Sembra di leggere “Alice nel Paese delle Meraviglie” ed invece è un articolo del Corriere delle Alpi a firma di Francesco Dal Mas. Prima c’è il talpone di Oscar De Bona che parla del formichiere Durnwalder in relazione a vicende dolomitane, poi arriva il procione Zaia che chiede più autonomia e financo indipendenza per il Veneto e di riflesso per la Bellunia, poi subentra la A27 che, facendosi parziale beffa del protocollo delle Alpi, potrebbe comunque arrivare fino al cospetto del Cavallino e da qui, magari, dopo aver fatto l’occhiolino agli austriaci, continuare come superstrada (ragazzi, moderazione col gin).
L’atmosfera da “cacao meravigliao” diventa veramente tale solo con il subentro del tasso Finozzi che, novello profeta, indica la via per la redenzione ed il riscatto dell’Alta Montania:
[…] Ma ecco la novità: l’informatizzazione delle terre alte. Una vera e propria rivoluzione digitale, così la definisce Finozzi, portata avanti in collaborazione con il Cai, per un’informazione specifica per il mondo che frequenta l’alta montagna. Sette rifugi alpini sono già dotati di collegamento alla banda larga satellitare, cosa che permette già oggi di navigare, mandare mail e connettersi ad alta velocità in quota. «Il progetto – spiega Finozzi – è quello di dotare altri trenta rifugi della stessa tecnologia, cosa che renderà la montagna un posto pìù sicuro, ma anche più facilmente usufruibile».
In poche righe un vero e proprio universo semantico: informatizzazione delle terre alte, rivoluzione digitale, banda larga satellitare, connessioni ad alta velocità in quota.
Il nuovo guru dell’informatica troposferica si lascia prendere da “correnti a getto” e schizza verso altezze siderali: e chi lo vede più, il finozziano? In questi casi, di digitale, c’è un solo tipo che andrebbe bene, e cresce fiorente proprio nelle terre alte. Ritelefonerò allo Yeti per sapere se ci sono novità nel campo dei collegamenti a banda larga satellitare (fino a poco tempo fa era roba da geek 🙂 ). E’ poi noto, ce lo ripete Finozzi da lassù dove l’ha portato la corrente a getto, che dalle nostre parti (terre alte?) il 90% del PIL turistico passa attraverso i rifugi di alta montagna.
Molti rifugi infatti, oltre alla banda larga si stanno dotando di saletta per il bagno di fieno (vuoi mettere gli effetti di un bagno di fieno high altitude), oltre alla sala fitness con bici-energy (bicicletta – ergonomica, ben s’intende – calettata ad una dinamo) collegata ad un parco di accumulatori eco-compatibili: l’escursionista evoluto giunge sudato, grazie alla banda larga manda un’email alla mamma in apprensione per dirle che è tutto ok, poi si mette in sella alla bici-energy e si fa una seconda sgroppata fino al raggiungimento di tot kwh, guadagnandosi così la possibilità di potersi leggere, la sera, mentre sorseggia una brillante asperula, il secondo episodio di “Le avventure di SuperFinozzi contro i kriptoniani”.
Commovente più di un pacco di harmony la notazione per la quale, in virtù di questa tecnologia (quale? la banda larga satellitare …), la montagna (quale? il luogo dei punti che si eleva sopra quota … 1000, 1500, 1680, 2000 m s.l.m?) sarà finalmente un “posto più sicuro, ma anche più facilmente usufruibile”. L’orso Yoghi ed il suo amico Bubu ringraziano, così come Clementina, la marmottina. Quella di restare appesi ad una corda penzolanti nel vuoto, estrarre il proprio iPhone 5 (dotato di riconoscimento della supercazzola prematurata con scappellamento a destra), chiamare il rifugio per sollecitare – con l’aiuto della banda larga – l’intervento dell’elicottero del SUEM, immagino, non possa che essere un’esperienza indimenticabile (finozziana?).
In occasione della prossima genialata (tipo portare il caffè espresso al ginseng in tutti i rifugi), non è che si potrebbe, caro Finozzi, agevolare nei rifugi la dotazione di flipper e biliardo? Sa, per far passare il tempo durante quelle interminabili e uggiose giornate di pioggia che talvolta sorprendono l’escursionista evoluto amante delle Terre Alte: non è che puoi attaccarti a internet 24h (anche se il rifugio ce l’ha larga, la banda).