Siamo sempre alla ricerca di qualche occasione. Avevo già segnalato un tabellone ed un motorino. E’ arrivato il momento dell’auto. Sindaco, pensaci, dobbiamo dare un’auto alla nostra polizia locale. Lo sai, no, che deve espletare il proprio servizio a piedi, esclusivamente a piedi. Poi, magari, fissiamo le modalità d’uso. Severe, severissime.
Tu compra la macchina, intanto, sono solo 500 euri. Come quelli che hai dato a Salsa per un convegno. Un po’ meno di quello che ha preso Casagrande per moderare i medesimi. Se mancasse il lampeggiante potremmo … ehm … potremmo pensarci noi con una colletta. Noi gente di Lozzo, anche se, da noi, ti aspettavi di più.
Il Comune di Belluno intende procedere alla vendita dell’autovettura modello “Fiat Alfa Romeo 156” targata BJ 085 NM. La vendita avverrà a trattativa privata, fuori del campo di applicazione dell’IVA. […]
Il prezzo minimo d’offerta è fissato in euro 500,00, importo non soggetto all’imposta sul valore aggiunto. L’auto sarà posta in vendita nello stato di fatto e di diritto in cui si trova. Tutte le spese di vendita, contrattuali, per il passaggio di proprietà e consequenziali saranno a carico dell’aggiudicatario.
ho ritenuto che il commento di @picon, originariamente apparso in coda al post Un ‘silenzioso’ provvedimento comunale parzialmente positivo, dovesse essere pubblicato anche come articolo a se stante, tanto per l’argomento sollevato che per incanalare l’eventuale discussione in modo autonomo, senza sovrapporla a quella sull’IMU.
di Picon
Martedì 30 ottobre, nella pagina del Corriere delle alpi “cortina cadore” c’era un articolo dedicato al rifacimento del tetto del rifugio Ciareido. Nel sottotitolo: “Manfreda bacchetta: mi aspettavo più aiuto dalla gente”. Più sotto:
“Il rifugio Ciareido perciò è salvo, anche se mi aspettavo un concorso maggiore da parte della gente di Lozzo. Evidentemente la comunità di Lozzo non sente ancora sufficentemente come “bene proprio” il rifugio Ciareido.In futuro sarà necessario far sì che questo bene sia visto come un prezioso valore aggiunto per il turismo locale e vissuto come un punto di riferimento familiare da parte dell’intera comunità”.
Manfreda, ma dove cazzo vivi !! Come ti permetti di dire che ti aspettavi di più dalla gente di Lozzo, forse ti sfugge il fatto che buona parte della gente fa fatica ad arrivare a fine mese, ognuno ha dato quello che poteva o voleva dare, non fare il predicatore e non permetterti neanche di dire che la gente non sente il rifugio come bene proprio, quando tu non sapevi neanche dov’era il nostro paese, la gente di Lozzo, in silenzio, lo ha portato da rudere a rifugio alpino.
Per quanto riguarda “in futuro sarà necessario ecc. ecc.”, ti chiedo solo: ma dove sei stato negli ultimi sette anni che ti sei accorto solo ora del rifugio e parli in futuro …, e sinceramente non capisco le tue parole “e vissuto come un punto di riferimento familiare da parte dell’intera comunità”: se qualcuno vuole spiegarmi cosa vogliono dire queste solenni parole mi farebbe un grosso piacere.
P.S. Manfreda, lo sai quanta gente di Lozzo, intesa come famiglie storiche vivono in paese e quante sono quelle non radicate nel tessuto paesano e che forse non hanno mai visto il rifugio?
Il rifugio Ciareido al tempo in cui aveva il tetto in scandole (Foto Giuseppe Baldovin)
Ho spesso dibattuto, da queste colonne, sull’argomento fiscale/tributario. Vedasi i miei interventi “Come la mettiamo con l’Imu?” e “Come la mettiamo con l’Imu?/2”. Da ultimo, lo scorso Settembre, ho scritto l’articolo “IMU a Lozzo di Cadore: l’uomo del 30% cosa ne dice? ” in cui parlavo diffusamente della odiosa gabella Imu e della scadenza del 31/10/2012 entro la quale i Comuni avrebbero dovuto ‘dispiegare’ tutto il loro potere discrezionale per eventualmente riformare (o confermare) le aliquote basi stabilite centralmente, e ciò entro una precisa banda di oscillazione differenziata a seconda che si trattasse di prima o di seconda casa.
