L’argomento è stato a lungo dibattutto su questi pixel. Abbiamo già detto che tutto l’ambaradan ha i contorni di una fogna a cielo aperto. Abbiamo già detto che è la Madre di tutte le Vergogne. E gli attori sono loro, i sindakos. Ho già esternato alla categoria il mio disprezzo incondizionato. Non resta che prendere atto delle mirabilie messe in campo per risolvere la situazione debitoria, robe che Steve Jobs neanche poteva sognare.
Però dai, ci sono voluti quasi 10 anni ma alla fine ce l’hanno fatta a capirlo (peccato per tutti quegli interessi passivi accumulati nel frattempo).
Confindustria Belluno Dolomiti ha iniziato a cinguettare. Dice che il collegamento stradale verso Nord è fondamentale per la competitività del territorio bellunese. Oltre che spararsi seghe – attività che non contesto – si può mica avere qualche dato a sostegno di quanto dichiarato? Dai che vediamo. Sarà mica per caso come la storia del TAV, che 20 anni fa prevedeva un volume di traffico che oggi – dopo 20 anni, per l’appunto – non è neanche lontanamente raffrontabile? Previsioni fatte alla cazzo che il tempo si è incaricato di sbugiardare senza appello? In deferente attesa ….
Mettiamola così: per qualche ragione ancora da individuare l’amministrazione di Auronzo di Cadore era entrata di soppiatto nel proprio zelei (antica formaggiera …) con l’idea di spostare – tutta, una parte … sono per ora dettagli – la riserva del formai più baricentricamente. Lo voleva però fare senza chiedere il permesso ai cittadini che di Auronzo formano la cosiddetta … comunità. Per fortuna la minoranza s’è desta e il resto lo conoscete già.
Al risveglio dell’uno, empaticamente, è corrisposto il risveglio dell’altro: la maggioranza ha quindi iniziato a petulare, ossia a sventagliare le ragioni per le quali i gnoche amministratori vedono di buon occhio l’adesione all’unione dei servizi con l’altra metà del cielo, la bidonville (detto con grande gentilezza) centro cadorina.
Silvano Martini riporta alcune frasi riprese dal sito di Auronzo Fifa (non è un refuso, anche a Lozzo c’era Lozzo Viva, poi si stagionano …) leggendo le quali, a suo dire, sembra che gli auronzani abbiano le pezze al culo (siano cioè dei pezzenti, mia liberissima interpretazione) in quanto bisognosi, per ottemperare allo sviluppo della comunità – entro i limiti concessi dalle congiunzioni astrali – del provvidenziale aiuto e sostegno degli altri comuni centro cadorini (altrimenti col cazzo che cippavi tutta quella roba là, sulla sponda del lago …). Tutto ciò solleva anche inevitabili dubbi sulla reale autonomia di cui godrebbe il governo gnocco.
ATTENZIONE : IL COMUNE DI AURONZO È ALLA CANNA DEL GAS… Almeno é quello che pare leggendo queste frasi sul blog “Auronzo viva”.
Ma Auronzo è davvero autonoma?
• Il monte ore straordinarie è oltremodo elevato come le ferie residue di molti dipendenti (872 giorni di ferie residue al e 2006 ore di straordinario al 31.12.2012 per il solo Ufficio Tecnico);
• Qualora vi siano assenze prolungate per malattia o altro il lavoro svolto da quel dipendente subisce un drastico rallentamento se non addirittura si blocca perché non è possibile sostituilo;
• Gli stagionali non possono essere assunti direttamente dal Comune ma da una Cooperativa di Valle di Cadore che oltretutto solo per il nostro comune permette agli assunti di lavorare esclusivamente nel territorio di Auronzo-Misurina;
• Il cippatore con il quale è stata sistemata gran parte della sponda del lago ci è stato prestato dalla Comunità Montana in uso gratuito altrimenti si doveva noleggiarne una;
PECCATO! Pensavo di vivere nel Comune più ricco del Cadore…
Premesso che vivo la cosa di striscio, si ha come l’impressione (già vista qui a Lozzo de Calor) che l’amministrazione auronzana stia preparando e distribuendo “il polpettone”, stia insomma facendo girare la betoniera dalla quale verrà vomitata ogni possibile “scusa” (si possono anche chiamare motivazioni eh!) per giustificare il matrimonio del secolo, la costituenda unione dei servizi. A suggello di queste mie invereconde note mi è venuta in mente la scena delle scuse, per l’appunto, da The Blues Brothers:
Appena l’ho vista, senza poter opporre alcuna resistenza (anche se l’argomento era tutt’altro: simpatizzanti PD condotti al tesseramento …), mi è venuto in mente il varo prossimo venturo dell’unione dei servizi in Centro Cadore. Perché è anche così che mi immagino si possa degnamente rappresentare la prossima impresa cui ci toccherà assistere. E questo è solo l’inizio: c’è qualcuno che potrebbe immaginarne la fine?
