Mi ha fatto piacere vedere che il sito de la Repubblica, pubblicando online un articolo sul bosco di Somadida riguardante l’iniziativa di dotare una “baita” di scaffali – suppongo in lega di osmio – da gravare col peso di libri dedicati esclusivamente al tema “bosco” (si parla già – udite udite – di “parco letterario”), abbia usato una mia foto, banalissima foto documentativa, a corredo iconografico.
So benissimo che, dovendolo fare, dovrei più che altro ringraziare la funzione di ricerca di Google. E’ evidente che chi fa articoli di questo genere alla fine va lì a pescare quello che gli serve di corredo. E se su Google scrivete “foresta somadida“, magicamente questo è quello che vi offre:
Le redazioni possono poi approfondire cercando nella sezione “solo immagini“, selezionando quella che più si adatta alla bisogna. E qui deve aver colpito lo “spot” rosso fuoco del bivacco, elemento antropocentrico, e gli “spazi sconfinati che si profilano all’orizzonte” devono infine aver spinto il redattore a pensare «ma sì, ci schiaffiamo su questa e non se ne parli più».
Dicevo, ‘sta cosa mi ha fatto piacere. Mi ha fatto invece dis-piacere (leggero eh) che la foto non sia stata referenziata (pratica comunissima in rete) citando non tanto l’autore (cosa non sempre facile ed in questi casi inutile), quanto il sito originale da cui la si è pescata, cosa questa invece molto facile da fare oltre che potenzialmente utile (in questo caso utile alla promozione del territorio).
Ma i dis-piaceri non sono finiti: la didascalia dell’immagine è stata scritta da speedy gonzales portando in dono un evidente orrore ortografico “la foresta di Somid8ida, in Cadore“; ma più grave: che relazione c’è fra “foresta di Somadida” intesa come “bosco” (questo è il “motivo centrale” dell’articolo) ed il soggetto ritratto nell’immagine? Sostanzialmente nessuna. Se non che il bivacco Musatti rientra nei limiti – nei confini – attribuiti alla riserva di Somadida e che, sì, un bosco si vede ma non è quello di Somadida (sullo sfondo si vede bene lo slargo pascolivo di Maraia con la relativa viza).
La presenza di Buzzati nel titolo è dovuta al fatto che al bosco di Somadida si dovrebbe l’ispirazione che ha poi portato lo scrittore bellunese a scrivere Il segreto del bosco vecchio ed il regista Olmi a trarne l’omonimo film (girato in quei paraggi). Ma che c’entra @jim?
C’entra!! Perché @jim, in un passato commento, – senza cattiveria, ne sono convinto – così si esprimeva riguardo a chi “sta davanti ad un computer” (non ho dubbi che il dito puntato indicasse me, archetipo dello “stare davanti ad un computer”, sottinteso “a non fare una beneamata mazza da mane a sera se non criticando a destra e a manca”, opinione peraltro legittima):
[…] quando in Cadore avevamo un economia fiorente chi aveva le possibilità (mi riferisco alle occhialerie) economiche, non ha mai pensato e creduto nello sviluppo del settore, non considerando ancor piu che investire è sempre un ottimo tornaconto, quindi è troppo facile stare davanti ad un computer e aspettare che gli altri facciano quello che potevamo benissimo fare noi, come si dice finche non scappa il morto nessuno alza un dito, ricordatevi siamo Italiani, loro Austriaci
Ecco, questa è invece la dimostrazione che, anche stando davanti ad un computer, si può essere di qualche utilità per il proprio territorio. Sì perchè, dopo esserci sciroppati (io e Roberto, coautore) i 500 km di percorsi che compongono la rete sentieristica delle Dolomiti del Centro Cadore, ci siamo effettivamente seduti davanti ad un computer (principalmente io) ed abbiamo prodotto la guida Sentieri nelle Dolomiti del Centro Cadore (non solo i testi e le foto, ma anche la fotocomposizione del libro, che abbiamo consegnato pronto per la stampa e che all’indirizzo segnalato si può scaricare in pdf). Inoltre, sempre seduto davanti ad un computer, ho creato il sito paesaggiodolomitico.it nel quale ho reso fruibili i contenuti della guida con varie modalità.
E, come si è visto, se non altro a la Repubblica, la cosa è stata (marginalmente) utile.
(oops, chiedo venia, me ne stavo dimenticando: foto la Repubblica)