Sulla questione, disquisivo ampiamente sia sotto il profilo tecnico che sotto quello politico-amministrativo , in particolare sullo stato delle finanze comunali sulle quali esprimevo un giudizio non propriamente negativo. E nel far questo, avanzavo perfino un presagio, sulla base anche di quanto fattomi capire da un importante ‘addetto ai lavori’ del botanico palazzo, in ordine al possibile intendimento della Amministrazione di applicare, in fatto di Imu, la maggiorazione sui livelli massimi delle aliquote basi.
Tutto, mi si diceva,” dettato da imprescindibili esigenze di bilancio”. Nel mio scritto avanzavo ampie riserve, nel caso questa eventualità si fosse verificata, sia sul piano strettamente politico come su quello sociale ed economico, argomentazioni che si basavano su precise valutazioni sullo stato dei conti di Palazzo Venzo, come sul contingente e drammatico stato della crisi che tuttora ci attanaglia. Ebbene, nonostante le infauste asserzioni dell’autorevole addetto ai lavori, la data fatidica del 31/10/2012 è trascorsa senza un nulla di fatto, senza cioè che il Consiglio Comunale fosse convocato per ottemperare a quanto stabilito dalla normativa.
Da ciò si deve desumere che il silenzio e l’inazione possono soltanto significare che l’Ente ha deciso di lasciare inalterate le aliquote così come stabilito centralmente. Per inciso, a me sorge il dubbio che, in ogni caso, il Consiglio avrebbe dovuto pronunciarsi anche per la semplice invariabilità tariffaria. Comunque, nel comportarsi così, debbo ammettere che il grido di dolore da tante parti levatosi anche nel nostro paese (ci metto anche il mio modesto intervento) non abbia lasciato del tutto insensibile il primo cittadino. Bene insomma che si sia deciso di non inasprire l’onerosità della già esosa gabella e di non taglieggiare ulteriormente i ‘poveri Cristi’ possessori di immobili nel nostro Comune. Bisogna tuttavia sottolineare il fatto che non si sia voluto allinearsi coraggiosamente a quei comuni virtuosi che hanno optato per un ritocco all’ingiù della vituperata imposta.
Ma, forse, questa era una aspettativa ed una pretesa francamente troppo grande. Diamo pertanto atto che, una volta tanto, la odierna ‘inerzia’ ha in sè qualche cosa di positivo; vediamo quindi il bicchiere mezzo pieno e beviamone il contenuto, evitando di recriminare sul mancato refrigerio che ci poteva derivare dal bere di più in seguito al riempimento dell’altra metà del medesimo bicchiere. In politica, soprattutto in questo caso, atteggiamenti alla Ponzio Pilato, con i tempi che corrono, risultano -paradossalmente- perfino utili e condivisibili.
Sul bollettino parrocchiale appena uscito il CAI fa una relazione sui lavori fatti sul Col Vidal,intorno ai forti. Un bel lavoro fatto grazie ad un gruppo di volontari che è doveroso ringraziare. I lavori vanno avanti da alcuni anni ed ha prodotto molto legname di proprietà comunale, a chi è stato devoluto non si capisce bene, nel prossimo bollettino sarebbe utile chiarire.
per chiarire alcuni aspetti che meritano necessario approfondimento. Il progetto a cui ci si riferiscie riguarda la realizzazione del Parco della Memoria di Pian dei Buoi i cui lavori proseguono da circa 10 anni (ben di più se consideriamo il lavoro svolto nell’apertura dei sentieri di guerra lungo i colli). Nel corso di questi 10 anni, per la parte di competenza del CAI (cioè il 98% degli abbattimenti), sono sempre stato io a decidere quali piante abbattere, in funzione della tessitura dei manufatti legati alla Grande Guerra e, in particolare, della disponibilità delle persone che via via si sono impegnate ad allestire le piante abbattute.
