Caro Mauro (xy),
è venuto il momento di svelarti il perché dei colori utilizzati a Lozzo nei segnavia della nostra rete sentieristica.
Prima di dare avvio al primo piano sentieri (1985-1990), con il quale ci proponevamo di salvare dall’abbandono i sentieri non-alpini del territorio di Lozzo (quelli alpini avevano già consolidato il segnavia di colore bianco/rosso), chiesi lumi sul colore da adottare al Cai regionale, che mi mise in contatto con la Commissione veneta sentieri (il ruolo della Commissione non era ancora ben delineato ma faceva le funzioni di…). Esposi il problema al compianto Vittorio Corà che individuò, allora, anche per i sentieri non-alpini, il colore bianco/rosso come più adatto alla bisogna.
Noi del Cai di Lozzo, per quanto vedessimo più di buon grado un colore “alternativo”, adottammo questa scelta ed iniziammo ad usare il bianco/rosso anche per i sentieri non-alpini. Finito nel 1990 il primo piano sentieri, continuammo negli anni le nostre ricerche sul campo riguardanti sia gli antichi sentieri (quelli non aperti durante il primo piano) che i segni della Grande Guerra.
La rete sentieristica, fino al 2002, ebbe i segnavia di colore bianco/rosso sia per i sentieri alpini che per quelli non-alpini (e fino ad allora la rete trovò descrizione puntuale nella Carta sentieri del 1990).
Intanto m’era sorta l’idea di creare un prodotto turistico specifico per l’escursinista, da connotare in maniera particolare: iniziò così a farsi avanti l’idea degli “Anelli e Vie di Lozzo di Cadore”, un insieme di 15 percorsi escursionistici, 13 dei quali ad anello. Nel frattempo avevo personalmente maturato l’idea che i segnavia di questi percorsi dovessero avere un colore diverso da quelli bianco/rossi, principalmente per evitare fraintendimenti tra i fruitori dei sentieri del nostro territorio.
Da bravo ragazzo quale ero, prima di prendere una decisione definitiva (eravamo nel 2002) chiesi comunque nuovi lumi alla Commissione veneta sentieri del Cai. Parlai ancora con Vittorio Corà, che continuava graniticamente a pensare che il bianco/rosso fosse in ogni caso la scelta più idonea, il quale però mi mise in contatto con il “responsabile di zona” per il Centro Cadore, tale Roberto Tabacchi (quello che citi nel tuo “farneticante delirio” su Il Cadore), con il quale – mi disse – avrei potuto approfondire l’argomento.
E fu proprio Roberto ad abbattere ogni mio indugio (in realtà stava sfondando una porta aperta…) sulla necessità di adottare segnavia con una diversa colorazione. Il sentiero è un sentiero alpino? Allora va segnato in bianco/rosso (per definizione). Il sentiero non è un sentiero alpino? Allora va segnato con un colore diverso.
E così fu. E così è ancor oggi (e sono passati 13 anni).
Agli “Anelli e Vie di Lozzo di Cadore”, in quanto prodotto turistico specifico (realizzati tra il 2002 e il 2004), toccò d’essere contraddistinti dal bianco/verde; per tutti gli altri sentieri, una miriade, denominati “Sentieri Minori”, venne adottato l’accoppiamento giallo/azzurro.
Ecco qua, Mauro (xy).
Naturalmente, non è che facendo quello che abbiamo fatto “abbiamo per forza ragione”. Noi non crediamo di avere la ragione “in tasca”; noi ci siamo trovati con un problema “territoriale”, ci siamo interrogati, abbiamo riflettuto, abbiamo cercato il coinvolgimento di chi – per tradizione e competenza – ci poteva proporre una soluzione e, stabilite le regole, le abbiamo seguite.
Niente di misterioso, niente che assomigli a – come da te affermato – “un cattivissimo esempio della montagna di Lozzo”. A noi non pare, davvero non pare, che tutto ciò sia – ti cito nuovamente – “Un vero e proprio caos”.