Tatiana Pais Becher e Walter Antoniol, che rappresentano la minoranza nel consiglio comunale di Auronzo, hanno annunciato “con grande soddisfazione di avere già raggiunto il quorum necessario per indire il referendum consultivo comunale sull’adesione del Comune di Auronzo all’Unione dei Servizi dell’Unione Montana Centro Cadore“. Oltre a ciò i due, con il probabile intento di adornare il risultato raggiunto di un alone profetico, si sono lanciati in un’intemerata valutazione di carattere statistico:
[…] Inoltre raccogliere il 20% degli aventi diritto al voto su una popolazione di circa 3000 votanti è un numero oltremodo sproporzionato di quanto avviene a livello nazionale, dove sono necessarie 500.000 firme per indire un referendum.
Affermazione che, in sé, non sarebbe neanche sbagliata – è vero che c’è una sproporzione – se non fosse che le proporzioni non possono sempre essere lineari. Perché se a livello nazionale per indire un referendum servono 500.000 firme su una popolazione di 47 milioni di elettori, cioè arrotondando una firma ogni 100 abitanti, non ci si può certo aspettare che la medesima proporzione sia utilizzabile a livello comunale dove, nel caso di Auronzo, basterebbero 30 firme per indire un referendum. Cioè metti insieme tre famiglie con il codazzo di parenti e affini e ti fai il referendum che ti interessa di più.
Magari il 20% potrebbe diventare un più sensato 15% o anche un più abbordabile 10%, ma un fossato lo devi pur mettere attorno al castello del referendum – noo? – altrimenti l’assalto diventa un giro in giostra, nevvero? E che dire delle 8.000 firme che sono necessarie per indire un referendum provinciale (diciamo il 4-5% degli elettori)? Se il parametro fosse stato quello nazionale avremmo potuto presentare le firme per l’indizione del referendum per Belluno Autonoma (in questo esempio circa 1.700) passando quasi solo … tra le case auronzane.
Quindi, dai: siete stati bravini – lo scongelamento è stato provvidenziale – ma adesso non allarghiamoci troppo. Piuttosto … attenti al quorum (sempre ammesso che il borgomastro, come dovrebbe, rispetti l’esito referendario che è consultivo).
(peccato che il fervore anti unionista, così fecondo, non si possa mobilitare per indire anche quell’altro referendum, quello per il passaggio di Auronzo all’Alto Adige …)
E’ una semplice coincidenza ma mi piace poter dedicare il duemillesimo articolo del BLOZ per dare nuovamente la notizia apparsa poco fa in un commento di Andreas Quinz:
Gnocchi scongelati: raggiunta la soglia minima di sottoscrittori del referendum contro l’unione dei servizi.
Se ritenete, visto l’inutilità delle riunioni in contemporanea per spiegare le ragioni del si e del no, organizziamo alle 18 un aperitivo in piazza a Lozzo (sprizzoni più graditi degli gnocchi)!!!
Superata l’impasse per un lieve lapsus freudiano – l’aver cioè scritto del referendum che è “contro l’unione dei servizi” – cosa che giustifichiamo all’autore che non ha mai nascosto la propria contrarietà all’adesione di Auronzo all’unione dei servizi, ricordiamo però che la consultazione referendaria – strumento di democrazia diretta – va pensata per quello che è, cioè come opportunità data alla gente di esprimere il proprio giudizio (in effetti nessuno sa come possa andare a finire: gli auronzani potrebbero anche decidere per il sì, una volta conosciute le varie ragioni e stabilite le conseguenze).
Si tratterà quindi – ognuno per la propria parte – di elaborare e far conoscere alla gente le ragioni del NO e quelle del SI. E poi, ora che sono stati scongelati, si dia il via alla … cottura dei gnoche. Qualsiasi possa essere il risultato finale si sarà data dimostrazione che, per le cose che contano, anche la gente deve contare.