Il legnatico quindi (legname è una parola grossa) viene devoluto, molto semplicemente, a tutti coloro che (scusate se mi ripeto) si impegnano a trattare il quantitativo richiesto per se. Ciò non esclude naturalmente che chi lo voglia possa prestare il proprio lavoro a vantaggio di altri. Nel caso specifico le persone si devono impegnare ad abbattere la pianta, allestirla, formare i cumuli di ramaglia, asportare tutto il legnatico e rastrellare come si conviene le adiacenze (curiamo invece noi l’abbattimento per tutte le persone che non dispongono della necessaria pratica. “Noi” = Dalio col mio supporto, più morale che altro). Col Vidal, come tutti sanno, trovasi a 16-17 km da Lucius, quindi fanno 32-34 km di a+r. Il trasporto a valle ed il relativo costo è a cura del destinatario del carico, libero di farlo come e con chi vuole (noi siamo orgogliosamente liberisti, mica miopi statali). Chi non lavora, non fa l’amore. Semplice no. Basta chiedere.
Bastava (chiedere), ora è da vedere se l’amministrazione comunale deciderà di continuare con la proroga del piano di taglio – richiesta inoltrata recentemente dal CAI -, se il CAI stesso sarà ancora ritenuto all’altezza del compito visto che finora è stato il soggetto attuatore (ho fatto io il progetto e la domanda quando ero presidente del CAI, mentre Paolo Scarzello che mi è succeduto ha richiesto una prima proroga e Lorenzo ha presentato in questi giorni la domanda per una seconda). Parlando recentemente con Ubaldo al riguardo, gli ho fatto presente che se il comune lo desidera può fare tutti i bandi che vuole, personalmente non potrei che esserne felice.
Tra l’altro, in occasione della domanda di proroga (o di un nuovo progetto fotocopia del precedente), ho chiesto ai Servizi Forestali di Belluno di passare a Col Vidal per confrontarci e dare un giudizio del lavoro da noi svolto ed avere, se del caso, le necessarie correzioni di rotta. Mi sembra di poter dire, senza possibilità di smentita, che il lavoro è stato giudicato egregio.
In questi 10 anni ho cercato di coinvolgere più gente possibile, ma non uso pregare un qualsiasi dio, figuratevi se mi metto a pregare – magari in ginocchio – le persone per convincerle “a fei legne a Col Vidal”. Ricordo che da presidente del CAI, nei bollettini informativi che divulgavamo a tutti i soci (due volte l’anno), ho frequentemente segnalato il progetto del Parco della Memoria descrivendone l’andamento ed auspicando l’adesione di quanti avessero voluto contribuire alla sua realizzazione. Dicevo, “basta chiedere” !! Poi però bisogna “feile su, fei i cogoluze, ciareasele e portasele do, ntasasele, spacasele su …“. Chiaro, limpido, inteso?
Mi son sentito dire anche troppo spesso: “se fazo ben i conte, no me convien. Se le compro ca do, duto fato, le me costa manco e me le ciato anche belo spacade su”. Ognuno fa i suoi conti. E’ da considerare che se uno non dorme in piedi ed ha una discreta pratica con la motosega, un carico completo (parlo del rimorchio di Gianluigi) lo può fare in diciamo tre giornate di lavoro (senza contasela pi de tanto…). Ad Ubaldo ho anche detto che se per caso il comune ha qualche dotazione finanziaria … potrebbe usarla per portare a Lozzo le piante abbattute pro-Parco e continuare così la “pre-campagna elettorale” iniziata con le legne de Confin (avrete notato la solerzia con cui il vicesindaco faceva la spola per mostrare ad increduli lozzesi tutto “quel ben di dio”; mancia solo che i vegne a biciatele nte cusina). Ci sono poi anche fior fior di bandi GAL da sfruttare 🙂 , volendo. Basta chiedere in giro.
