Caro Danilo,
Ti invio copia dell’articolo da me scritto e pubblicato sul numero di Maggio de “Il Cadore”. Trattasi della rievocazione della figura e dell’opera del maestro Ezio Baldovin. Ti sarebbe possibile pubblicare questo mio intervento sul Tuo blog? L’evidente scopo della mia richiesta sarebbe quello di rendere possibile, ai giovani di Lozzo ed a chi non fosse abbonato al periodico edito dalla Magnifica Comunità, la conoscenza e le indiscusse benemerenze di un esimio concittadino che ha rappresentato e bene riassunto con la sua opera una intera epoca della nostra storia. I Tuoi lettori potrebbero così farsi una idea delle elevate qualità di taluni degli amministratori della Cosa Pubblica che Lozzo ha potuto annoverare anche nel nostro passato recente… Ti ringrazio in anticipo per la cortesia che mi vorrai usare con la Tua consueta ‘ospitalità’ e Ti invio i più cordiali saluti.
Giuseppe Zanella
di Giuseppe Zanella
La personalità poliedrica del maestro di Lozzo di Cadore che fu pubblico amministratore e appassionato curatore di storia locale.
Un realizzatore attento alle esigenze della comunità amministrata. Fu consigliere della Magnifica e alla guida del giornale della Comunità.
Scrivere del Comm. Ezio Baldovin, dell’uomo, dell’educatore, del politico, dell’amministratore pubblico, del giornalista, dello storico presenta caratteri di complessità per tutta una serie di considerazioni. L’uomo era infatti dotato di una forte personalità, la sua vasta cultura, i suoi poliedrici interessi, il suo amore per la terra natìa dalle ricche tradizioni e dalla storia millenaria sono tutte caratteristiche che hanno contribuito a fare del Baldovin elemento di punta tanto per la comunità locale quanto per il comprensorio cadorino e l’intera provincia. Per chi poi, come il sottoscritto, ha conosciuto molto da vicino il personaggio, rievocare ora una figura così eminente ad oltre un ventennio dalla dipartita costituisce di per sé una elaborazione storica di pregnante significatività e di non facile sintesi. E questo anche perché le nuove generazioni nulla sanno delle vicende dell’epoca che va dal secondo dopoguerra fino agli anni ‘60/’70 e sulle qualità e le benemerenze dell’uomo.
Ezio Baldovin nasce a Lozzo l’8/11/1896, primo di sette figli, da Melchiorre e da Nicoletta Da Pra Pinza. I genitori, benestanti, istillano nei figli i buoni valori della tradizione locale. In famiglia tutti seguiranno studi regolari conseguendo diplomi e lauree in varie discipline, tranne la sorella Giovanna, che sarà il nume tutelare della casa dopo la prematura morte della madre, ed il fratello Giuseppe, che morirà diciottenne di spagnola nel fatidico anno dell’ invasione. Ezio consegue la maturità magistrale e si abilita all’insegnamento alle elementari in quel di Lozzo, unitamente all’amico d’infanzia Edoardo Zanetti (del quale in passato, su queste stesse colonne, è stato tracciato un ampio profilo). Siamo nel periodo che precede di poco lo scoppio del primo conflitto mondiale. Ezio e l’amico Edoardo vestono pertanto, quasi subito, la divisa militare ed entrambi serviranno la Patria per l’intera durata delle ostilità, in teatri diversi ma con ampi riconoscimenti e valore.
Rientrato a Lozzo, Ezio riprende l’insegnamento presso le scuole elementari (allora allocate parte nella Casa Comunale e parte nei locali posti sopra la Latteria Sociale, ora sede della Canonica). Le capacità didattiche dell’uomo risultano subito evidenti ed egli, nella sua lunga carriera, riuscirà a forgiare intere generazioni di lozzesi, i quali nutriranno per il ‘maestro Essio’ una stima incondizionata e devota. Chi scrive, pur non avendolo avuto come insegnante, ben ricorda la soggezione che l’uomo incuteva in tutti; di primo acchito, appariva infatti alquanto burbero, privo di ‘fronzoli e smancerie’ ma questo suo atteggiamento, apparentemente distaccato, nascondeva una personalità dotata di un notevole senso dell’humor ed una capacità di comunicativa non comuni. Il suo attaccamento al paese ed alla sua gente, spinge l’uomo a dedicarsi anche alla costituzione ed alla gestione di una scuola professionale serale per i giovani anche allora in cerca di una non facile occupazione. Ed in questo suo lavoro troverà la fattiva collaborazione ed il sostegno di Tini Scotin (Valentino Calligaro Scott senior, del quale pure si è già scritto su questo giornale).
