Dal primo gennaio 2011, con l’entrata in vigore dell’art.32 della legge 69/2009, le pubblicazioni su carta non hanno più valore legale. La conseguenza di tutto ciò è che le amministrazioni pubbliche (come i comuni) sono obbligate a pubblicare su sito internet tutti gli atti che devono avere pubblicità legale (in primis delibere di consiglio e di giunta).
Il ministro Brunetta (cui va dato atto della bontà del provvedimento, nonostante il grado di naturale antipatia nei suoi confronti sia superata solo da quella provata per Tremonti) fa fare una ricerca, in collaborazione niente di meno che con il CNR, e scopre che, a suo dire, nella regione Trentino Alto Adige solo il 56% delle amministrazioni ha ottemperato alla nuova normativa (167 comuni). Dalla Regione TAA giunge secca smentita che segnala come, invece, tutti e 333 comuni abbiano ottemperato alla medesima. E’ una questione di orgoglio regionale e, soprattutto, autonomistico.
A chi credere? Io non ho dubbi: alla Regione TAA.
Per dire: credo che la regione sappia esattamente quante sono le amministrazioni comunali sul proprio territorio. E se sono 333, le 167 che secondo il CNR hanno ottemperato al disposto rappresenterebbero poco più del 50%, e non il 56 come segnalato nella circolare ministeriale. Una sciochezza, naturalmente, ma tant’è.
Ora, se tanto mi dà tanto, cosa dire delle percentuali riportate nella circolare ministeriale e relative alle altre regioni? Alla Campania è accreditato un 71%, alla Calabria un 74%, al Friuli Venezia Giulia un 56% ed al Veneto un quasi 60%.
Ma, soprattutto: è prevista una qualche forma sanzionatoria nei confronti dei comuni “riottosi”? Io taglierei tutti i fondi a loro destinati. Certo, di questi tempi non è un granché, ma sarebbe sempre un buon incentivo per indurre i trogloditi ad uscire dalle loro caverne.