Se poi non fossi ben visto come coordinatore del Parco (lenga masa longa), be’, me ne farei una ragione. Sono un tipo piuttosto versatile, accetto i miei limiti e quelli che mi vengono imposti. Come ho già detto in altre occasioni, ho un solo padrone a cui so di dovermi inchinare tutte le volte che chiama, ed è il mio destino. Del resto, dopo dieci anni, con una media di 18-20 giornate di lavoro all’anno dedicate da volontario al Parco della Memoria (quest’anno 23, finora), passerei volentieri la mano a qualche baldo giovinotto dal cuore ardente di passione alle cui direttive, mansueto, mi sottometterei (qualora non fossi considerato come un vero e proprio lebbroso, nel qual caso sceglierei mesto l’esilio più lontano).
Quanto ai nomi delle persone che in questi dieci anni hanno dato il loro contributo alla realizzazione del Parco della Memoria – a vario titolo ed in misura diversa – (perché di questo si tratta, caro @lettore, essendo il legnatico un effetto collaterale del Parco, non la sua essenza, che spiriti pigri, per non dire accidiosi, non possono evidentemente cogliere), elenco che pur approssimativamente ho dettato sempre ad Ubaldo, sarà mio preciso dovere darne conto nei tempi e nei modi più opportuni perché sia pubblicamente chiaro chi ha fatto che cosa. E che cazzo !!
Se le circostanze lo vorranno potremmo inserire l’elenco, oltre che sul Bolpar, anche sul (più modesto) bolcom di probabile prossima pubblicazione. Con l’avvertenza che il sindaco, questa volta, oltre al Buon Natale ci faccia anche gli auguri di Buon 2013 (prendi buona nota, Marietto, e voi, quando lo incontrate, ricordateglielo, repetita iuvant).
Concludo segnalando, per la cronaca, che la mia relazione con la focosa Rebecca, che tuttora arde di passione, ad esclusione del primo anno in cui, pur frequentandola, risultò piuttosto frigida (per una mia colpevole carenza d’attenzioni), è veramente fruttuosa solo da tre anni a questa parte. Precedentemente, ossia in quei 6-7 anni in cui ho prestato il mio lavoro da volontario al Parco della Memoria senza sudarmi l’agognata legna (ma facendola per tanti altri), per scaldarmi aspettavo il sorgere del sole.
Premessa: di non riuscire perlomeno a prendere atto della “produzione legislativa” di Lozzo Fifa – è forse un anno o più che tralascio la consultazione sistematica dell’albo pretorio – me ne sono fatto una croce. Altri interessi, ma anche una colpevole dose di pigrizia destinata, mi suggerisce ora la mia controfigura, a perdurare ancora per molto molto tempo. Per questo accolgo con grande interesse anche questo nuovo scritto di Cagliostro che, rovistando tra le determine, si è imbattuto in un provvedimento dai cui contenuti egli muove le proprie osservazioni sulle modalità con cui l’amministrazione in carica gestisce un aspetto di spesa pubblica. In particolare, a colpirmi, anche dal lato della ricostruzione storica dei nostri usi civici, è stato il concetto descritto nel post scriptum che fa da perfetto corollario al resto dell’articolo.
di Cagliostro
‘Lupus in fabula’. Solo qualche giorno fa, scrivendo a proposito delle prossime determinazioni della nostra amministrazione in materia di IMU, facevo riserva di documentare – ‘ove necessario’ – come certe scelte dell’Esecutivo che ci ‘sgoverna’ fossero quanto meno opinabili, o non ben ponderate ed avessero certamente contribuito a mutare lo stato di salute del bilancio dell’Ente da una situazione di floridezza ad una di gracilità. Questo con riferimento ad una delle ormai certe giustificazioni che verranno adottate da lorsignori per introdurre gli inasprimenti discrezionali previsti in materia, giustappunto, di tassazione sugli immobili.
