ad Auronzo si spara…
Co la lenga de fora, ma i gnoche i é ruade n zima: habemus nevem (eiaculata, ma neve).
(dal Monte Zovo mi pareva baluginare una luce, là dove il mesto colle di Agudo s’erge nella cupa boscaglia…)
Co la lenga de fora, ma i gnoche i é ruade n zima: habemus nevem (eiaculata, ma neve).
(dal Monte Zovo mi pareva baluginare una luce, là dove il mesto colle di Agudo s’erge nella cupa boscaglia…)
Come ormai risaputo, una mia foto del lago Centro Cadore semivuoto o semipieno, pur nella totale inconsapevolezza di chi, ai vari livelli, provvede all’uscita de il Cadore, ha fatto il giro del mondo. A suo tempo scrivevo che “La cosa mi gonfia d’orgoglio e mi spinge a dire che, al più presto, dovrò in qualche modo ricambiare, per esempio riesumando l’intera serie che ritrae “la pozzanghera dell’Enel” in un lontano aprile del 2012”.
Fatto: ecco dunque le foto scattate al lago Centro Cadore in quell’ormai lontano aprile 2012 (72 foto comprendenti 4 panoramiche).
Vada per l’articolo che sponsorizza le Poste 2.0 (Un giorno con la postina 2.0 che diventa assistente sociale) che -udite udite- ora ti vengono a prendere i pacchi a casa (invenzione del secolo: prima delle Poste solo la Pomerania e l’Ossezia l’avevano sperimentato). Vada anche per l’articolo imbonitore: il piano generale è quello di ridurre gradualmente i servizi, per cui qualcosa va pur fatto brillare per distogliere l’attenzione del volgo. Vada pure per il tratteggio, dal vago sapore deamicisiano, della postina 2.0 (sulla cui professionalità e proverbiale velocità ed efficienza non vi sono dubbi) che s’improvvisa assistente sociale (narrazione che per fortuna non oltrepassa i confini della patacca strappalacrime).
Ma il quadretto iniziale (l’incipit) che illustra il borgo lozzese, no!, l’è tutto da rifare.
LOZZO DI CADORE (BELLUNO) Il Pian dei Buoi è una splendida terrazza naturale, un alpeggio fonte di sostentamento per chi vive a Lozzo di Cadore. Un paesino da 1.300 abitanti, appollaiati ai piedi delle Marmarole, noto come «il paese dei mulini» grazie al Rio Rin, torrente che scorre a lato del centro e che fa nascere fucine e segherie. Tra panorami mozzafiato e salite, tra duro lavoro di montagna e caminetti davanti ai quali riposare […]
Caro Pompiere del Veneto, anche il Carducci di fine Ottocento avrebbe avuto qualche problema nel sostenere (siamo nel 2016, terzo millennio, pianeta Terra) Pian dei Buoi quale “alpeggio fonte di sostentamento per chi vive a Lozzo“ (ma come cazvolo fate a scriverle ‘ste robe? ma dove cazvolo l’avete presa l’erba?).
Il paesino, poi, non è “da” 1.300 abitanti ma “di” (se fosse un produttore di abitanti, potrebbe andar bene anche “da”); inoltre, suvvia, non lasciamo “appollaiati” tutti i 1.300 abitanti: appollaiamo semplicemente il paese (un paesino appollaiato…), c’est plus facile.
Il torrente che scorre a lato del centro è forse nuova figura retorica? Il grande raccordo anulare di Roma, scorre anch’esso a lato del centro? (no, per sapere).
Ma il tripudio giunge quando, dopo essere passato a lato del centro, il torrente (tenetevi forte): “fa nascere fucine e segherie” (me cojoni!).
Ed ecco i panorami mozzafiato (è da sperare che non si riferisca ai terrazzamenti di Revis, ma con quell’erba non si sa mai); e poi le salite (e le discese ardite? nulla? Pippo, l’amico di Topolino, soleva sorprendersi di come le salite, viste all’incontrario, siano semplicemente delle discese).
Chiudiamo con il “duro lavoro di montagna” (ah, che nostalgia del molle lavoro di pianura); domanda: esattamente, quale potrebbe essere un duro lavoro di montagna? Minatore di blenda? Pastore di bufale in calore? Sparatore di neve? Che altro?
Ah no: chiudiamo con i “caminetti davanti ai quali riposare”. Che siano romantici, i caminetti, è cosa risaputa; ma non si creda che, dopo un “duro lavoro di montagna”, siano poi tanti quelli che si mettono a riposare davanti ad un caminetto, non foss’altro per il rendimento e la funzionalità di questa macchina termica che non sono propriamente eccelsi.
E via di corsa: una nuova narrazione 2.0 ci attende.
E gnente, si vede che li fanno con lo stesso stampo, o che fumano la stessa erba cipollina. Alla pari del ronzino piddino corrente, anche la presidenta della Provinciazza s’è riavuta dallo shock referendario e, prontamente, ha ridefinito le priorità.
