con l’arrivo della primavera anche Bond si è definitivamente scongelato
Ci sono segni di vitalità che comproverebbero il ritorno alle attività normali. In realtà, più che protagonista di una graduale uscita dal letargo invernale, Bond sembra uno di quei pugili suonati che barcollando ricevono in faccia una secchiata d’acqua gelida che lo fa tornare istantaneamente alla cruda quotidianità. Il consigliere regionale e coordinatore del PDL avrebbe voluto addirittura stringere la mano a tutti i partecipanti (si sta parlando della manifestazione per “salvare la montagna” sul ponte Cadore di domenica 5 maggio, alla quale egli non ha partecipato per precedenti impegni) ma poi, solo i grandi statisti riescono a manifestare queste doti, il tisaniere volge il pensiero all’intero stivale prima ancora che all’inginocchiato Veneto.
Bond, dunque, fra qualche leggera incertezza, indica “in altro” il vero problema: non salvare la montagna, ma salvare l’Italia e salvare il Veneto. Avrà mica il nostro già parlato con, non dico la Merkel, ma almeno Schäuble? Saprà, sempre il nostro, che la repubblica bananiera italiana non cresce in termini di PIL da almeno 15 anni? Se non ha tempo da perdere per rendersene conto consultando le statistiche ufficiali (visto anche il rituale periodo letargico dal quale, così ci pare, non intende sottrarsi), può farlo consultando il BLOZ – una miniera di dati – basta saper cercare: qui per esempio, in la decrescita infelice dell’Italia, si può consultare un grafico esauriente.
Alle note qualità che Bond assume già in sé, possiamo ora aggiungere anche quella del “senso del ridicolo“. E la prossima volta, gentili manifestanti del “ponte Cadore”, solo cartelli ineggianti all’Italia e al Veneto: vogliamo salvare l’Italia, W l’Italia. E che i localismi vadano a farsi fottere.