Oggi, cercando notizie circa un bando sull’albo pretorio virtuale del Municipio, mi sono imbattuto nella Determina n. 50 del 9/7/2012 il cui oggetto recita così: “ Liquidazione quota parte competenze del CTU dr arch. Luigi Canaider nella vertenza Comune di Lozzo/Coffen Maria Giuditta avanti il Commissario Regionale per la liquidazione degli usi civici”. La cosa mi ha non poco incuriosito ed allora ho girato la pagina per leggere le motivazioni dell’esborso di ben Euro 1634,88. Ebbene la vertenza (instaurata da quale delle due parti?) era tesa all’accertamento del carattere demaniale con gravame di uso civico della particella n. 18 del fg 8 del censuario comunale (trattasi, verosimilmente, del terreno – o parte del terreno – su cui sorge lo chalet della sig.ra Coffen, a suo tempo co-attrice – con altri 9 soggetti – di un ricorso, sempre avverso il Comune, nella nota vicenda conosciuta come ‘causa con l’ass.one baitisti’). Ebbene, nella motivazione stringata alla base della citata determina n. 50, si può evincere che il predetto Commissario, nel redigere la sentenza, ha dichiarato il proprio “difetto di giurisdizione” (la materia non era di sua competenza?) ed ha disposto la compensazione delle spese e che la parcella del ctu (l’arch. Canaider, ndr) dovrà essere quietanzata da entrambe le parti, ciascuna per la metà. La sentenza è la n. 35/2012.
A questo punto, corre l’obbligo di chiarire alcuni aspetti della intricata vicenda. Non starò certo a rifare la storia della annosa querelle (il redattore può mettere un link su quanto scritto sulla antica vertenza che ha visto concretizzarsi una ‘sanatoria’, da tutti auspicata, ed il cui iter venne instaurato su precipua istanza del capo gruppo di minoranzadella trascorsa legislatura). I modi di risolvere la originaria vertenza, gli input dati dal Capo Comune all’Uff. del Territorio sono stati però tali che il principio di equità, a parere di molti cittadini e della minoranza consigliare proponente, non ha visto ben tutelati e salvaguardati gli interessi del nostro Ente. Basti pensare che, a tacitazione di tutta la controversia, il Comune ha incassato per diritti di concessione per occupazione di terreni di uso civico soltanto 38.000 euro circa, somma neppure sufficiente a coprire le spese legali sostenute.
La durata della concessione venne fissata in 99 anni, tralasciando il quasi trentennale pregresso e senza tenere in alcun conto la natura giuridica dei suoli di uso civico per i quali una legge (credo del 1985, tuttora in vigore) avrebbe dovuto inibire, nella fattispecie, qualsivoglia tipo di concessione a sanatoria. Nella discutibile transazione comunque, su 10 ‘baitisti’ (l’associazione era stata sciolta molti anni prima, ma il suo ex presidente agiva e scriveva in Comune come se fosse tranquillamente in carica), solo 9 accettarono la ‘transazione’. Ed il sindaco allora si profuse in affermazioni del tipo: ‘l’accordo vale se firmato da tutti gli interessati’. La sig.ra Coffen non aderì anche perché, nel frattempo, era stato appurato che il suo chalet insisteva, per buona parte, su terreno di un privato e della cosa neanche l’Uff. del territorio si era avveduto. Inoltre la sig.ra Coffen riteneva esorbitante la cifra richiestagli, indipendentemente dagli errori di valutazione sull’entità del terreno di uso civico occupato.
Ora il punto è questo. Perché l’Amministrazione si è intestardita in una azione inopportuna, per di più con una istanza ad una ‘giurisdizione’ non competente? Questi sono errori che, per chi ha un minimo di competenza e lungimiranza, non dovrebbero essere commessi!!! Quale è stata quella testa insigne che ha suggerito un tale passo? Si tenga presente che il conto della parcella costituisce, presumibilmente, solo una parte dell’onere che verrà addossato al Comune. E le spese di giudizio? E tutto il corollario di energie, tempo e azione defatigante senza alcun costrutto? Ed ora che intenzioni ha il sindaco e come si comporterà visto che in qualche modo la questione dovrà pur trovare una qualche soluzione?
TUTTO QUANTO SOPRA PUO’ PROVARE UNA SOLA COSA E CIOE’ CHE LE CASSE COMUNALI VANNO USATE CON LA DILIGENZA DEL BUON PADRE DI FAMIGLIA, PENSANDO BENE PRIMA DI PROCEDERE A CERTE SCELTE, CHE COMUNQUE SI STANNO RIVELANDO CONTROPRODUCENTI ED ONEROSE PER LE FINANZE DELL’ENTE.
