Digo la mea
fate l’amore non fate la guerra
Posso essere più serio. Ma la prima delibera che ho letto, cliccandoci sopra veramente a caso, è stata questa.
Il bello è che lo posso far vedere a tutti quanti. Adesso è veramente un atto pubblico. Prima lo è stato, per un breve periodo di 15 giorni (forse). Se vi interessa, al sito di Per la Gente di Lozzo ne trovate altre, di delibere, comodamente consultabili (basta cliccare sui link “Delibere di giunta” e “Delibere di consiglio“).
Diciamocelo: è una bella sensazione.
Svariate collezioni private: un esempio di museo diffuso sul territorio
Qualche giorno fa mi ha fatto visita una persona che, nelle vesti di volontario, ha prestato per parecchio tempo la propria opera al museo della latteria. Mi ha detto di essere stato dal sindaco e di aver avuto da questi assicurazione che, scrivendo “quelle particolari parole sul bollettino comunale“, non intendeva riferirsi a lui (il volontario).
Sembra che queste parole siano bastate per rincuorarlo. Buon per lui. Ma allora, a chi erano riferite? Chi è interessato o semplicemente curioso può recarsi in pellegrinaggio dal Botanico Palazzo e chiedere lumi. Non saprà a chi erano dirette quelle parole, ma saprà se lo erano nei suoi confronti (e non lo saranno mai, il sindaco è uomo di chiesa…).
Io quelle parole non le ho digerite. Neanche un po’. In una occasione di “gioia” come dovrebbe essere una inaugurazione, al di là delle valutazioni di merito sulla riuscita o meno dello sforzo allestitorio, queste parole se le poteva risparmiare.
Ed ecco riproposte le “parole del sindaco” (faccio notare che si parla di “svariate collezioni private”: un esempio, ante litteram, di museo diffuso sul territorio):
Un motivo di orgoglio per tutti dunque dal momento che l’iniziativa racconta, attraverso oggetti, documenti e fotografie, un patrimonio che è di tutti e che potrà arricchirsi ulteriormente. Un patrimonio che, molto probabilmente, potrebbe già essere più consistente se molti oggetti usati per la lavorazione del latte, molti documenti della Latteria e molte foto storiche non fossero finite in svariate collezioni private.
Ma queste cose, il sindaco, le scrive da solo o si fa aiutare da qualcuno?
inaugurazione del nuovo allestimento del Museo della Latteria: ci sarà un certo tanfo, vi spiego perché
Caro volontario dell’Associazione Latteria Sociale di Lozzo di Cadore, sei una merdaccia.
E siccome userò questo epiteto più volte, mi sia consentito di proporne una semplice abbreviazione: m…
Tu che hai perso le tue ore a creare un museo dal nulla, tu che hai “scavato” nella storia del nostro paese per mantenere il ricordo di alcune tradizioni, tu che hai preparato la cellula del sorgo e quella della canapa e della lana per rendere il museo “vivo”, tu che hai curato l’esposizione delle “Pupe de peza de Licia Fedon”, tu dicevo, sei una m…
Ma anche tu che hai dato il tuo tempo per sistemare i cancelli, le porte che non si aprivano, tu che hai costruito i muri di confinazione e sistemato i confini di proprietà, oppure tu che hai costruito la teca per esporre gli stampi del botiro, che hai piegato il plexiglass per dare una protezione alle pupe, che hai fatto la capanna del presepe, tu che hai realizzato la bacheca, che hai creato il percorso multimediale di visita al museo, anche tu, anzi tutti voi, siete delle m…
Anche i presidenti e segretari che si sono succeduti, consiglieri, soci e revisori, tutti voi siete delle m…
Che sei, che siete, che siamo tutti delle m… non lo dico io. Lo dice il “rifiutino”, anzi la parte del rifiutino (bollettino comunale che “celebra”, senza mai citarla, la maglia nera della raccolta differenziata dei rifiuti) che parla dell’appuntamento con la storia, la riapertura del museo della latteria, parte che ora non esito a definire il “vomitino“.
