Google aveva già mappato tonnellate di posti con Street View; è arrivata poi l’ora delle Dolomiti (una vetrinetta non si nega a nessuno). A questo riguardo il CAI, siccome nessuno se l’era cagato fino a quel momento, s’era messo le mani nei capelli ed aveva iniziato a strepitare evocando usi sconsiderati del “nuovo mezzo” che avrebbero potuto, addirittura, compromettere la sicurezza degli escursionisti ipnotizzati dalla nuova meraviglia. In questo furono seguiti anche dagli alpetilisti che non mancarono di elevare alti lai sull’argomento: breve cenno in all’armi! All’armi! All’armi siam alpinisti terror degli escursionisti.
Poi la Fondazione Sodomiti-Unesco deve aver dato il biscottino allo strepitante CAI che, subito, si affannava a fornire nuova e rincuorante versione dei fatti:
«Inizialmente ci eravamo spaventati pensando a dei veri e propri video – spiega il portavoce del Cai Veneto Bruno Zannantonio, facendo un passo indietro rispetto alla polemica lanciata domenica -, che non rendendo l’idea delle difficoltà e dei tratti difficili dei sentieri, rischiavano di mettere a repentaglio la salute delle persone. Chiediamo solo una promozione corretta, e di venire coinvolti»
Poi, resisi conto che o saltavano sul treno o ciao ciccia (benvenuti nel club di “Quelli che lo devono fare anche se non conta un cazzo“), sono passati all’azione: si sono messi sulla schiena lo zaino ipertecnologico e hanno fatto un giretto ai piedi del Popera. Come detto in altre circostanze, anche questo è indizio del fatto che l’uomo si evolve (lentamente, ma si evolve).
Relativamente all’impresa appena portata a termine, quelli del CAI dicono:
[…] Ora con Google avremo una platea planetaria.
Affermazione ovviamente falsa. Espressione più consona sarebbe: “potremo avere una platea potenzialmente planetaria“. Certo: a condizione che ti trovino e, soprattutto, a condizione che ti cerchino.