SICCOME ANCHE AL BIM-GSP IL CONTO DEGLI ERRORI DEGLI AMMINISTRATORI (SOLO ERRORI, NON ANCHE DABBENAGGINE, SE NON QUALCOSA DI PIU’ ECLATANTE?) VIENE GIRATO AGLI IGNARI UTENTI, NON VORREI CHE L’ABITUDINE DEI GIRI CONTO VENISSE INSTAURATA ANCHE AL BOTANICO PALAZZO CON IL FAR CASSA IN VARIO MODO (LEGGI: INASPRIMENTI FISCALI) AL FINE DI COPRIRE ONERI IMPUTABILI A CHI HA FATTO SCELTE SBAGLIATE.
P.S. Sono tormentato da un dubbio sul quale da questa mattina mi sto arrovellando. Ma perché il Commissario regionale per la liquidazione degli usi civici avrà sentenziato “il suo difetto di giurisdizione”? Non sarà, per caso, che tutto il castello imbastito sugli usi civici non sta in piedi e magari i terreni in questione possono essere annoverati fra i beni delle vecchie regole, come sta scritto nei Laudi e come asserisce lo storico Giovanni Fabbiani? Se questa ipotesi risultasse vera, tutta la costruzione su cui si è basata e si basa ‘l’azione’ del Comune, le transazioni sottoscritte con i baitisti e tutte le elucubrazioni messe in campo dai ‘giureconsulti’ del Comune si scioglierebbero come neve al sole di Marzo!!! E il Conducator si troverebbe in grosse difficoltà a dover ricorrere avverso un provvedimento come quello citato nella determina n. 50. Se il Comune dovesse ricorrere in sede civile per contestare un assunto del genere potrebbe anche farlo con la finalità, tutta ‘andreottiana’, di scaricare la patata bollente sulla prossima amministrazione. “Ad essere maliziosi si fa peccato, ma spesso si indovina…” La verità vera è che al botanico palazzo l’esborso per parcelle legali, pareri tecnici e quant’altro non è, purtroppo, ancora finito; come, forse, non è ancora finito l’analogo ‘giallo’ sulla Caserma Montiglio. Prepariamoci al salasso fiscale e tributario, già presumendo dove una buona parte dei nostri soldi andrà a finire.
Siamo al clou della vicenda IMU ed ora il Duo di Piadena dovrà mettere finalmente le carte in tavola. Il Cons. Comunale sarà presto chiamato a ratificare la volontà del novello Re Sole e del suo Richelieu in merito alla definitiva quantificazione (discrezionale) della imposta che i proprietari di abitazioni sono tenuti a sborsare per tentare di mettere in sesto i disastrati conti di questa sconquassata, povera Italia.
Parlo dell’IMU impostoci da big Mario (Monti) unitamente ad una miriade di altre gabelle: accise impudenti, Iva esorbitante, Irpef iniqua con codazzo di addizionali ed anticipi, tariffe e prezzi lievitanti ad ogni stormir di fronda ecc. ecc. Il tutto per tentare (non è detto che ci si riesca!) di tamponare le voragini della finanza pubblica di uno Stato colabrodo.
Le aliquote IMU di base fissate per legge riguardano, come è noto, il 4 x mille per la prima casa ed il 7,6 x mille per le seconde case, con facoltà concessa ai Comuni di stabilire una ‘oscillazione’ delle medesime aliquote secondo le seguenti fasce:
1a casa: possibile maggiorazione (o improbabile, ipotetica riduzione) fino ad un massimo del 50%; l’applicazione può quindi contemplare – a parte la semplice conferma dell’aliquota base- la determinazione che va da un +2 punti ad un -2 punti, ossia l’aliquota finale può passare da un minimo del 2 x mille ad un massimo del 6 x mille (o cifra intermedia).
2a casa: il parametro 7,6 x mille può essere fatto ‘oscillare’ dai Comuni entro una forbice di 6 punti (3 punti in più e 3 punti in meno); in altre parole, la gabella può scendere (molto teoricamente) al 4,6 x mille o salire fino addirittura al 10,6 x mille.
Nel computo va poi conteggiata anche la rivalutazione della rendita catastale (base di calcolo) per ben il 60%.
