Cheyenne, trent’anni
In attesa del bando della CM Centro Cadore. E’ semplicemente uno spunto di riflessione proposto ai lettori del BLOZ. Io sono convinto che negli anni, un intreccio di torbidi interessi “nazional-statal-italici” ha creato normative che hanno strangolato la montagna, tutta la montagna italiana, ad eccezione di quella che ha potuto governarsi da sé in virtù di una indispensabile autonomia: TAA (Trentino Alto Adige).
Allo stesso tempo sono convinto che la soluzione del problema dello sfalcio dei prati (o della manutenzione ambientale) si può risolvere solo con interventi specifici e dedicati, che si avvalgano di gente che “desidera con tutta se stessa” fare la vita che il trailer del film-documentario fa intravvedere. Tutti gli altri interventi sono destinati a spegnersi, nonostante la buona (forse) volontà degli amministratori.
Nata in Baviera, Cheyenne ha frequentato la scuola steineriana di Wangen e ha lavorato come pastora vagante nella Foresta Nera e per quattro anni in Svizzera, con esperienze di pascolo primaverile, autunnale ed in alpeggio. Dal 2001 vive in Val di Rabbi dove pascola il suo gregge per la cura ed il mantenimento del paesaggio, grazie ad una convenzione con il Comune; si tratta di una delle prime iniziative di questo tipo in Italia. La costruzione dei recinti, la cura delle malattie delle pecore, le transumanze nella valle, il pascolo in solitudine e l’incontro con gruppi di turisti scandiscono l’estate di Cheyenne. La natura e la libertà. Il lavoro e le scelte. Gli sguardi e i silenzi, nelle immagini e nei racconti di una giovane pastora (tratto dal testo che descrive il video).
Interessante anche l’intervista al regista del documentario Michele Trentini.