Del titolo ho già detto qui. Vediamo il testo (tratto sempre dalla rubrica “informazioni civiche” del bolpar).
Nello scrivere può capitare di aggiungere al discorso, declinandola in varie forme, una famosa coppia di parole: “critica costruttiva“. Normalmente è uno sforzo che fa l’autore per segnalare che ciò che sta scrivendo contiene elementi “positivi”, che la lettura che si deve fare deve essere “positiva”. Vale anche per i richiami rivolti a terzi nei quali si sollecitano i contendenti a muovere “critiche costruttive e non distruttive”.
In realtà, come osservava un commentatore del BLOZ, la “critica costruttiva” è un pleonasmo. La critica, sottolineava, “è sempre positiva“.
Io penso che la CRITICA sia SEMPRE POSITIVA (“critica costruttiva” è un’espressione pleonastica), di più, penso che la critica sia segno di interesse, di amore, di passione.
Don Milani diceva: “Chi ama la Chiesa, critica la Chiesa” e, visto che il Concertorium era\è una chiesa, mi sembra che la si possa ben applicare anche al nostro caso.
La critica è “un esame di un principio, di una facoltà, di un fatto al fine di descriverne la natura, di metterne in luce le caratteristiche”. La critica è questo e nulla più.
Quando scrivo (A) che il sindaco risponde alle interrogazioni della minoranza ben oltre i 30 giorni consentiti dalla normativa evidenzio un fatto documentabile attraverso le date dei protocolli e, come tale, inconfutabile.
Quando scrivo (B) che rispondendo ben oltre i 30 giorni il sindaco vìola una regola istituzionale evidenzio un altro fatto documentabile attraverso la lettura del testo unico 267/2000 e, come tale, inconfutabile.
Quando scrivo (C) che in virtù di quanto segnalato in (A) e (B) ritengo che il sindaco letteralmente metta sotto i piedi (calpesti) il basilare principio di un sano confronto democratico, esprimo una opinione.
Ora, nel comune sentire la gente è portata a percepire (A) e (B) come opinioni, mentre (C) è vista come una “critica”. A rigor logico, invece, quanto detto in (A) e (B), fatti non confutabili almeno nel nostro sistema sociale di riferimento, è effettivamente “critica, esame, analisi”, mentre (C) è e resta una opinione.
Ma veniamo a ciò che ci interessa: la critica “costruttiva e distruttiva“. Se vado in piazza o al bar e sostengo la tesi (C), troverò “n” persone che concordano con il concetto espresso per le quali la mia è una “critica costruttiva“; le altre persone, che non concordano con il concetto espresso, riterranno invece che la mia sia una “critica distruttiva“. Entrambi i gruppi sbagliano: la mia (C) non è una critica (e già per questo non può essere costruttiva o distruttiva) ma semplicemente una opinione.
Una libera opinione, come tante altre. E io sono libero di “opinionare”, come chiunque di voi. Chiunque di voi è altrettanto libero di non ascoltare le opinioni, i fatti e le “critiche” di chiunque altro.
È la libertà, bellezza.
p.s. il testo tratto dal bolpar è fuffa, sembra un collage di frasi tratte a caso dalla rete con il metodo “taglia e incolla”. Ciò che ho appena espresso non è una critica, è una opinione.