Ormai è conclamato: il premier è una testa di legno.
Prima furono i 100 giorni, due riforme al mese per sistemare l’Italia. E c’hanno creduto solo i piddini che alla sera si sparavano una flebo di piddume in vena. Il Jobs Act, per dire, è talmente effimero (non esiste, per la verità) che il vuoto interstellare sembra al confronto una melassa.
Poi, dopo aver anestetizzato los italianeros con gli 80 euri (che gli incapienti neanche hanno visto e che molti hanno percepito in frazioni dell’importo originale previsto), il bimbominkia, in procinto di sedersi a Bruxelles per il semestre europeo, fu costretto a dichiarare che no, non sarebbero bastati 100 giorni per deformare l’Italia, che gliene servivano almeno 1.000.
Nel frattempo la testa di legno si “inventa” (come Meucci… a ginius) una nuova metafora:
Per le riforme «sarà la settimana decisiva» e vanno fatte perché «sono come il Pin di un telefonino: se non digiti il Pin il telefonino resta bloccato, se non fai le riforme non si va avanti».
Emerita testa di legno: se anche digiti il pin, ma hai una rete telefonica del cazzo, non è che – comunque – fai molta strada. Poi di pin possiamo immaginare che se ne possano digitare molti, più d’uno insomma. E non sembra davvero che le “cifre” impostate dal piddume guardino ad un futuro di sviluppo (e al momento abbiamo la spesa pubblica in aumento, Cottarelli missing, previsioni di Bankitalia di oggi sul PIL a fine anno da far rabbrividire chiunque…).
Per finire, il number one del piddume in persona, passando in modalità era geologica: 10 anni!!, tuitta ‘sta fetecchia:
Tra 10 anni? energia? agrofood? saranno il cuore dell’Italia.
Te lo dico onestamente? Mavaffangà va!!