Com’era verde la ‘mia’ Lega
Avrei voluto scrivere due righe su quella Lega di lotta di tanti anni fa, che a tratti ci ha fatto non dico sognare, perché eravamo già piccoli uomini e spigolose, oltreché dolorose cantonate, ne avevamo già prese più d’una, ma almeno vagheggiare un futuro dai contorni precisi, un campo di gioco definito con regole limpide e chiare, nel quale gettarsi con entusiasmo sapendo di potersi spendere per creare un solido domani. Due righe dal tono compassato, misurato, non rabbioso come verrebbe osservando il grottesco spettacolo di questi ultimi due anni e quello tragicamente tristissimo di questi ultimi giorni.
Avrei voluto ma non ho trovato il tempo. Ma quest’oggi ho letto, su Libertiamo.it, questo articolo di Marco Faraci, La triste parabola della Lega. Da forza riformatrice a partito dello status quo, che ha spento ogni mio proposito perché, nel suo insieme, l’autore (che ringrazio) ha tradotto perfettamente ciò che io avrei voluto comunicare, arricchendo il suo argomentare con pertinenti collegamenti ad altre fonti esplicative.
Traggo qui, invitando caldamente alla lettura dell’intero articolo, alcuni passi significativi:
La Lega di lotta (e non ancora di governo) era una forza riformatrice ed in larga misura liberista. Combatteva la burocrazia, concepiva riforme coraggiose dell’assetto istituzionale e si caratterizzava come forza anti-statalista ed anti-fisco.
Portava un liberale come Giancarlo Pagliarini ad un ministero economico, ospitava al suo interno alcuni convinti libertarians ed elaborava “costituzioni padane” dal sapore “jeffersoniano”. “Basta tasse, basta Roma” era uno slogan senz’altro semplificato, ma capace di ben sintetizzare le priorità politiche del movimento.
“Basta tasse”. Capito? Non “basta aborto”, “basta froci”, “basta OGM, “basta globalizzazione”, “basta McDonald’s” e tutto quello che è venuto dopo, quando il Carroccio si è trasformato sui temi sociali in una forza tradizionalista e bigotta e sui temi economici in un blocco di sindacalismo territoriale, un vero e proprio partito della “spesa pubblica settentrionale”. […]Anni fa la Lega era un partito che, guardando a Nord, sembrava anche promettere un paese più moderno ed efficiente. Un po’ meno “all’italiana”. E un po’ più “svizzero”, un po’ più “tedesco”. […]