Le gerarchie non mi sono mai piaciute, tanto più quelle che si sviluppano ed allignano in ambito clericale. L’islam è lì a dimostrare che una religione può stare in piedi ed espandersi anche senza bisogno di rigide gerarchie. Per ogni carica ci vogliono poi le conseguenti dimore, dalle quali trae slancio lo straordinario impulso che la Chiesa sa imprimere al santo mercato immobiliare.
Il fatto, poi, che sia lo Spirito Santo a scegliere il vicario di Gesù in Terra, uomo che pare infallibile, mi ha perfino reso simpatico Nanni Moretti che, prima di Habemus papam, mi stava più antipatico del ministro Tremonti.
A dirle, certe cose, si farebbe più fatica se solo non ci si trovasse in buona compagnia. Da quando scrive su il Fatto Quotidiano seguo gli articoli di don Paolo Farinella: come per esempio Unità d’Itaglia vaticana e, qualche giorno fa, Primo Maggio: il furto papale, dedicato alla beatificazione di Giovanni Paolo II.
Mi limito a riportare qualche breve citazione estratta dall’articolo del sacerdote:
«Il 1° maggio, universalmente giorno dedicato ai lavoratori, in Italia è stato requisito dalla gerarchia cattolica, segnatamente dal Vaticano che ha deciso di beatificare Giovanni Paolo II, il papa polacco, in questo giorno, con una volontà di prevaricazione ostentata e con l’intenzione di oscurare con una massa religiosa il 1° maggio laico, contrapponendo due celebrazioni, laica e cattolica, in modo artificiale e polemico. […]
Beatificare il papa polacco può rientrare anche negli affari interni alla gerarchia cattolica, ma è certo che una gran parte della Chiesa non partecipa a questa operazione di marketing della religione per risollevare le sorti di una religiosità languente. Non è così che si testimonia la fede, così la si uccide soltanto perché questo genere di eventi mettono in evidenza l’esteriorità: le grandi masse, i numeri, il folclore, l’illusione di dire che «erano in tanti» come sinonimo di richiesta di religione. […]
L’Opus Dei controlla le finanze del Vaticano e la cultura teologica, messa come cane da guardia per fare morire la Teologia della Liberazione. […]
L’obiettivo di tutta questa nuova fregola di evangelizzazione è uno solo: annientare definitivamente il concilio Vaticano II, il cui solo nome è sintomo di destabilizzazione nel mondo curiale e clericale.[…]»
A questo proposito può essere istruttiva la lettura di Wojtyla, se una beatificazione aiuta a fare marketing. Inoltre, se mai ce ne fosse stato bisogno, Gilioli fornisce un breve accenno al dilagante merchandising beatificatorio.
È un po’ quello che succede in chiave provincialotta nella “realizzazione” dell’evento “Indulgenza plenaria” che andrà in scena sul Miesna, di cui lospiritodigioele ci dà una sua lettura. E sullo sfondo la sempre più cupa rassegnazione della Chiesa dei semplici.