Nell’articolo di ieri “il gabelliere di Calalzo” preannunciavo una tiratina d’orecchi a “il Giornale” che, come molti altri organi di informazione, da sempre, nella buona come nella cattiva sorte, collocano il nostro Cadore (e più in generale la provincia di Belluno) in Trentino.
Il merito o la colpa va addebitata in questa circostanza a Luca De Carlo che ha istigato la stampa proponendo la ormai famosa “Tassa De Carlo”, tassa sul pic-nic, intesa come utilizzo di aree e punti fuoco predisposti.
In un articolo di Smiderle, sempre su il Giornale, Dolomiti col tichet: c’è pure la tassa sul pic-nic, già si era riportato (il neretto è mio):
Quanto basta, però, per dichiarare guerra al turismo mordi e fuggi: «Un turismo di rapina -sostiene- di cui la montagna non ha più bisogno». «L’epoca del tutto gratis deve finire – è la motivazione di De Carlo – lascia traffico e rifiuti e non fa differenza in redditività: alle nostre Dolomiti non serve».
La faccenda del turismo di rapina viene ripresa in un secondo articolo de il Giornale, “la solita filosofia del salasso“, un “redazionale”, in cui tuttavia al nostro De Carlo viene attribuita una “cittadinanza” trentina.
[…] Basta con il «turismo di rapina» (l’espressione è stata usata da un sindaco del Trentino), di questi poveracci che possono permettersi solo un giorno di vette la «montagna non ha più bisogno», non fanno la differenza di redditività.[…]
Continuando, il redazionale sostiene anche che “Certe montagne in Cadore si vedono a pagamento.”; diventa quindi lecito, per il lettore non avveduto, associare il Cadore al Trentino. Ecco quindi che il nostro De Carlo rischia di passare alla storia come il primo sindaco cadontino della storia: cadorino per alcuni, trentino per altri.
Ma la sbandata continua:
[…] Comunque, lasciando da parte le considerazioni legate alle politiche del Trentino Alto Adige e dei suoi comuni c’è una considerazione più generale sulla mentalità che sta dietro a questi provvedimenti e che è più preoccupante dei provvedimenti stessi. È un vecchio vizio italiano che evidentemente non salva neanche il Trentino.
Che cosa aspettarci ora? Le secche smentite del TAA, ovviamente.
Giunti a questo punto però, a De Carlo ed al suo sereno ufficio stampa tocca inventarsi qualcosa di altrettanto efficace della “Tassa De Carlo”, con la speranza che la discussione mediatica che ne dovrebbe sortire ci aiuti a collocarci territorialmente con più precisione. In questa circostanza non possiamo che essere orgogliosamente a fianco di De Carlo.
P.S. sul sito de il Giornale l’articolo “la solita filosofia del salasso” è dato come radazionale. Scopro ora che sarebbe invece un commento di Paolo Del Debbio. La cosa, ovviamente, rende più cupo lo sbaglio di collocazione. Un conto è che a sbagliare sia un “oscuro redattore”, tuttaltro che lo sbaglio abbia la firma di un giornalista affermato com’è Paolo Del Debbio.