disoccupati d’Europa
Disoccupati a marzo 2014: praticamente la cenerentola d’Europa (seconda solo alla Spagna).
Disoccupati a marzo 2014: praticamente la cenerentola d’Europa (seconda solo alla Spagna).
Standard and Poor’s ha tagliato il rating italiano a BBB-. Oltre c’è la spazzatura (la cosiddetta area di non investimento).
La Bulgaria, per dire, ora ha lo stesso rating della repubblica bananiera italiana. L’endoeconomista – o l’ecocrinologo – Delrio, nella sua somma ignoranza in materia economica, dichiara a La Stampa Economia:
“Anche l’inchiesta di Roma ha pesato sulla bocciatura di Standard and Poor’s”
confermando, se mai ce ne fosse stato bisogno, che l’ex sindaco è proprio un asino al cubo. L’agenzia ha bocciato l’Italia perché in campo riforme-deforme un lumacone è, a confronto, uno Speedy Gonzales; l’ha bocciata anche perché il Jobs Act è un pantano ora, figuriamoci quando i piddini con i farsa-italioti (il tandem dei merdaioli) produrranno i decreti attuativi (sarà tutta merda che cola, vedrete).
Comunque, se solo quelli di Standard and Poor’s si fossero accorti di quanto caldo faccia in Italia in questo scorcio di stagione rispetto alle medie abituali, un’ulteriore spintarella verso il rating spazzatura BB+ (quello che viene dopo l’attuale BBB-), non ce l’avrebbero risparmiato.
Se poi sapessero che un ignorante di tal fatta, l’endoeconomista Delrio, ha per le mani certe faccende, la “C” sarebbe già appuntata sui petti di tutti gli italioti.
(prova del 9, senza andare a leggersi le lamentele scritte da S&P: immaginate che, mantenendo tutto il resto, MafiaCapitale esploda tra un mese. Chiedetevi: oggi S&P non avrebbe declassato l’Italia a BBB-? E se non l’avesse declassata oggi, fra un mese, allo scoppio di MafiaCapitale, l’avrebbe fatto? Siate seri, non come Delrio. Anche se dalla sua pesa l’ignoranza abissale in materie economiche e, per questo, va capito ed aiutato)
Sulla prima del Gazzettino di ieri 5 dicembre 2014:
Di solito la CGIA le pubblica il sabato, le notizie uau spumeggianti. Di quei dati non si dice se siano destagionalizzati o meno (quindi non lo sono). E’ pur vero che si riferiscono al medesimo periodo dell’anno scorso ma, solo per dire, se per ragioni di calendario quest’anno i giorni lavorati fossero stati due in più, anche il PIL ne avrebbe risentito (allo stesso modo se fossero due giornate in meno, ovvio).
Altro esempio: come si conciliano i dati sull’occupazione se si guarda ai rapporti di lavoro attivati in Veneto nell’ultimo trimestre, 157.241, quando quelli cessati nello stesso periodo sono 165.869 (pp. 10 e 11 del Sistema comunicazioni obbligatorie dicembre 2014) per un saldo negativo di 8,628 rapporti?
Va poi detto, è il minimo, che la stima dell’aumento del PIL del Veneto posta pari a 0,2% deve colmare, per tornare al PIL del 2008, un buco dell’11%; detto diversamente, con quella crescita ci vorrebbero 55 anni prima di colmare quel buco. Ovvio che in termini di PIL ci si aspetti nel prossimo futuro ben di più, se solo questa fosse una vera ripresa (foss’anche una ripresina). L’importante è che i segnali siano di ripresa, non di fumo, come invece pare siano.
(illustrazione: loschermo.it)
Claudio Borghi Aquilini, economista e giornalista e fino a poco tempo fa docente di Economia degli intermediari finanziari alla Cattolica di Milano. E’ diventato, per caso, recentemente, il responsabile economico della Lega Nord. Noi lo abbiamo conosciuto discutendo dell’uscita dall’euro: uscire dall’euro: si può, si deve, a quale prezzo? ed anche le sette balle sull’uscita dall’Euro.
Di interventi significativi ne ha fatti tanti. Fra i tanti incornicerei l’intervista fattagli da Claudio Messora: Claudio Borghi: come si esce dall’euro?
Questa volta il solitamente mite Claudio s’è scomposto (quando ce vo ce vo) e ha sbatacchiato il Brambilla, imprenditore focosetto e attaccato all’euro come una politico alla poltrona (che nel 1992 faceva l’importatore e quindi, a fronte della svalutazione della lira, qualche problema l’ha ovviamente incontrato), smascherandolo.
Draghi ha appena detto che per la BCE l’euro è irreversibile.
Ci mancherebbe anche che quella baldraccona d’Europa iniziasse a dire in giro che ha la patonza con qualche problema.
(vedrete che quando sarà l’ora, l’euro s’accartoccerà su se stesso: intanto per la fine di novembre la Rai sta programmando una settimana di narcosi collettiva a sostegno della puttanona e del figlio deforme)
(via Byoblu)
L’Italietta viene prima della Romania, Cipro, Lettonia, Bulgaria, Grecia, Slovacchia, Malta, Polonia, Lituania, Lussemburgo e Spagna. A parte la Spagna, non proprio il fior fiore dei competitor (va naturalmente trascurato il Lussemburgo che ha un PIL esorbitante – anche se pompato dalla finanza creativa del satrapo Juncker – e quindi la spesa per ricerca fa brutta figura per forza). Con l’1,25% di spesa siamo a poco più della metà della media EU28 (2,02%): na ciofeca, insomma.
(per fortuna che c’è lo strenzi che ha già coniato l’hashtag: #chicercatrovamaremmamaiala)
(via @EU_Eurostat)