Sbirciando fra le carte dell’archivio comunale per una ricerca utile ad approfondire le vicende riguardanti il sindaco G.Batta Zanella Valis in carica durante l’invasione, chi scrive si è imbattuto anche nel nome del giovane Ezio Baldovin nominato dal Civico Consesso, nei primi anni ’20, membro di una importante Commissione comunale. In quel periodo poi, il padre Melchiorre e lo zio Salvatore Fabbiani, svolgono mansioni di ‘banchieri’ essendo essi titolari di uno sportello bancario unico operante in paese (il Fabbiani operando anche quale esattore delle imposte e tasse). In quel travagliato , immediato dopoguerra, Melchiorre Baldovin siede in Consiglio Comunale ed assume anche la carica di assessore e, infine, quella di ‘Sindaco facente funzioni’, uno dei tanti, dopo la forzosa estromissione (per ‘dispensa’) dello Zanella Valis. Viene alfine il Fascismo, anche con la soppressione dei Consigli Comunali e la (re) introduzione della figura del podestà…
Ed i due amici insegnanti, Ezio (di idee Popolari) ed Edoardo (di idee Repubblicane), si ritrovano – per disposizione superiore e controvoglia – ‘tenenti capo manipolo’ con l’obbligo di frequenza al Centro-scuola di Cesiomaggiore. Sono questi gli anni dello stretto sodalizio instaurato dai due amici con il maestro Tita Fabbro di Lorenzago, il maestro Lapania di Domegge ed altri ancora. Ezio stringe anche amicizia fraterna con il noto penalista e storico del Tiziano e del Cadore, l’avvocato Celso Fabbro di Lorenzago (marchigiano di adozione), che sarà sindaco del suo paese natio ed anche presidente della Magnifica Comunità Cadorina. E’ degli anni ’20, infine, l’incontro con la mestra Pia Zanetto di Laggio, che diventerà ben presto sua moglie e gli darà due figli: Giuseppe (n. nel 1927), futuro notissimo ed affermato ing. Idraulico a livello internazionale, e Nicolina , detta Lina (n. nel 1930), futura farmacista in Milano.
Negli anni ’30, Baldovin svolge ricerche storiche sul proprio paese, la sua storia e le sue tradizioni e dà alle stampe un libro dal titolo “Pagine di storia ed itinerari turistici di Lozzo di Cadore”; nel 1983 ci sarà una seconda, aggiornata edizione per i tipi della Tipografia Piave di Belluno. Negli anni ’50, Ezio viene eletto nel Consiglio Comunale e siederà in Giunta quale vice del sindaco-cugino Marco Baldovin. Sarà sempre rieletto per ben sei legislature, cinque delle quali in qualità di sindaco. Sono anni in cui l’uomo mette in luce doti di grande equilibrio e duttilità e lungimiranza politico-amministrativa che lo faranno stimare ben oltre i limiti circoscritti del campanile lozzese. Sono gli anni della realizzazione di grandi opere pubbliche che daranno un volto nuovo al paese: l’asfaltatura delle strade interne, il nuovo acquedotto di Faé, la costruzione della scuola media e della palestra, la costruzione di un reticolo importante di strade agro-silvo-pastorali (Val Longirin, Cornon-Molenies-Faé, Filuoi, Ante Azze, Pradelle), la risistemazione dell’Asilo e tanto altro ancora.
Baldovin insomma si manifesta come un realizzatore attento alle esigenze della comunità amministrata. L’opera del nostro riscuote approvazione e plauso tanto da far assurgere il Baldovin alla presidenza del costituendo BIM (Bacino Imbrifero Piave), al quale dà straordinario impulso regolamentando ed incentivando gli interventi a sostegno dello sviluppo socio-economico della totalità dei comuni aderenti al Consorzio. Né va trascurato il vivo interesse del personaggio per la Istituzione ‘Magnifica Comunità’ della quale lo troviamo apprezzato consigliere ed assessore. Dal 1958 al 1975 Ezio Baldovin viene nominato alla guida del nostro Giornale. Dal libro edito in occasione del 50° di fondazione della testata, apprendiamo dell’interessamento del nuovo direttore per la diffusione del mensile anche presso la grande platea degli emigranti cadorini sparsi nel mondo, della sua versatilità e capacità di redigere il foglio, spesso quasi completamente da solo, anche se, negli anni, egli si dedica alla cura di un valido gruppo di collaboratori.
Ad uno di questi, all’amico Orazio Da Rin, il direttore riserva una rubrica destinata alla poesia ed a numerosi ‘elzeviri’ che tracciano, con pennellate da vero cultore del bello scrivere, ritratti, caratteristiche e figure di personaggi del paese e del contiguo Oltrepiave. Negli anni ’60 il nostro diventa il punto di riferimento, insieme all’ing. Pietro Vecellio ed al cons. regionale Adolfo Molinari, della politica locale ed espressione di quella DC attenta ai problemi ed alle esigenze di innovazione del comprensorio cadorino. All’ombra di questi uomini, il Cadore appare florido e destinato ad ulteriore crescita e sviluppo, anche se la monocultura dell’occhiale lascia non pochi dubbi e perplessità nel prudente e preveggente Baldovin.
Nel 1970, ormai in là con gli anni, si ricandida ma la lista DC non risulta vincente, seppur di poco. Con molta dignità, Ezio frequenta democraticamente il Cons. Comunale quale capo gruppo di minoranza ed i suoi consigli e suggerimenti sono sempre ascoltati con grande attenzione e rispetto dalla nuova maggioranza. Chiusa quella Legislatura, chiusa anche l’esperienza al BIM ed al giornale, Ezio si ritira a Milano presso i figli. La sua lunga e laboriosa esistenza terminerà nel 1989. Negli ormai pochi lozzesi che l’hanno conosciuto la sua opera di educatore e di pubblico amministratore viene ricordata come particolarmente degna di menzione e di gratitudine.
Premiazione di alcuni vigili del fuoco volontari. Oltre al Baldovin, si riconoscono l’on. Giacomo Corona e gli assessori Zanella Moma Severino e Zanella in Loda Giuseppe (clicca per ingrandire).
Foto ricordo del gruppo donatori di sangue sezione di Lozzo di Cadore (clicca per ingrandire).