Precisato il quadro della situazione, resta ora da valutare nel merito ciò che bolle in pentola a Palazzo Venzo. Dopo la decisione in itinere, a Dicembre i ‘poveri cristi’ di contribuenti dovranno provvedere al versamento del saldo con presumibile conguaglio, un autentico salasso se, come si intuisce da tempo, l’intenzione di Luigi XVI° e del suo Richelieu sarà quella di applicare i massimi consentiti dalla legge istitutiva dell’IMU. Conoscendo infatti assai bene i soggetti (vorrei tanto sbagliarmi e dover chiedere venia!), affermo in via preventiva che il provvedimento sarà nei termini sopra descritti e che la giustificazione che verrà adottata sarà duplice: “esigenze di bilancio lo hanno imposto”, “così fan tutti”. Due amene falsità!!! Andiamo con ordine. Lo stato del bilancio, pur non essendo roseo come un tempo, non appare talmente disastrato da imporre l’applicazione tariffaria sui massimi. Altri sono i Comuni che dovranno giocoforza acconciarsi a tartassare i propri cittadini al fine di poter tirare avanti senza ridurre il ‘sociale’ e senza dover mettere in forse il pagamento degli stipendi.
Ma poi, se il bilancio non appare pingue come un tempo, le ragioni vanno anche individuate nell’azione dell’esecutivo i cui atti e provvedimenti amministrativi sono apparsi ed appaiono sovente non ben ponderati ed opportuni, spesso privi come sono di una attenta analisi del rapporto costi/benefici. E mi fermo qui per amor di patria, riservandomi comunque, ove necessario, di fornire un ampio, documentato dettaglio che dimostri quanto spazio ci fosse stato (e tuttora ci sia) per una “spending review” (revisione della spesa) atta ad evitare (od almeno limitare) l’aggravio fiscale per i cittadini.
Chi scrive, un giorno ha fatto presente a qualcuno di quelli che contano nel Palazzo: “Se questi signori fossero amministratori accorti, veramente oculati ed intelligenti, capirebbero appieno la situazione di epocale crisi che attanaglia le famiglie e conseguentemente dovrebbero dare un segnale di accorata condivisione dei problemi economico-sociali, di aver insomma assimilato le problematiche immani degli amministrati e la profondità della crisi; la conseguenza logica, la lungimiranza politica dovrebbero quindi imporre a lor signori una moderata applicazione degli inasprimenti, se non proprio una loro inalterabilità rispetto ai parametri fissati centralmente, senza quindi eccedere per demagogia, insipienza o, peggio, per dolosa mistificazione della realtà finanziaria e contabile del Comune.
In quanto al “così fan tutti”, contesto la validità dell’assunto, essendo stato verificato che, sia nel nostro comprensorio che a livello provinciale, diversi Comuni hanno dimostrato lungimiranza e moderazione nell’adozione delle deliberazioni afferenti la materia.
Concludo facendo presente i motivi che stanno alla base del titolo. Il nostro Conducator si è particolarmente distinto in fatto di inasprimenti fiscali inappropriati in ben due circostanze.
Una in quanto consigliere BIM, con la geniale scoperta che per sanare “il buco nell’acqua” lasciato dalla gestione dei sindaci in GSP non ci fosse nulla di meglio che proporre l’adeguamento tariffario del 30% a carico degli ignari utenti, gabellando il provvedimento come esigenza di adeguamento tecnico delle tariffe a seguito della lievitazione dei consumi mal determinati dall’AATO (sempre a gestione ‘sindacale’). Un secondo 30% il nostro lo ha ‘esorcizzato’ in Consiglio Comunale quando ha fatto ratificare l’annullamento della parziale perequazione tariffaria a favore dei lozzesi della diaspora in fatto di utilizzo del servizio raccolta e smaltimento rifiuti. Con ciò mettendo in non cale l’operato, questo sì lungimirante, di una sequela di amministratori precedenti (vedasi link con la documentazione riguardante il carteggio fra un utente ed il sindaco).
L’uomo del 30% si accinge ora ad applicare una nuova, più consistente maggiorazione, questa volta a carico di tutti i lozzesi (de inte e de fora).
Ben venga la primavera del 2014 con l’auspicio che non si cada dalla padella alla brace. Nel frattempo ringraziamo tutti il duo di Piadena per il gentile pensiero.