Commento su di una esternazione parrocchiale
Premessa per inquadrare l’argomento: tutto ha inizio dall’articolo “Sondaggio online sulla riconsacrazione della ex chiesa di San Lorenzo a chiesa parrocchiale di Lozzo di Cadore“, cui è poi seguito “Sondaggio sulla ex chiesa di San Lorenzo: risultato finale“. Don Osvaldo ha successivamente scritto alcune righe su questo argomento, apparse sul foglio parrocchiale settimanale che riporto alla fine di questa pagina. Nel frattempo Pettirosso mi ha trasmesso una sua nota di commento allo scritto del nostro parroco, che pubblico volentieri.
di Pettirosso
Un solerte amico mi ha segnalato un articolo del parroco di Lozzo, apparso sul foglio parrocchiale settimanale (11/18 Aprile 2010), sotto il titolo “Sulla nuova Chiesa, su quella vecchia e relativo sondaggio indetto sul Bloz”.
Ho attentamente letto quanto scritto dal sacerdote e ne ho tratto sensazioni contrastanti, unite a non poche perplessità. Se da un lato, infatti, alcuni concetti e considerazioni possono essere tranquillamente condivisibili (ad esempio, il concetto di Chiesa intesa come “Comunità di credenti riunita in comunione e sintonia con il Corpo mistico di Cristo” e quello, molto meno rilevante, di Chiesa intesa come “edificio”, come costruzione dove si svolge l’assemblea dei fedeli”), altrettanto non può dirsi per tutta una serie di argomentazioni e sulle stesse possibili motivazioni alla base di questa esternazione di Don Belli. Esternazione che mi è parsa, come di seguito spiegherò, per molti versi, sopra le righe, inopportuna ed evocante sottilmente anacronistici richiami ai “fedeli che sbagliano”, su materie poi non certamente attinenti i dogmi. Desidero subito fare una premessa. Guardando alle date, mi è sembrato di cogliere un nesso, quanto meno temporale, fra lo scritto odierno e quanto letto sul Bloz, qualche giorno addietro, a proposito di non tanto larvate critiche al “Bollettino Parrocchiale”, messe in rete con un intervento del redattore Danilo De Martin dal titolo “La democrazia ecumenica…”. La quasi contestualità avrebbe una umana comprensibilità in quanto, forse, è possibile che al sacerdote il “pezzo”, ed i commenti relativi, possano non essere piaciuti punto. Ma, a parte il fatto che siamo di fronte ad un sacerdote, va detto che critica bonaria e sarcasmo erano rivolte, in particolare, a chi si era servito del giornaletto per fare attività “autopromozionale” e per raccontare “amenità”, luoghi comuni ed esternare semplici auspici ai lettori. Se poi l’ospitalità data e/o offerta su quelle colonne, con probabili scopi strumentali di bassa politica di parte, e giustificata magari con motivazioni di collaborazione istituzionale, non possa reggere al vaglio dei più attenti osservatori e quindi prestare il fianco a rilievi anche nei confronti del responsabile del bollettino, questo può apparire ai più fatto incontrovertibile…. E’ il caso di dire: chi è causa del suo mal…, con tutto ciò che consegue.
Il bollettino è sempre stato ed è un validissimo strumento di catechesi , di didattica e pedagogia religiosa, di enunciazioni di modelli e figure di vita cristiana intensamente vissuta; diventa meno valido se piegato ad un uso sfacciato e strumentale da parte di poteri e lobby dominanti che non rappresentano, se non formalmente, l’intera popolazione. Se pertanto l’odierna esternazione avesse voluto essere una risposta a quanto scritto sul web, il bersaglio sarebbe stato chiaramente mancato (e discutibile l’opera e la mira del cacciatore). Ma veniamo al merito dello scritto di Don Belli. La impuntatura sullo svolgimento di un sondaggio simbolico, che avrebbe dovuto mettere in evidenza il solo fattore “nostalgico” per la bellezza della vecchia chiesa (nessun chiaro valore pratico), appare, a mio modo di vedere, eccessiva. Come fuor di luogo appare la sottolineatura di un “referendum” fatto ad insaputa del parroco. Quando poi l’autore dice che la Chiesa nuova “non gli dispiace”, esprime una opinione personale, seppur autorevole. Quando infine vuole giudicare negativo il contesto architettonico che sarebbe derivato dall’inserimento nell’area di una Chiesa tradizionale al posto dell’attuale (ricordate il bel progetto redatto dall’ing. Giuseppe Baldovin, inopinatamente scartato?), allora l’autore si erge a novello Botta o Piano rasentando, forse, il ridicolo. In buona sostanza, tale opinione è ininfluente, soprattutto se contrapposta a fior di tecnici ed alla maggioranza dei parrocchiani, che sul tema la pensano diversamente. Ma questo è un altro discorso… Varrebbe solo richiamare la eloquente battuta teatrale di Nelio (“lozzesi ben strani, che fanno teatro in una chiesa e dicono Messa in una palestra cementificata”).
Quello che però più colpisce, nello scritto su richiamato, è il tono ed i rilievi che vengono mossi ai fedeli non allineati nel “pensiero architettonico unico”, pensiero non conforme a quello del parroco e, nella fattispecie, a quello dei “benpensanti” che lo seguono. Lungi da me la pretesa di insegnare il mestiere del prete a chicchessia. Io sono un povero peccatore, ma non un “gonzo” che non sa leggere tra le righe, non sono insomma, per dirla con Danilo, “un che beve i vuove de dugo”. A me ha dato un senso di inquietudine (per non dire fastidio) quel riferimento a chi ha detto che la nuova chiesa “gli fa olco”, il tutto accompagnato, nei confronti della stessa persona, da un sarcasmo non certo raffinato… Perché un qualsiasi cristiano non può esprimere una opinione, seppur estrema, fuori dalla linea imperante nel purtroppo non numeroso “gregge”? Altra frase impropria che ho rimarcato è questa “….La soluzione attuata ha salvato questo edificio anche se, questa è una cattiveria, per qualcuno era sufficiente limitarsi al restauro del tetto e delle facciate esterne”. L’inciso “questa cattiveria”, se è riferito all’autore, è cosa quanto mai impropria; se, invece è riferito alla persona oggetto della “imputazione”, la cosa non è soltanto impropria, ma alquanto grave…
Non so esattamente a chi il reverendo faccia riferimento. Qualcuno ha suggerito che “l’imputato” sarebbe proprio il sottoscritto. Ho tranquillizzato il mio interlocutore. Lo scrivente è stato il primo, in assoluto, a sollevare il problema del restauro della vecchia Chiesa, ancora qualche lustro addietro (vedasi vecchie edizioni de “Il Gazzettino” e de “L’Amico del Popolo”). Nelle opportune sedi istituzionali poi, ho più volte sollecitato interventi urgenti per porre in sicurezza la struttura ed ho spesso biasimato la destinazione a garage dell’immobile, avvenuta negli anni ’70 e ‘80. Io quindi non ho mai caldeggiato il solo “restauro del tetto e delle facciate esterne”, parole mai pronunciate e concetti che non mi sono mai appartenuti. Se quindi il molto reverendo voleva riferirsi a chi scrive (cosa che proprio mi risulta difficile solo pensare), è incorso in un madornale errore avendo sbagliato completamente bersaglio. Se sa, parli chiaramente; se parla invece “de-relato”, sarebbe molto meglio che facesse silenzio.
Pettirosso