto se pija): l’organizzazione ha previsto un numero massimo di 300 partecipanti, e a due giorni dalla gara le iscrizioni sono a quota 260 (noi semo lenti, no je a famo sta vorta).
Dopo il brindisi all’arrivo, in omaggio alle donne (è l’8 marzo anche a tremila metri di altitudine), (che, se famo pure na sveltina lenta, ‘n omagio?)
“E pensare che nel 2000, quando ho organizzato la prima ciaspolata veneta in Nevegal – ricorda Renato Bortot – sono andato a prendere 150 racchette su in Val di Non. Tre degli iscritti hanno dovuto aspettare che i primi terminassero la gara, per poter partire: non c’erano ciaspe a sufficienza” (tre cojoni, nsoma; però je ano regalato a boticela de rum e n bono sconto de du sterline da consumase da Arod)