La tipa che ha elaborato il reportage (ebbene sì, in onore ai francesi, cotanto è assurto a ruolo di reportage) scrive: “Percorro in macchina gli ultimi tornanti immergendomi nella natura autentica di questi luoghi…”. Intanto, solo i reportagisti di spessore non scendono dalla macchina quando riportano: non una goccia di sudore scorre da quelle sofferte righe (e non è da tutti…).
Non si capisce a quali tornanti si riferisca la nostra, mentre si accinge a descrivere il paesello, ma palesa un certo qual timore – direi quasi reverenziale – che esprime con delicato sussiego “Mi rendo conto che non sarà facile descrivere la bellezza e la complessità di questo ambiente…”.
Forse, ripensando ai tornanti, potrebbero essere quelli “lontani” che legano Misurina al fondo della Val Ansiei. Ma non ci pare, perché non sono poi così vertiginosi da indurre a scambiare il lato destro con quello sinistro. Certo, destro e sinistro non vogliono dir niente senza un franco riferimento. E’ per questo che la comunità degli elfi ha inventato la destra (e sinistra) orografica, affidandosi ciecamente al verso di scorrimento delle acque nei solchi vallivi.
Scrive dunque la tipa: “Auronzo è un piccolo agglomerato di case sulla destra orografica del fiume Ansiei,…”
Oltre alle volute di quei tornanti, evidentemente percorse a folle velocità, che cos’altro può aver indotto quel capogiro così sbalorditivo da farle porre l‘agglomerato auronzano sulla destra orografica del fiume Ansiei?
(e poi, agglomerato? Che sia davvero così difficile trovare un’altra parola per esprimere questo incontaminato borgo? Chissà se nella folle corsa s’è poi accorta, la tipa, che Auronzo è tanto, tanto lungo; talmente lungo che agglomerato, oltre ad essere parola orripilante in un reportage turisticoide, è fuori luogo anche dal punto di vista strutturale!
il reportage, di inusitata freschezza espositiva, non ha solo questo veniale mancamento, contenendo altre perle qua e là: una su tutte brilla per originalità “Auronzo di Cadore: natura e paesaggio incontaminati“
speriamo che lo slancio espositivo sia sgorgato dal cuore; se invece fosse stato commissionato (nel caso, non che appaia evidente 🙂 ) coltivo la speranza che alla moneta sonante si sia accompagnata anche una giusta soddisfazione in natura (incontaminata, ben s’intende) )