Il sabato è un giorno pericoloso perche la CGIA, da tempo, proprio nel corso di questa giornata, erutta dati e previsioni – sputando le relative sentenze – con una qual certa spavalderia (diaciamolo pure: qualche volta le spara proprio grosse). Sabato scorso no, si è limitata ad elencare le 100 tasse che gli italioti sono costretti a pagare. Quello che conta, ovviamente, non è tanto il numero – comunque impressionante – quanto la pressione fiscale totale che, tenuto conto del PIL sommerso, giunge al 52-54% del PIL “dichiarato”, consegnandoci il primo posto al mondo per pressione fiscale totale.
Qui il pdf della CGIA e qui una seconda versione delle 100 tasse da pagare. Imposizione fiscale che, quasi inutile ricordarlo, va a creare i 4.000 euro pro capite di residuo fiscale che il Veneto “vanta” nei confronti dello stato centrale (soldi che sono estorti al Veneto per mantenere e alimentare le vomitevoli inefficienze dello stato centrale).
La CGIA le ha contate una a una. Alla fine, l’elenco delle tasse che gravano annualmente sugli italiani annovera un centinaio di voci tra addizionali, imposte, ritenute, tasse e tributi. Nonostante il nostro sistema tributario sia così frammentato, il gettito è invece molto concentrato: gli incassi assicurati dalle prime dieci imposte valgono 413,3 miliardi di euro che incidono per l’87,5 per cento sul totale delle entrate tributarie.
Le imposte che pesano maggiormente sulle tasche dei cittadini italiani sono principalmente due: l’Irpef (imposta sui redditi delle persone fisiche) e l’Iva. La prima garantisce un gettito nelle casse dello Stato che sfiora i 164 miliardi di euro all’anno, la seconda poco più di 93 miliardi di euro. Messe assieme queste due imposte incidono per oltre il 54 per cento sul totale delle entrate tributarie. […]
“Quest’anno – sottolinea Giuseppe Bortolussi segretario della CGIA – ciascun italiano pagherà mediamente 11.800 euro di imposte, tasse e contributi previdenziali. E in questo conto sono compresi tutti i cittadini, anche i bambini e gli ultra centenari. Tuttavia, il dato disarmante è che gli italiani non usufruiscono di servizi adeguati. Molto spesso, nel momento del bisogno, il cittadino è costretto a rivolgersi al privato, anzichè utilizzare il servizio pubblico. Questa situazione si traduce in un concetto molto semplice: spesso siamo costretti a pagare due volte lo stesso servizio. Gli esempi che si possono fare sono moltissimi: succede se dobbiamo inviare un pacco, se abbiamo bisogno di un esame medico o di una visita specialistica, di spostarci, ma anche nel momento in cui vogliamo che la giustizia faccia il suo corso in tempi ragionevoli con quelli richiesti da una società moderna”.