antefatti fallimentari alla fusione dei comuni centro-cadorini: servizio associato di polizia locale ‘Centro Cadore’
Dunque c’è un sindaco che spinge per la fusione dei comuni. Ma non solo per una fusione pur seriamente impegnativa quale può essere quella fra due-tre comuni (vedi proposta De Carlo); il nostro giunge infatti ad immaginare la fusione di tutti e nove i comuni del Centro Cadore. Un agglomerato di circa 19.000 persone sparse in più o meno 19 nuclei abitati (oltre ai già citati 9 comuni vanno conteggiate anche 10 “frazioni”).
In questi termini – digiamogelo – il progetto appare davvero ambizioso e sembrerebbe più difficile dell’ottenimento dell’Indipendenza dell’intero Veneto. Ma a cosa si deve cotanto ardore fusionista che definire mazziniano pare eufemistico? Qui siamo di fronte ad un nuovo Risorgimento, la cosa è chiara ed il momento solenne. In quale mare avrà pescato il nostro per tirare a sé reti così copiose di genio ed audacia? Ma dall’esperienza, naturalmente, dall’esperienza.
Procediamo con ordine. Stiamo parlando del servizio associato di polizia locale “Centro Cadore” che, attivato nel 2007, è stato poi chiuso con funerale alla fine del 2009. Questa l’epigrafe del 30 dicembre 2009:
LOZZO. Con la decisione del consiglio comunale di Lozzo di uscire dalla convenzione per il servizio associato di polizia locale “Centro Cadore”, il servizio coordinato tra Lozzo, Domegge, Calalzo e Pieve chiude i battenti e da dopodomani ogni Comune tornerà a fare da sé.
La prima amministrazione comunale ad uscire dalla convenzione era stata quella di Valle, che alla scadenza della prima convenzione non l’aveva più sottoscritta, assumendo un agente in proprio. Pochi mesi fa l’esempio è stato seguito dal Comune di Domegge, che annunciò con circa 4 mesi di anticipo la sua uscita dalla convenzione. Subito dopo l’iniziativa di Domegge è stata seguita dalla decisione del sindaco di Pieve di Cadore e poi da quella del sindaco Calalzo.
A prenderne atto per ultimo è stato il consiglio comunale di Lozzo, che nella sua seduta di martedì si è chiamato fuori dalla convenzione firmata nel 2007 insieme ai comuni di Domegge, Calalzo e Pieve.
Ma a quale scopo, secondo voi, viene fatta una associazione? A quale scopo ci si impegna ad effettuare un servizio congiunto? La risposta sempre dall’epigrafe:
[…] La convenzione tra i Comuni era nata con lo scopo di fornire un servizio di polizia locale migliore e meno costoso di quello realizzato sino a quel momento dai singoli Comuni con i propri vigili urbani.
Ma qualcuno si accorge che le cose non stanno così, e lo dice:
«Se lo spirito di associarsi è stato quello di ridurre i costi per migliorare i servizi», ha affermato il sindaco di Calalzo, Luca De Carlo, «la convenzione ha fallito in entrambi i casi. L’idea originaria era giusta, nata per fornire ai cittadini offerte migliori, ma purtroppo l’accordo si è rivelato dannoso e la sua decadenza è stata accettata praticamente da tutti. Personalmente non vedo l’ora di disporre dei miei vigili, ai quali farò sorvegliare le vie del paese per far rispettare le ordinanze. Un compito molto più vicino alle reali esigenze dei cittadini e più sensibile al desiderio di sicurezza espresso più volte dai cittadini».
Ma spicca, per pregnante acutezza, la riflessione del sindaco di Lozzo di Cadore che, appena uscito dalla convenzione, per buon ultimo e per evidentissimi motivi – in termini di costi LA BARCA FACEVA ACQUA così come in termini di servizio !! – cosa ti va a dire con un tono fra il dispiaciuto ed il compassionevole?
«Tutti i sindaci», ha affermato a sua volta il sindaco di Lozzo, Mario Manfreda, «hanno rilevato l’importanza di associare i servizi per migliorare le prestazioni e fornire una maggiore sicurezza ai cittadini. Ed anche se la polizia locale ritornerà com’era prima della convenzione, la legge prevede che sotto i venti addetti bisogna associarsi. Sarà quindi necessario trovare una nuova formula per rimettersi assieme, studiando un sistema che migliori l’efficienza del servizio riducendo i costi».
Se ne sono usciti tutti, TUTTI, perché l’UNIONE lungi dal contenere i costi li aveva maggiorati, aveva insomma, l’UNIONE, fatto la SPESA (come diceva Nono Tino). E mentre, con la coda fra le gambe, riconoscendo il costo inadeguato della convenzione tutti i sindaci danno l’estremo saluto alla medesima, lui, l’unionista a prescindere – a prescindere anche dai maggiori costi par di capire – ti va a dire, mentre la barca sta affondando, una lenzuolata di ovvietà. Par di sentire Schettino che dice «e va be’, è una falla, e allora?».
Ovvio che le esperienze si possano ripetere, magari cercando di non fare gli errori precedenti. Ma lasciatemi esprimere questo dubbio:
Se, limitatamente alla gestione di un servizio “semplice” e ben parametrabile come quello di polizia locale, si sono creati più costi dei medesimi servizi resi “a casa propria” in modo – tra l’altro – molto più efficiente, capite che E’ OLTREMODO LECITO che al sottoscritto (e molti altri, suppongo) si rizzino – perdonate la schietta figura retorica ladina – i pele del cu, a dimostrazione del terrore di lasciare certi amministratori liberi di fare disastrosi buchi di bilancio (fra i quali gli ormai famigerati buchi nell’acqua del Bim-Gsp, altra “unione benemerita”; e tutti sanno che – fuor di metafora – il Bim-Gsp ne è stato veramente capace, esprimendosi a livelli “professionali”).
Ecco dunque da dove viene tutto quell’ardore fusionista del nostro: dall’esperienza, naturalmente, dall’esperienza quantunque fallimentare.