Ciò che è scritto si rilegge. Ho già avuto modo di parlare del memorabile scritto che l’anno scorso, più o meno di questi tempi, inneggiava alla riconquista della Bastiglia-Caserma di Soracrepa (ex) da parte del Comune. L’appagamento del duo sindacale (titolare e vice) fu talmente acuto, direi quasi orgasmico, che essi riuscirono a prodursi in un pezzo di valore da porre sullo stesso piano della più alta letteratura cavalleresca, quasi uno scampolo di Gerusalemme liberata.
Certo, la finezza dello scritto potrebbe indurre alcuni a pensare che possano aver prezzolato un arguto writer professionista, ma io sono personalmente incline a riconoscere in loro l’assoluta paternità del pezzo, e lo slancio epico di cui è intrisa la prosa ne è testimonianza. Vale la pena ripresentare quel fulgido esempio di letteratura:
Una ventata di soddisfazione ha permeato la comunità di Lozzo di Cadore a metà ottobre. Ad alimentarla e a mantenerla piacevolmente effervescente fino a che tutti non l’avessero assaporata è stata la notizia scesa da Pian dei Buoi riguardante il Casermone Soracrepa. Una notizia attesa da tempo: il Casermone torna a disposizione del legittimo proprietario e cioè il Comune di Lozzo.
Il primo ad esultare è stato il sindaco Mario Manfreda che, costretto a letto per una brutta frattura, non ha potuto essere presente a Pian dei Buoi nel momento in cui l’ufficiale giudiziario “liberava” l’immobile disponendo l’estromissione degli inquilini abusivi. A fare le veci del sindaco c’era però il suo vice Apollonio Piazza in collegamento telefonico con Manfreda. […]
Ora, per tutta l’estate (ad esclusione di due rapidissime incursioni) non ho frequentato l’altopiano e quindi, per quanto ne so, la Caserma potrebbe anche aver ospitato una bisca clandestina (si potrebbero spiegare così parte dei voli dell’Eli-yo-yo) o essere divenuta una delle sedi della Spectre.
Ciò premesso, devo ancora far notare due righe di “scripta”. Il sindaco trottolone, infatti, dopo aver sbattuto (la testa) un po’ di qua e un po’ di là, tiene duro (che cosa non si capisce) e alla fine, dopo aver scucito 240.000 euri (e una serie di altri costi per nulla irrilevanti cui non fa cenno e sui quali per ora sorvolo), vince.
“Abbiamo tenuto duro, con tenacia e i fatti ci hanno dato ragione abbiamo vinto noi. Il Casermone appartiene a Lozzo e nessuno glielo toccherà mai più“
In un altro passo dice ancora:
Si tratta di un sogno che l’Amministrazione comunale condivide con l’intera comunità di Lozzo che, da sempre, considera Pian dei Buoi una autentica opportunità turistica.
Insomma, un anno fa il sindaco gioiva ed esultava perché la caserma era tornata a disposizione del legittimo proprietario, cioè il Comune di Lozzo. Lo stesso sindaco, par di vederlo, con teatrale e cupa aria ammoniva che nessuno, e sottolineo nessuno, ce la “toccherà mai più”. E ancora, lacrimevole, eccolo evocare il sogno, da condividere, con l’intera comunità di Lozzo.
Ribadisco: magari in questo anno la caserma ha ospitato qualche convegno ad alta quota del GAL o del CAZ, e non l’ho saputo. Ma non sembra anche a voi che, con tutta l’enfasi utilizzata nel poema cavalleresco, il sindaco abbia fatto uno sgarbo all’intera comunità di Lozzo? Non vi aspettavate, almeno in una circostanza, l’apertura al pubblico di questo nostro bene comunitario. Per significare non solo sulla carta ma dal vivo che la caserma è tornata … in seno alla comunità ?.
Volete mettere che eco avrebbe avuto un piccolo rinfresco, dal titolo “le tartine del sindaco“, con il duo sindacale in grembiule bianco e vassoio affacendati a servire i commensali? E che ne dite di continuare il lieto momento conviviale con un disinvolto cambio di vocale, “le tortine del sindaco“? Senza dimenticarci il caffè, l’agognato caffè che Attilio voleva assaporare con la piramide dell’Antelao davanti agli occhi.
Oppure, visto il quarantennale celebrato dalla sezione del CAI di Lozzo, si potevano illuminare, oltre al Pupozzo, le antiche e severe facciate della caserma: due faretti per i primi 15 giorni di agosto. Così, tanto per dire che ci siamo, che la comunità vive e pulsa. Magari qualche galoppino avrebbe potuto anche stendere uno striscione con qualche sperticato elogio: dopo aver sostenuto tutta quella maratona giudiziaria, mi parrebbe il minimo.
Magari il prossimo anno. Idee per animare l’evento … come mosche. Se interessa, avendo io frequenti rapporti con l’Associazione Zoccole di Montagna (esclusivamente di carattere professionale, sia chiaro), volendo dare un tono di galanteria a tutto il minestrone, con la dovuta ed esclusiva riservatezza che sempre si richiede in questi casi, potrei mettervi in contatto. Sarebbe un servizio accolto con grande favore da – occorre dirlo ? – tutta la comunità.