Il vomitino, apparentemente innocuo, nasconde un velenoso pugnale che ti raggiunge, alla schiena (occorre dirlo?), sorprendendoti e portando con sé il suo carico di vergognosa miseria. Queste sono le parole:
Un motivo di orgoglio per tutti dunque dal momento che l’iniziativa racconta, attraverso oggetti, documenti e fotografie, un patrimonio che è di tutti e che potrà arricchirsi ulteriormente. Un patrimonio che, molto probabilmente, potrebbe già essere più consistente se molti oggetti usati per la lavorazione del latte, molti documenti della Latteria e molte foto storiche non fossero finite in svariate collezioni private.
Ora, rileggetele, riflettete, ponderate:
Un patrimonio che, molto probabilmente, potrebbe già essere più consistente se molti oggetti usati per la lavorazione del latte, molti documenti della Latteria e molte foto storiche non fossero finite in svariate collezioni private.
Tutto questo, signore e signori, è merda allo stato puro.
Una vagonata di merda scaricata, in particolare, sulle spalle dei volontari che questo museo lo hanno fatto davvero, molto prima che venisse semplicemente abbellito.
E questa merda, badate bene, sottoscritta dall’amministrazione e dal sindaco, è entrata nelle nostre case. Non solo, resterà scolpita nella memoria della Rete per i prossimi secoli: il documento pdf del “rifiutino-vomitino” è scaricabile qui (sito del comune) ma anche qui (sul BLOZ, perché quello sul sito comunale verrà fatto togliere dal sindaco, “garantito”); inoltre fa ormai parte dell’archivio del Corriere delle Alpi.
Visto che ormai ci siamo dentro fino al collo, una ulteriore finale precisazione. Nessuno di noi si può sottrarre all’onta, ma nessuno si può ritenere con assoluta certezza senza macchia. A partire da me, che ho avuto per anni le chiavi del museo. Ma neanche il sindaco, che immagino ci sarà stato più di qualche volta, può ritenersi salvo da possibili illazioni. E, naturalmente, neanche chi ha rifatto l’allestimento, che oggetti documenti e foto li ha dovuti prendere per mano uno per uno. O son dute del diau o dute del Signor!
Alla fine del rifiutino c’è scritto: numero unico. Fate in modo che sia vero.
Cari lozzesi, buona inaugurazione. Chiedo scusa per il … tanfo, ma era dovuto.
Io non ci sarò. Alla merda preferisco, senza indugio, la borba della Lola.
andremo su Marte: anche mercui, duoiba e vendre, se son ncora ca …
Obama, per gli amici Obi, ha detto a tutti noi che conta, per il 2030, di andare su Marte. Ha poi aggiunto: “Siamo già stati sulla Luna, è il momento di andare oltre. Quando accadrà, sarò ancora vivo a godermi lo spettacolo”.
Anche gli abitanti dei cantoni svizzeri potranno assistere all’evento. I cadorini invece, per quel tempo, saranno diventati come i porcini, se tutto va bene, una specie di funghi che, come tutti i funghi, per vivere hanno bisogno di qualcun altro.
Conoscendo l’indole dei cadorini, giova sottolineare che con ogni probabilità faremmo parte della categoria dei saprofiti, essendo il parassitismo un concetto non ben integrato nel nostro DNA. Converrete che non è cosa di poco conto.
Foto: Flickr (mongider)
Giunta del Veneto. I bellunesi sorpresi: già fatto?
«“Siamo i primi in Italia ad aver formato il nuovo esecutivo regionale, in tempi mai registrati prima da nessuno”. Lo ha detto il Presidente del Veneto Luca Zaia, presentando oggi a Padova la nuova Giunta regionale, pochi minuti dopo aver firmato i decreti di nomina degli assessori, e a sole 48 ore dalla sua proclamazione ufficiale.» (agenzia veneto notizie)
I bellunesi, ricompostisi dalla iniziale posizione a 90° hanno esclamato sorpresi: già fatto?
La popolazione tutta ringrazia. Chissà che sia la volta buona che bellunesi e cadorini si convincano che bisogna dare qualche segnale forte nella direzione dell’Autonomia. Magari fra 5 anni, alle prossime elezioni. Certo, nel frattempo può darsi che le panzanate dette da Tosi e Napolitano a Verona subiscano degli sviluppi inattesi. Fiduciosi aspettiamo ma, mi raccomando, seduti per terra, si corrono meno rischi.