che c’azzecca il Cai di Lozzo con le piantagioni di cotone al parco solare di Loreto?
Gli ingredienti ci sono tutti: giornalista, articolista, pezzista, fate voi. E poi titolista. E poi ancora didascalista. E’ nell’accorta fusione di ogni contributo che nasce e viene consegnata ai posteri la cronaca che, quotidianamente, racconta il dinoccolamento delle nostre genti.
Un’immagine vale più di mille parole, si è sempre detto. E calibrare le immagini sul pezzo non è propriamente un’arte ma richiede ugualmente una qual certa… riflessione interiore. Tanto più se all’immagine ci appiccichi una didascalia (e qui c’è il doppio inganno: nelle foto e nelle didascalie).
E allora, che c’azzecca il Cai di Lozzo di Cadore con le foto poste a corredo dell’articolo: il Cai di Lozzo è al lavoro sui sentieri apparso sul Corriere delle Alpi del 24 luglio 2014?
Perché la prima, “Gli uomini del Cai di Lozzo liberano i sentieri dagli alberi caduti“, è luogo extraterritoriale riferentesi ad una galleria lungo la ciclabile delle Dolomiti nei dintorni di Valle, mentre la seconda, “Un altro intervento sui sentieri“, ritrae maestranze agricoloidi lozzesi presso il parco solare di Loreto intente a dar vita ad una piantagione di cotone (non ne sapevo niente: sono mesi che non passo da quelle parti ma mi è stato detto che, finalmente, dopo ben 5 anni di promesse del sindaco, le famose piante del papa sono state messe a dimora).
(la nostra è terra di genti di fervida fantasia dove esempi di giornalismo creativo incastonano una realtà sempre più nera allietandone i contorni)