COME VOLEVASI DIMOSTRARE – LA ‘LUNGIMIRANZA’ DELLA CLASSE POLITICA LOCALE
di Cagliostro
Faccio riferimento e seguito al mio articolo “Si chiude un decennio. Si va verso il ventennio?” per dimostrare la validità ed attualità di quanto più volte qui analizzato. Dunque, come volevasi dimostrare, è iniziato il ‘ventennio’ nel nostro un tempo già florido e vivace paese. Auspice, da un lato, San Delrio con lo sblocco all’ultimo momento della normativa sui mandati plurimi (oltre il secondo) e, dall’altro lato, la ‘disinformathia’ attribuibile, in buona misura, alla Pravda locale (il Bol-Com, ndr) ed allo ‘sfruculiare’ dell’eminenza grigia (o nera che dir si voglia) nelle sue visite pastorali nelle case degli sprovveduti, potenziali elettori-sostenitori, Iddu si è nuovamente assiso sullo scranno più alto del Botanico Palazzo, scranno mai occupato, a memoria d’uomo, da un ‘importato’, se si escludono le brevi parentesi del dopo grande guerra con il commissario Piazza Varè ed il momentaneo transito del podestà col. Gregori.
Un’altra delle ragioni della terza intronizzazione risiede nella dabbenaggine di una parte non trascurabile dell’elettorato, adusa ad ogni tornata, a delegare fideisticamente le leve del potere ad una esigua lobby per poi bellamente disinteressarsi di seguire le vicende relative alla quinquennale conduzione della Cosa Pubblica. Infine, ci sono i soliti interessati turiferari facenti parte del ‘circo magico’, quelli cioè (non molti per la verità) che sanno trarre partito dal pubblico sostegno richiesto e/o offerto furbescamente. Ed è qui che allignano i veri ‘opinion makers’, quelli che effettivamente contano e sono determinanti al fine del perpetuarsi della saga. Nell’analisi dei flussi elettorali non va neppure trascurata l’assenza di una valida, credibile alternativa, cosa che – opportunamente soppesata – avrebbe potuto e dovuto determinare una ancor più massiccia e possente mole di astensionismo.
Quest’ultimo c’è comunque stato ed in misura consistente, tanto che Iddu, cifre alla mano, può solo dire di essere espressione di una minoranza. Egli infatti risulta sì aver acquistato circa il 75% dei consensi, ma su di un afflusso ai seggi rappresentato da poco più della metà degli aventi diritto all’elettorato attivo. Per paradosso quindi, Iddu deve ringraziare il candidato sindaco avverso il quale, con la sua formazione raccogliticcia, gli ha comunque e semplicemente assicurato il raggiungimento dell’obiettivo. Se consideriamo l’alto tasso astensionistico ed a questo aggiungiamo quanto racimolato dalla minoranza, il risultato definitivo, in presenza della sola lista vincente, sarebbe stato la non validità della elezione.
A questo punto, ribadisco quanto asserito su queste colonne nel recente passato. Un sindaco che si rispetti, imposta la sua azione nella prima legislatura attuando i punti programmatici più qualificanti del suo disegno operativo, per poi realizzare e completare appieno la sua opera nel secondo mandato. Un borgomastro degno e conscio della sua funzione dà insomma il meglio di sè in un lasso di tempo sufficientemente ampio (giustappunto dieci anni). Tutto quello che viene dopo, a mio sommesso parere, sa di retrograda ed inconcludente oligarchia. Con il di più che lor signori hanno abbondantemente dimostrato, nel decennio testé concluso, di che strana pasta sono fatti. Eccoci quindi al punto dolente. Ma al conductor interessa davvero la perpetuazione del proprio incarico?
Qui la risposta è giocoforza ambivalente. Se consideriamo l’incarico in sé con la passione civile, nella fattispecie proiettata nel lunghissimo periodo, che un sindaco dovrebbe avere e teniamo nel debito conto il ‘teoretico’ corollario di dignità e coscienza del proprio ruolo insito e connaturato nelle preclari prerogative di un capo comune, io sono dell’avviso che l’attrattiva per l’ennesimo incarico sia pari a zero, o giù di lì. Se invece consideriamo quello che la iperbolica seggiola, fortunosamente ri-agguantata, sottende, allora l’interesse sicuramente è al massimo grado. L’incarico locale consente infatti e dà diritto alla partecipazione alle gare per le ben più ambite seggiole di Via T. Vecellio (BIM) e Palazzo Piloni (Provincia, ora ente di 2° grado) in quel di Belluno. E sappiamo tutti come l’ambizione possa spesso travalicare nell’ingordigia e, perfino, nella sottovalutazione dei propri limiti.
