Dall’affondamento del prodino alle pirotecniche promesse del giovane zerbino Letta («Pensare che dopo 20 anni di guerra civile in Italia, nasca un governo Bersani-Berlusconi non ha senso») passando per lo “scounting” dei grillini. Leggi sul Corriere della Sera tutto l’alfabeto/bestiario di G. A. Stella.
Siamo al 13 febbraio 2013 (stesso video tratto dalla trasmissione lo Spoglio e presentato nel post riguardante il “sacco del Nord”) e Letta dice, riguardo al ritorno in forza di Berlusconi sulla scena politica:
… non c’è nessuna rimonta, dov’è la rimonta?
Il sornione Giannino gli fa notare: “be’ … una rimontina rispetto a …” e non può concludere dicendo “è certamente in corso, non la puoi negare”. A conti fatti la rimontina c’è stata, eccome se c’è stata, una rimontona. Non solo c’è stata la rimonta del PDL, ma nel frattempo ha avuto luogo anche il dissolvimento del PD, per la precisione l’autodissolvimento (i piddini, ricorderete, si sono sputati addosso vicendevolmente contendendosi il “loro” prodino). Oggi il PD è senza un leader e senza un programma.
Ma cosa è successo, in fondo, con il formarsi del governo Letta? Per i meno attenti vorrei far notare che: dal 1947 ad oggi mai – MAI – ministri di opposti schieramenti durante la campagna elettorale si sono seduti assieme per formare un governo (anche ai tempi del consociativismo cattocomunista i “rossi” appoggiarono il governo democristiano astenendosi).
Non solo: alla Camera il PD conta 293 deputati mentre il PDL ne ha 97. I fatti ci dicono che oggi Berlusconi, con una “manciata” di deputati, dispone dei posti chiave nel governo Letta e può gestire con meno apprensione la sua delicata posizione politico-processuale (certo, sono gli effetti distorsivi del sistema elettorale attuale, ma questo è quello che abbiamo sotto gli occhi). E intanto i sondaggi danno il PDL in continua ascesa.
Tutto ciò è o non è l’inciucio del secolo, il capolavoro eccelso del Mago di Arcore?
Ho già detto in senti Enrico Letta e pensi ‘benedetta sia la Lega’, pur in due parole, quello che penso dell’ancora intonso primo ministro: “un politico nauseante dall’apparenza perbenista”, un doppio distillato democristiano con miasmi talora socialisticheggianti talaltra socialdemocraticamente-liberisti. In poche parole, la peggior rappresentazione dell’Italia che fu e che, sotto mentite spoglie, è tuttora.
Con il governo Letta si sta formando l’inciucio del secolo, alla faccia – tra tante altre cose – del noi non faremo mai un governo con Berlusconi. Alla fine – fatti i conti per benino – Silvio il Grande ha per sé le chiavi della macchina governativa e, se non bastasse, anche la benzina con cui farla procedere, oltre ai freni con i quali stopparla alla bisogna. Nell’articolo citato sottolineavo come Letta fosse terrorizzato dall’eventualità di perdere non tanto il Senato quanto la Lombardia, eventualità che avrebbe comportato uno sbilanciamento dei governi locali (e ché locali: Lombardia, Veneto e Piemonte) verso le sotterrate “ragioni del Nord”.
Con Letta in particolare – ma con qualsiasi altro governo inciucista o a trazione PD – il sacco che si compie al Nord, la spoliazione che procede da decenni, continuerà inesorabile. Continuerà fino al crollo totale, perché senza chi produce ricchezza neanche il merdoso stato italiano riuscirà a sopravvivere. Per una volta mi sento di dover dare ragione a prodi e monti (ma più autorevoli persone l’hanno detto prima di loro; il minuscolo sulle iniziali dei nomi è per me d’obbligo) che vedono nel manifestarsi delle “crisi” la più profonda ragione di cambiamento (che altrimenti non avverrebbe): ed allora «forza crisi!», fai aprire gli occhi a tutto il Nord e falli aprire anche a tutto il Sud, affinché si rendano conto che, di là dalll’abuso della solidarietà delle regioni del Nord, vi è solo più miseria per tutti, anche per loro.
In questo senso, auspicando che nel frattempo le nostre forze indipendentiste diventino sempre più vaste, non posso che continuare a pensare – nonostante ciò che finora ho scritto di critico sulla Lega che in questi anni ci ha tradito, e nonostante a tutt’oggi la sua linea politica appaia effimera (lo slogan “prima il Nord” è forse l’aspetto più concreto) – ciò che ebbi già modo di dire in quell’articolo:
benedetta sia la Lega
Dice Letta:
[…] il tema di fondo è che la vera opposizione se vincesse Maroni in Lombardia … sarebbe data dai tre presidenti leghisti che rappresentano tre regioni, Veneto, Piemonte e Lombardia, che rappresentano metà, all’incirca, all’incirca metà del PIL nazionale.
Ora, rilevando pure che la guida leghista delle tre regioni deve fare costantemente i conti con la pesante zavorra inciucista del PDL (che però, fortunatamente, a livello regionale è maggiormente disposta a vedere ed ammettere gli enormi squilibri territoriali a danno del Nord rispetto a quella che alligna nella bambagia nazional-popolare insediata nella capitale), visto il sotterramento sostanziale dei decreti fiscali già avvenuto con monti (salvo improbabili reminiscenze), non resta che sperare che “prima il Nord” passi in brevissimo tempo da slogan a solido moto dello spirito, pena il nostro totale annullamento.
W la libertà di prenderlo nel culo. Dispensa piena di vaselina? OK, allora si può continuare. Una liberazione da pauraaaa! Ricordo mestamente i 45 milioni di fascisti che, un po’ di tempo fa, si sono svegliati – da un giorno all’altro – tutti quanti, gloriosamente antifascisti. Una storia italiana, insomma.