Visto che è iniziata la seconda tornata di covidume & friends, vediamo come è andata a finire la prima. Come si ebbe modo di dire ai primi di maggio, con la disponibilità dei dati di extramortalità fino a marzo, attribuire quei 15 casi marzolini (il 9,8%) in più al COVID-19 (meglio sarebbe alla COVID-19, perché è una signora), così, tout court, non sembrava cosa buona e giusta. Nel mese successivo, aprile, la differenza nei decessi è salita a 66 casi, un bel +32%, rendendo certamente più plausibile l’attribuzione di questo eccesso di mortalità (di una sua buona parte) alla COVID-19.
Fatto si è che i giorni fanno il loro mestiere, passano, e da allora siamo giunti ad avere i dati degli eccessi di mortalità fino ad agosto. E sì, i vecchi bellunesi han tenuto botta al punto che nel periodo gennaio-agosto di quest’anno risultano 4 decessi in meno di quelli registrati in media nello stesso periodo negli anni dal 2015 al 2019. Detto diversamente, dal punto di vista statistico l’impatto dell’emergenza sanitaria da COVID-19 in provincia di Belluno sulla mortalità totale della popolazione residente non ha alterato, nel periodo considerato, l’andamento dei decessi.
Anche il Friuli Venezia Giulia chiude in sostanziale parità (+0,4%) mentre il Veneto segna un +6,4%, il Trentino Alto Adige un +18,2% e la Lombardia, la “grande malata”, giunge ad un +38% (a marzo 2020 l’eccesso fu del 188%). Al Nord si registra un +19,5%, al Centro un -0,2%, al Sud un -1,1% per un dato nazionale pari all’8,6%.
(poi, certo, c’è il covidume odierno, quello della seconda tornata, con i falsi esperti e gli esperti falsi, con falle logiche che quelle della Concordia sembrerebbero delle ammaccature, con catene causali da circo Barnum e, soprattutto, con un governo che non riesce a guardarsi allo specchio e provare disprezzo per ciò che vede)
(la dicitura “Media 2020” nella tabella soprastante non è corretta: i dati del 2020 sono quelli effettivamente registrati)