Devo tuttavia precisare che lo scopo vero del presente mio intervento è chiaramente un altro: quello della valutazione oggettiva dei criteri seguiti da questa classe politico-amministrativa (?) locale per raggiungere e consolidare la propria affermazione ed il possibile allargamento del perimetro del proprio potere. Già le scelte operate nella formazione dell’ultima compagine la dice lunga sull’intendimento del vecchio-nuovo borgomastro. Strumentale appare il discorso sul gruppo dei giovani new-entry (che potrebbero tuttavia aprire presto occhi, orecchi e menti e riservare, magari, piccole sorprese all’onnipotente, augusto sovrano), mentre il resto del sodalizio appare composto, per lo più, da presunti jes-man (pur con le sempre possibili eccezioni).
Fin dall’esordio, nel 2004, abbiamo chiaramente capito che l’uomo della Magna Grecia non ama attorniarsi di gente che sappia ragionare con la propria materia grigia ed abbiamo anche capito che la platea lozzese viene dal nostro divisa in: ‘seguaci’, ‘indifferenti’ e ‘avversari-nemici’. E Iddu ha sempre ritenuto utile ed opportuno, in questa trilogia, utilizzare appieno solo la prima componente, industriandosi possibilmente di convertire alla propria causa gli aderenti alla seconda categoria. Nulla da fare invece per quanto attiene la terza categoria: questa è una componente che va combattuta con ogni mezzo, non escluso l’ostracismo. Ma questo modo di operare risponde, forse, ad un criterio politico di elevata qualità e caratura? I tempi in cui ci è dato vivere sono assai perigliosi e la Politica non offre, ahimè!, molti esempi preclari in fatto di saggezza e corretto operare. La risposta dunque al quesito testé posto sembrerebbe propendere e doversi annoverare in modo palesemente negativo.
Machiavelli, sul tema, è stato un vero maestro. Questa, però, non è la scuola di pensiero degasperiano o moroteo. Moro sapeva guardare con lungimiranza agli sviluppi politico-sociali della collettività e sapeva trarre anche dagli avversari utili insegnamenti; sovente, poi, egli era in grado perfino di coinvolgere idee e persone, non propriamente in sintonia con i propri intimi convincimenti, in un progetto di lungo, efficace respiro. Per dirla tutta, Moro (proveniva pure lui dalla Magna Grecia!!) era alieno dal dividere le persone nella ‘trilogia’ sopra descritta e, quindi, non avrebbe mai praticato l’ostracismo nei confronti di avversari e non si sarebbe mai peritato, per spirito di pura rivalsa, di imporre dall’alto del suo potere alcun diktat come, per esempio, l’allontanamento di voci scomode od invise da testate o, in generale, di far ESAUTORARE operatori dei media.
Quello, insomma, che voglio sottolineare è che ora, più che mai, ci sarebbe bisogno di politici che sappiano mettere in luce doti di moderazione, che abbiano capacità di coinvolgimento, di progettualità alte, di sensibilità sociale, che sappiano impostare un dialogo costruttivo con tutte le forze vive della società, che pensino, in definitiva al bene comune. Non si ha certo bisogno di politici che indulgano solo al tornaconto personale e/o di gruppo, che non siano fautori e difensori di interessi oligarchici, che non studino soltanto di sfruttare ogni occasione per affermare la loro ‘enclave’ di effimero potere, che non siano immemori delle essenziali esigenze e bisogni della collettività in un contesto di accentuato degrado socio-economico.
Nel dire ciò, mi torna alla mente un esempio di recente scadimento della politica. Mi riferisco al così detto ‘buco nell’acqua’ ed alle inique soluzioni adottate per il ripianamento di questo obbrobrio, fatto pesare in prevalenza sulle spalle degli ignari, incolpevoli cittadini. ACQUA COME BENZINA!!! E l’estensore della proposta sembra proprio addurre giustificazioni ‘insopportabili’. Anzi, ora non ne parla proprio!!! Atteniamo fiduciosi l’esito della istanza al Tar Lombardo. A proposito, che fine ha fatto la ‘class-action ‘ promessa dai sindaci contro Enel e Terna per i black-out invernali?