L’associazione di idee Alcatraz-Alcaloz-Olcoloz presentata nell’articolo di ieri ha, naturalmente, un seguito.
Qualcuno mi ha scritto che una destinazione d’uso appropriata, per questa “Cosa” che abbiamo a Lozzo, potrebbe essere quella di “pulitura e lavanderia”, credo per la presenza degli oblò, tanto che un altro l’ha definita “la lavatrice”. Un terzo suggeriva che, con qualche bandierina colorata, potrebbe degnamente rappresentare un generico supermercato. Ho visto poi l’apparire, fra i commenti, di “Palazzo Mubarak”. Accenno solo alla somiglianza con la stazione di un fantasioso metró cadorino di futura concezione, senza dimenticarmi del già meno ardito “rifugio anti-qualcosa”.
L’idea grandiosa, però, è portarci dentro tutto il personale del comune, sindaco compreso, vendere palazzo Venzo e, con quei soldi, pagare la sistemazione della caserma di Soracrepa.
No Signori, a questo gioco non ci sto. Qui a Lozzo si può fare di più.
La destinazione d’uso alla quale lo stabile è vincolato dal finanziamento della Regione Veneto è infatti “finalizzato alla creazione di un centro territoriale di accoglienza, promozione e valorizzazione turistico ambientale e culturale”. Sindaco e assessore ai lavori pubblici sostengono che questo è un vincolo insuperabile che, peraltro, impedisce il trasloco a Palazzo Pellegrini della nostra biblioteca.
Ma chi ci crede? Un mese dopo l’inaugurazione, ci potreste mettere dentro anche una bisca clandestina che, alla Regione, non gliene fregherebbe sostanzialmente niente. Ma sono soldi pubblici! Appunto.
Ma qui ci viene incontro la Provincia di Belluno che, attraverso Matteo Toscani, in un articolo del Gazzettino di qualche tempo fa chiarisce che (il grassetto è mio):
La Provincia di Belluno chiede a 44 Comuni di proporre la propria candidatura per la sede operativa Unesco tramite un questionario che sarà inviato nei prossimi giorni.
«Agli enti locali sarà dato il tempo necessario per decidere la proposta, almeno una ventina di giorni» assicura Matteo Toscani, assessore provinciale al turismo. Si andrà a definire dopo le elezioni dove collocare la seconda sede, itinerante ogni 3 anni (si inizia da Belluno appena costituita la Fondazione per poi passare il timone alle altre 4 Province interessate) mentre quella legale, permanente, è già stato concordato, sarà a palazzo Piloni.
«L’iniziativa si pone nell’ottica di un dialogo con il territorio, per cercare una scelta concertata e più condivisa possibile. Tutti i comuni saranno candidati paritetici» sostiene Toscani.
Saranno valuti gli edifici offerti sia dal punto di vista fisco, sia estetico, che funzionale e sarà necessaria una disponibilità quasi immediata, senza bisogno di grandi modifiche strutturali, visto che entro fine marzo si prevede la firma della costituzione della Fondazione Dolomiti Unesco, superati gli ultimi ostacoli burocratici di Pordenone e Udine.
Un’eventuale risorsa economica sarà calcolata come un valore aggiunto, mentre i collegamenti viari sono indispensabili. Nella lista c’è anche il Comune di Belluno, che ha alcuni titoli per candidarsi. Il questionario sarà preciso e non a scopo puramente informativo. Nella sede operativa lavoreranno il segretario generale, paragonabile a un direttore e un paio di impiegati, uno d’estrazione tecnica e l’altro amministrativa. […]
La talpa che ho in comune mi ha riferito che, preoccupata di dover aprire un centro territoriale di accoglienza, promozione e valorizzazione turistico ambientale e culturale che, per rimanere aperto dovrebbe, al pari di quello di Caralte, vendere anche prodotti alimentari, mettendosi chiaramente in concorrenza con gli esercizi esistenti, l’amministrazione abbia colto al volo l’invito della provincia ed abbia prodotto “seduta stante”, tutta la documentazione necessaria per presentare la candidatura dell’agglomerato “Palazzo Pellegrini” a sede operativa Unesco.
E’ immediatamente disponibile, vuoto, moderno quel tanto che basta. In fondo devono lavorarci solo un segretario generale e un paio di impiegati. E io che credevo che sarebbe diventato un carrozzone sul modello del BIM (mi ero dimenticato che, essendo a rotazione, prima o poi deve passare dalle parti di Bolzano e Trento, che santi non sono, ma in quanto a sprechi …). Inoltre, per le sedute plenarie, c’è la Sala delle Capriate (sempre a Palazzo Pellegrini) o il Tempio della Cultura a quattro passi.
Una sola perplessità stava trattenendo l’amministrazione dallo spedire la candidatura: effettivamente, si son detti, non possiamo dire di essere immersi nelle Dolomiti. Anzi, quasi neanche si vedono da qui; un pezzettino lontano lontano di Marmarole. Il Tudaio è vile calcare, il Cridola pure … Eh NO!, ha subito detto qualcuno di più informato. Il Cridola è dolomia. Per metà “furlana” ma dolomia. Distante, ma visibile dalla “sede”. E questo è bastato per fugare le ultime perplessità.
Ora il malloppo con la nostra candidatura per la sede Unesco è in Provincia. Ad una prima frettolosa occhiata, qualcuno ha prontamente detto: c’è già un centro territoriale di accoglienza, promozione e valorizzazione turistico ambientale e culturale ma, stringendo un po’ le cose, potremmo farci stare anche quelli dell’Unesco. Mai dire mai.