Museo della Latteria a Lozzo di Cadore ed evoluzione della specie
Quando Dio creò il mondo e pose l’Uomo sulla sua superficie sapeva di farne un essere deboluccio, timoroso e soprattutto fallace. Gli concesse allora più tempo di vita di quanta non ne avesse concessa a tutti gli animali che già aveva “inventato” e una dotazione di materia grigia meglio strutturata. Tutto ciò per fare in modo che l’Uomo avesse il tempo di capire i propri sbagli e di porvi rimedio. Questa prerogativa la concesse anche agli amministratori, compresi i sindaci.
Lo sbaglio.
Nell’ottobre del 2008, il Nostro, coadiuvato da solerte giornalista, scrisse sul Gazzettino in relazione al Museo della Latteria:
«Se Lozzo sarà la sede del quarto museo completo cadorino lo dovrà molto anche ai volontari ed in particolar modo all’Alpe, l’Associazione Lozzese dei Pensionati che già quest’estate ci ha aiutato molto per il ricevimento e la tutela dei visitatori»
C’erano le elezioni in vista, è vero, e si vedevano da tempo le lingue penzoloni, arrossate dal diligente ed accurato lecchinaggio. Tuttavia mi sono sentito in dovere di rispondere e chiarire una situazione oltremodo imbarazzante. Scrissi così alla redazione del Gazzettino che, più di dieci giorni dopo l’uscita del “leccarticolo”, fra le lettere, pubblicò la mia risentita puntualizzazione (per la verità un estratto).
Così scrivevo infatti (versione completa; in marroncino i rilievi essenziali):
Sul Gazzettino di martedì 28 ottobre è uscito un articolo riguardante il Museo della Latteria di Lozzo firmato da Daniele Collavino. Tale articolo mi è parso subito “sorprendente”. In esso si richiama l’attenzione sul progetto di nuovo allestimento e sull’entrata del nostro museo nella “rete museale del Cadore”. Sorprendenti sono le ultime righe ed in particolare un virgolettato, che dunque devo ritenere espressione diretta del pensiero del sindaco, in cui si dice: «Se Lozzo sarà la sede del quarto museo completo cadorino lo dovrà molto anche ai volontari ed in particolar modo all’Alpe, l’Associazione Lozzese dei Pensionati che già quest’estate ci ha aiutato molto per il ricevimento e la tutela dei visitatori».
Premetto che quanto dirò è solo ed esclusivamente il mio pensiero, perché non ho il tempo di sentire le opinioni di molti altri che, però, ho la presunzione di pensare che saranno più che in sintonia con quanto esporrò. Ritengo inadeguato che il sindaco si limiti ad un iniziale riferimento generico ad “associazioni di volontari che renderebbero possibili iniziative di questo tipo”. Personalmente ho dato molto al Museo, ma certamente meno di tanti altri che, volontari come me, hanno investito ore ed ore del proprio tempo per creare e realizzare ciò che oggi è una netta, chiara e importante realtà del nostro territorio.
Penso qui solo al ginepraio burocratico e normativo iniziale per tratteggiare l’attività dell’associazione, tutto il lavoro di ricerca e conseguente sforzo per l’allestimento del percorso museale, le attività di corredo a museo avviato come la creazione della cellula museale relativa a “Lino, canapa e lana”.
Al sindaco quindi devo dire, riprendendo ciò che è stato scritto nell’articolo citato, che se Lozzo sarà la sede del quarto museo completo cadorino … lo sarà in virtù dell’opera svolta da tanti volontari espressione diretta dell’Associazione Latteria Sociale di Lozzo di Cadore, proprietaria dello stabile a suo tempo sede della Latteria Sociale, erede e scrigno della veneranda società costituita più di 120 anni fa, il 6 ottobre 1884, “per la confezione in comunione dei latticini nella stagione invernale …”. Questa associazione, in relazione alle risorse di cui dispone, ha fatto il miracolo di mantenere la struttura e salvare dall’abbandono un patrimonio che oggi può essere valorizzato (e ne siamo più che felici) dal lodevole intervento che Amministrazione comunale e Comunità Montana Centro Cadore stanno predisponendo.
L’Alpe, chiamata in causa e declamata dal Sindaco, nel contesto dell’articolo ha permesso semplicemente di sperimentare l’apertura del museo anche nella fascia tardo-serale (ultime due estati), essendo quella pomeridiana (dalle 17 alle 19) garantita in ogni caso dal Museo. Anche questo è un merito, sia chiaro, ma va misurato per quello che è, perché diversamente, mi si conceda la battuta, a chi ha veramente partecipato con devozione alla realizzazione del Museo della Latteria bisognerebbe erigere un monumento. Mi auguro che il Sindaco Manfreda, così come ha trovato il tempo per elogiare l’Alpe per l’apertura serale, lo trovi per “riequilibrare” i meriti che gli avvenimenti concreti, non fantasiose ipotesi, pongono sotto gli occhi di tutti; tutto ciò per il rispetto che si deve a chi, volontario dell’Associazione Latteria Sociale, ha lavorato alla realizzazione e lavora al perfezionamento del Museo della Latteria contribuendo inoltre alla conduzione delle visite guidate alla Roggia dei Mulini, un’altra “piccola perla” che valorizza il nostro piccolo paese.
Danilo De Martin
Il rimedio.
Dal “rifiutino”, il bollettino comunale fattoci pervenire dall’amministrazione: “Il merito del Museo che andiamo ad inaugurare – ha sottolineato il Sindaco Mario Manfreda – deve essere riconosciuto soprattutto all’Associazione, a tutti i suoi componenti …”
Tutto ciò ci dà conferma che l’Uomo si evolve.