Vedo spuntare qua e là dal sottobosco internettiano varie foto degli alberi sradicati e caduti in seguito alla “tempesta di Natale“. Lo sconcerto non è tanto per le foto che sono quel che sono, nel senso che danno evidenza di ciò che è accaduto, ma per alcuni commenti assolutamente vuoti che danno conto dell’immensa ignoranza in cui vive ancora certa gente.
Quando nascevi in queste valli (una volta era così) eri sottoposto ad una sorta di imprinting territoriale che consisteva nel vedere come prima cosa (a parte le poppe di tua madre) un larice (laris), oppure un peccio (pezuó) o ancora un abete (avedì). Questo solitamente bastava per “darti una regolata” e sintonizzarti sulle frequenze “della montagna”.
Pochi giorni dopo qualcuno ti faceva capire che, soprattutto il peccio, albero “stupido” che gode di una diffusione immeritata, tende a schiantarsi a terra con uno starnuto a cagione del suo apparato radicale che, diversamente da quello del larice che cresce in profondità, si sviluppa solo superficialmente.
E di queste cose te ne rendevi conto quando, intorno ai 5-6 anni, facevi le tue prime incursioni nei boschi circostanti l’abitato e scoprivi che quelli che erano per te monumenti giganteschi erano sì giganti, ma con i piedi d’argilla, pronti ad accasciarsi a terra come birilli per “un po’ di vento” o per il peso della neve (un metro cubo di neve fradicia pesa perlomeno 800 kg, un metro cubo di neve farinosa non arriva a 250 kg).
La foto (cliccare per ingrandire) evidenzia semplicemente un tratto del percorso dell’elettrodotto proveniente da Auronzo e diretto a Calalzo in località Sotepiana sottoposto a manutenzione nell’autunno appena trascorso proprio per evitare l’interruzione delle linee in seguito a sradicamento di alberi d’alto fusto (per inciso taluni giudicano questa cosa come uno “scempio ambientale”).
E’ evidente che tutto ciò non è bastato, come è altrettanto evidente che non possono essere stati gli alberi qui abbattuti a creare il black out in Cadore. Non conosco quale sia il livello di manutenzione (abbattimento alberi) programmato e quello fin qui conseguito degli elettrodotti che ci interessano. Penso che sia una cosa del tipo… “Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura ché la diritta via era smarrita.“: certe volte la va dreta, certe altre no. Questa volta sono cazzi amari.
(p.s.: riproporrò questa foto a supporto di un altro articolo, di diverso tenore, che uno di questi giorni avrò l’ardire di pubblicare)