Juncker: frullato di strenzi sperso col ventilatore
Junker ha semplicemente acceso il ventilatore; il resto lo ha fatto lo strenzi. Per fortuna che il semestre talian sta per finire.
Junker ha semplicemente acceso il ventilatore; il resto lo ha fatto lo strenzi. Per fortuna che il semestre talian sta per finire.
Oggi l’Istat ha pubblicato le prospettive per l’economia italiana nel triennio 2014-2016. A parte il 2014, che non possono proprio prevederlo positivo, per il 2015 e 2016 le previsioni sono di un rosa acceso, diciamo.
Oggi, in questi momenti, abbiamo la certezza – proprio oltre ogni ragionevole dubbio – che la zolla tettonica euroasiatica si sta muovendo più velocemente della macchina economica italiana; anzi, a dirla tutta, la macchina sta regredendo peggio di quella guidata dalle simpatiche canaglie in un esilarante episodio della famosa serie.
Ma un anno fa l’Istat, sempre lui, cosa ti prevedeva?
Ma la ripresa dei consumi e degli investimenti, naturalmente.
Detto in altre parole, il modello macroeconometrico sviluppato dall’Istat è un tantino ottimistico; detto con altre parole ancora, il modello è – evidentemente – “del cazzo“. E’ del cazzo anche tenuto conto delle fottute variabili esogene che, senza alcun dubbio, possono provocare derive consistenti al baraccone previsionale (basta pensare alle dinamiche di crescita dei paesi emergenti e all’andamento del cambio euro-dollaro, per esempio).
Ma è tutto quello che abbiamo. Ed è “sbagliato” (ma noi lo sappiamo). Che lo sappiano anche i poteri forti? E la speculazione?
Siamo già in default, e questo lo dico da tempo. Perché il buco dello Stato di marmellata è oggettivamente truccato, tanto a livello centrale quanto a livello periferico. Se ne sono accorti anche quelli della Corte dei Coglioni ooops, dei Conti. Gli unici bilanci che si potessero aprire senza pensare di essere davanti alla tazza di un cesso erano quelli delle Province, che il PD e Delrio hanno messo in mano ai sindakos: tempo due anni e traboccheranno di merda anche quelli.
Federico Fubini e Roberto Mania (l’articolo completo qui):
Corte dei Conti: le Regioni truccano i bilanci Contestazioni a quasi metà dei governatori
Negata la certificazione alla Campania e in parte a Liguria, Piemonte, Sicilia e Provincia di Bolzano
Non c’è quasi Regione che si salvi dalla mannaia della magistratura contabile. Cessione di immobili come partite di giro in Liguria, prestiti dal Tesoro non iscritti tra i debiti in Piemonte, spese senza copertura in Sardegna, spese non giustificate in Trentino-Alto Adige, controlli inesistenti in Calabria. La Campania non ottiene la “parifica” – la certificazione – e resta un’amministrazione “vicina al default”. Problemi nei conti anche in Veneto, in Friuli-Venezia Giulia, in Toscana
Mentre la legge di Stabilità taglia 4 miliardi alle Regioni, per la prima volta la Corte dei Conti controlla i bilanci delle Regioni grazie a una legge del 2012 e scopre trucchi e manipolazioni ai limiti della falsicazione dei bilanci. Una finanza allegra in molti casi in violazione delle norme europee, delle leggi nazionali e delle “più elementari regole contabili” come hanno scritto i magistrati nel caso della Sardegna. Alla Campania sono stati rilevati attivi inesistenti per tre miliardi.
Negli ultimi 10 anni la spesa delle Regioni è cresciuta del 21 per cento contro il 17,5 delle entrate. Le Società partecipate dalle Regioni sono circa quattromila: per il loro personale hanno speso in quattro anni oltre un miliardo.
A proposito di mannaia: “non c’è quasi Regione che si salvi dalla mannaia della magistratura contabile“. Poi c’è quella di Faustini e del Trentino (quotidiano)… il Trentino, la mannaia e il brindisi.
Dice il Gentiloni che se l’Europa fosse uno “stato solo”, la crisi dell’euro sarebbe gestita. Lo dicono anche Cip e Ciop. Per forza di cose: cos’altro potrebbe fare? Girarsi i pollici!!
La crisi, per altro, è gestibile anche adesso. E infatti è gestita. Il prolema, semmai, è da che parte si sta (e noi stiamo dalla parte di chi le prende, sonore).
PD, un nuovo mondo di co-medaglioni.
Sliding Doors: i due volti del PD. Fosse solo così, sarebbe poco più di Cip e Ciop, Yoghi e Bubu, Stanlio e Ollio. Ma manca l’ingrediente principale: manca lo strenzi. Quindi manca lo strenzismo. Forse un giorno quelli del Terzo Segreto di Satira cominceranno a rimestolare nello strenzismo (certo, ci vuole stomaco), allora uscirà il vero volto del PD.
Lo strenzi alla Leopolda. Ci sono manifesti… per chi non ha capito il futuro. Mi sono divertito a ricalcare i passi del concept: il soggetto è lo strenzi, con due chicche ormai classiche: l’#enricostaisereno e il desiderio di fare il presidente del consiglio, sì, ma passando per le elezioni, non dagli inciuci di palazzo. Per chi vuole ripassare le strenziate (le prime; ormai non si contano più: è una strenziata continua): passando dalle elezioni non dagli inciuci di palazzo … (guardate anche l’espressione facciale mentre lo dice perché, davvero, fa lo strenzi fino in fondo, e lo fa bene, bisogna dargliene atto).