La priorità, prima, era anche quella di sopprimere (uccidere, assassinare) la Provincia: altrimenti non firmi – come componente dei “Sindaci per il sì” – un documento nel quale quasi si gioisce della (così c’è scritto) “abolizione delle province“.
E’ da tener conto, ma l’abbiamo già detto, che la deforma o schiforma Delrio (un altro ex sindaco: sarà solo una coincidenza?) ha già provveduto a massacrare gli enti provinciali, le cui prerogative garantite dalla Costituzione sono state cambiate prima di modificare la medesima, evidentemente convinti che l’affermazione referendaria fosse una passeggiata.
Tolte dunque a furor di popolo le mani dalle gole delle Province, la priorità (con un giro di valzer) è ora cambiata. Sostiene la presidenta:
“Bisogna superare l’accanita campagna di delegittimazione delle Province che ha inciso pesantemente sulla credibilità di queste istituzioni e del loro lavoro. Ma è necessario che tutti gli amministratori locali, insieme con quanti saranno chiamati a governare la Provincia – continua la pressidente – , sollevino il problema e lavorino per riportare l’ente a istituzione di primo grado con la conseguente elezione diretta di presidente e consiglieri. E’ inoltre fondamentale battersi affinché la Provincia abbia tutte le risorse finanziare ed umane necessarie per garantire l’erogazione di un efficace ed efficiente servizio ai cittadini”.
Si parla di “accanita campagna di delegittimazione delle Province“. Fatemi capire: tu firmi un documento in cui si plaude all’abolizione delle province e il giorno dopo mi solleciti a “superare l’accanita campagna di delegittimazione” ????
Il bimbominkione direbbe: “a genius“.
L’ho scritto anche tempo addietro: quelli de il Cadore mi vogliono (a loro insaputa) un sacco di bene! Perché mai userebbero le mie foto, sennò (vista l’oceanica offerta digitale odierna)?
All’inizio dell’anno segnalavo infatti che anche l’onorevole pentastellato D’Incà s’era preso una mia foto del lago Centro Cadore semivuoto come corredo iconografico per un suo articolo. E anche il Cadore se n’era appropriato (ovviamente senza citare la fonte e/o l’autore, comme d’habitude).
Dodici mesi dopo, sulla prima pagina del numero di dicembre, quella mia foto ricompare (sempre a loro insaputa) e, a quanto scritto, avrebbe fatto il giro del mondo su facebook (insieme alla didascalia accompagnatoria che, se ho ben capito, dovrebbe essere: “Questa è la pozzanghera dell’Enel, non il lago di Centro Cadore”).
Quale onore!
(capite no? il giro del mondo su facebook!!; anche per questo sostengo che ogni tanto “il Cadore è in calore“)
Ma pur circoscrivendo l’onore alla sola diffusione del foglio cartaceo, anche questo mese (è successo anche ad agosto) posso dire che una parte di me, all’insaputa dei più, è giunta su ogni continente (sì, probabilmente anche in Antartide). La cosa mi gonfia d’orgoglio e mi spinge a dire che, al più presto, dovrò in qualche modo ricambiare, per esempio riesumando l’intera serie che ritrae “la pozzanghera dell’Enel” in un lontano aprile del 2012.
L’Istat ha pubblicato i dati 2015 relativi al movimento turistico. Tenuto conto che nell’intero stivaletto le presenze nel 2015 sono aumentate del 4,0%, il passettino avanti di Auronzo (+0,7%, qui tabella) appare ancor più tisico, mentre il salto di Cortina (+7,2%) non risulta più così marcato. Se si va a considerare il Cadore turistico (senza Cortina), che con Auronzo alle corde non era andato oltre un +1,2%, la sotto-performance è evidente in tutta la sua drammaticità. Il STL Dolomiti (+3,9%), spinto comunque da Cortina, è in linea con la media italiana, così come la provincia di Belluno (+4,0%). Va ricordato che l’Alta Pusteria chiuse il 2015 con un +6,3% di presenze.
Istat, movimento turistico in Italia 2015:
Nel 2015 gli esercizi ricettivi registrano complessivamente circa 392,8 milioni di presenze (+15 milioni sul 2014, pari a +4,0%) e 113,4 milioni di arrivi (+7 milioni, pari a +6,4%).
Negli esercizi alberghieri le presenze sono circa 263 milioni e gli arrivi 89 milioni (rispettivamente +3,1% e +5,6% sull’anno precedente); la permanenza media, pari a circa 3 notti per cliente, risulta sostanzialmente stabile.
Negli esercizi extra-alberghieri si contano 129,8 milioni di presenze (+5,7% rispetto al 2014) e 24,4 milioni di arrivi (+9,2%), qui la permanenza media è di 5,33 notti (-0,18 sull’anno precedente).
Le presenze dei clienti residenti negli esercizi ricettivi in Italia sono oltre 200,2 milioni, quelle dei non residenti 192,6 milioni, in aumento rispettivamente del 4,8% e 3,1% rispetto al 2014. Si riduce, invece, la permanenza media per entrambi i gruppi, soprattutto per i non residenti. […]