Che cavolo ci vai a fare in montagna in vacanza se non a camminare? Si ok, anche la ricerca dei funghi allucinogeni (ne fan man bassa i sindaci, di solito), ma solitamente cerchi sollazzo nella tranquillità di una serena camminata (ai musei c’andiamo quando piove no, come fan tutti).
Lunga, media, corta, facile, difficile. E allora ti serve uno strumento per descrivere il tuo patrimonio sentieristico, no?, e proporlo ai turisti che ex corrono, agli escursionisti insomma.
Già!
Il patrimonio sentieristico!
Come sapete, ho un debole per i sentieri (anche a scala più ampia; anche in chiave antropologica).
Diciamo che anche in Alto Adige ci tengono alla cosa. Qui per esempio, sul sito www.trekking.suedtitol.info, c’è da smanettare fino alla noia.
Un ottimo strumento che valorizza il patrimonio sentieristico in chiave turistica. Qui la guida all’utilizzo.
(digressione agli irti colli: naturalmente anche nell’Italia ordinaria – da dieci anni a questa parte – non mancano le applicazioni webgis (pachidermiche agli albori), anche se più orientate agli aspetti tecnici che di immediata fruizione turistica. Esemplare lo sforzo condotto dalla Regione Emilia Romagna, a suo tempo apripista nelle gestione delle reti sentieristiche e nella rappresentazione territoriale del patrimonio culturale (senza dimenticarsi l’interfacciamento col cittadino attraverso geoportali).
Spesso questi webgis partono con buone intenzioni, come quello della Regione Piemonte, poi fanno fatica a “crescere” presentando coperture parziali del territorio. Altre volte ci si trova di fronte a singhiozzanti implementazioni come il Geocatalogo dei forti del Veneto. Se poi ci si vuole tuffare nel mondo dei geodati regionali questo è un buon link di partenza (ogni regione, provincia, comunità montana ha avuto “in regalo” il proprio webgis: oggi, se non hai un webgis che gira da qualche parte, non sei nessuno).
Lentamente queste applicazioni, usate sostanzialmente come cataloghi tematici georeferenziati, si stanno facendo largo un po’ dappertutto. Qui tra le Dolomiti “povere”, quelle bellunesi, si segnala Openalp-3D (si segnala anche la puttanata per la quale tale servizio sarebbe “finalizzato ad un turismo sostenibile”, perché è chiaro anche ai Bantù che un turismo insostenibile è cattivo e brutto brutto) con il relativo sito “catalogo” Openalpmaps.it (più adatto al mobile).
Della cosa ne avevamo già parlato nel lontano dicembre 2011 allorquando segnalavo la possibilità di scaricare un primo scenario a bassa risoluzione delle Dolomiti e lincavo il sito 3D RTE (dal quale scaricare un vasto ventaglio di scenari ad alta risoluzione ed altri gingilli). Resto dell’idea che per il turista normale queste rappresentazioni siano grandi rotture di coglioni dalle quali uno se ne va dopo il primo bagliore: per uno abituato a leggere il territorio in tutte le sue forme, invece, sono incantevoli “opere d’arte”).