C’è una forza marcia, la sinistra italiana, segnatamente il PD, che ha recentemente fatto saltare un argine – piccolo, ma argine – che si opponeva alla corruzione e alle malefatte che allignano nelle pubbliche amministrazioni. Mi riferisco al “terzo mandato” (in realtà non vi è più limite di mandato) concesso recentemente in occasione delle ultime elezioni amministrative. Perché, credete forse che nei piccoli comuni non si annidino occasioni e circostanze di carattere “spartitorio”?
Il limite dei due mandati aveva il senso di limitare l’estensione della “tessitura della tela” o quantomeno creare le condizioni perché questa tessitura avesse qualche “momento di discontinuità e di riflessione”. Perché la tela la tessono tutti, tutti. Ed è la tela del potere e del potentato. Che talvolta può diventare, può, una tela sulla quale si “compravendono” materialità (non solo spiritualità).
Certo, lì dove l’intreccio è “sistemico”, lì dove il partito e la partitocrazia sono egemoni nella loro tentacolare attività di “controllo e spartizione del territorio” (in Italia quasi in ogni dove), il limite di mandato non risolve il problema alla radice: ma è un buon deterrente, un buon argine contro “i tessitori incalliti”. I “grandi tessitori”, prima di diventare tali, si allenano sulle tele piccole. Poi fanno il “grande salto”: e se gli dai anche spazio nel quale muoversi … è fatta!
(via @Gazzettino)