Questa è la continuazione dell’articolo “Centro informativo di Perarolo” apparso sul BLOZ qualche giorno fa. Riguardo a quest’ultimo, ribadisco che l’idea di mettere a disposizione del turista in arrivo in Cadore un luogo nel quale trovare tutte le informazioni utili per una sua più appagante esperienza, è fuori di dubbio ottima.
Sfruttare poi questa occasione per pubblicizzare l’attività delle nostre piccole e quasi pionieristiche aziende agricole, offrendo loro la possibilità di presentare i propri prodotti, è ancor più meritorio. Fin qui le idee. Le modalità “terrene” per attuare queste pur ottime idee non mi sembrano però le più adeguate.
Ma veniamo alle relazioni con Lozzo. Dicevo che anche sul nostro territorio dovrebbe prendere vita, presso Palazzo Pellegrini, un “centro” con finalità simili a quello di Caralte. L’erogazione del finanziamento da parte della Regione Veneto è infatti … “finalizzato alla creazione di un centro territoriale di accoglienza, promozione e valorizzazione turistico ambientale e culturale”. In passato ho già affrontato l’argomento nell’articolo “Palazzo (o reggia?) Pellegrini” cui rimando per ulteriori informazioni.
L’accoglienza riportata fra le finalità del finanziamento non va ovviamente intesa nel senso di pernottamento (che invece è risorsa sostanzialmente mancante a Lozzo, indispensabile per il suo rilancio turistico, su cui tornerò in un prossimo articolo). Allo stesso modo si intuisce che le finalità si sono spalmate, oltre che sul settore turistico, anche su quello ambientale e culturale, per garantire la necessaria flessibilità nel momento in cui si dovrà trovare una destinazione definitiva alla “cosa” che dovrà qui prendere vita.
Questa “cosa” dovrebbe occupare buona parte dell’area offerta dalla ristrutturazione di Palazzo Pellegrini, e dovrebbe avere le finalità ricordate poc’anzi. Pochi eletti sanno (forse) come questa “cosa” verrà strutturata nella sua parte operativa, io non sono fra questi, quindi devo usare l’immaginazione per tratteggiare possibili scenari.
Devo dire che, oltrepassata la trasparente vetrata d’accesso a Palazzo Pellegrini, seguendo le scale verso l’alto si giunge alla stupenda ed aerea “Sala delle Capriate” (il nome è una mia personale invenzione, che però mi piace) che dovrebbe venire usata come sala conferenze, riunioni, dibattiti, corsi, seminari ecc ecc. Per essa, probabilmente, sono state studiate forme di utilizzo dello spazio perimetrale, per un più razionale sfruttamento dell’area, che però non riesco a focalizzare.
Seguendo invece le scale verso il basso si accede a quella che, spontaneamente, ho definito “area catacombe“, probabilmente in relazione al fatto che dal corridoio centrale di diramano lateralmente, come fossero loculi, anche se molto più spaziosi di questi ultimi, i locali che dovrebbero costituire la base logistica di questo “Centro di accoglienza ecc ecc”. L’arredo è tale da alimentare l’impressione, purtroppo, di trovarsi di fronte ad una sede decentrata dell’Inps.
Mi sono sorte alcune domande e dubbi di cui vi faccio partecipi:
- devo presumere che questo centro dovrebbe avere valore comprensoriale, quindi ogni comune del Centro Cadore dovrebbe avere un proprio spazio “espositivo”;
- come verrano distribuiti gli spazi? Auronzo conterà come Lorenzago e Lozzo?;
- sarà una semplice “vetrina” dell’offerta turistica cadorina, nella quale mettere a disposizione depliant e poster di varia natura, o sarà anche presidiato da personale appositamente formato in grado di dare informazioni puntuali e professionali?;
- in ogni caso, se “centro di accoglienza dovrà essere”, bisognerà che sia in qualche modo prevista una suddivisione delle spese per il mantenimento della struttura (e del personale se ve ne sarà);
- riuscite ad immaginarvi Auronzo che sgancia soldi per promuovere se stesso senza avere il “polso della situazione”? pagherà tutto la Regione Veneto? chiederemo un aiutino a Messner?;
- sarà sempre accessibile o avrà apertura stagionale?;
- verrà chiamata in causa la Pro Loco Centro Cadore per gestire la cosa?
- ecc. ecc.
E se invece questo “Centro accoglienza ecc. ecc.” (al di là delle finalità del finanziamento regionale) altro non dovesse occupare che una delle stanze a disposizione, alle altre, che destinazione d’uso penseranno di dare? Dalla disposizione di spazi ed arredi (che dovrebbero essere funzionali a ciò che si vuole fare in quegli spazi), tutto ciò non sembrerebbe plausibile.
Mi sorge allora una domanda spontanea. Non è che tra un po’ scopriamo che per tenere aperto questo “Centro” dobbiamo ricorrere, come per quello di Caralte, all’iniziativa privata (che non è peraltro garantita), concedendo la possibilità di integrare la componente “informativa” con piccole attività di commercio? Di buono c’è che qui i pavimenti e tutto il resto dovrebbero esserci; purtroppo il già predisposto arredo non sarebbe funzionale a quest’ultima ipotesi. L’entrata invece, a cristalli, si addice perfettamente anche ad un ipotetico centro informativo-commerciale.
Ed io che mi illudevo che Palazzo Pellegrini potesse ospitare anche la biblioteca!!