Sappada e il riflusso gastroesofageo sul referendum
Hanno trovato per strada due con le lacrime agli occhi. E sono donne, ché di solito l’uomo, non avendo l’utero, è più stabile. Dicevo del riflusso gastroesofageo (ripensamenti): fare un referendum non è proprio come scaccolarsi. E l’hanno fatto. E l’hanno vinto. Giusto? Sbagliato? Chi se ne fotte; così hanno deciso.
Sappada e Stoccolma, più vicine di quel che si pensa. Per via della sindrome, di Stoccolma, per l’appunto. Quella per la quale ti metti a difendere il tuo aguzzino.
Stupendo l’incipit dell’articolo: “Non tutti gli abitanti di Sappada vogliono passare al Friuli…“. Potevate dirlo che anelate alla perfezione divina: dunque, l’unico verdetto accettabile sarebbe l’unanimità?! Che perfezione olimpica.
SAPPADA. Non tutti gli abitanti di Sappada vogliono passare al Friuli, e nemmeno alcuni di quelli che nel referendun di otto anni fa hanno votato per il “trasloco”. […]
C’è un altro frammento di spessore: “…e nemmeno alcuni di quelli che nel referendun di otto anni fa hanno votato per il “trasloco”“.
Alcuni quanti?!
Per fortuna che c’è il Corrieralpi a dar voce a queste punte dell’iceberg. Iceberg? Fiocchetto di neve, come la capretta di Heidi.
(nel referendum del 2008 il 95% dei sappadini votò per il sì; ne facciamo uno oggi, così, manca mai che il 45% abbia cambiato idea; e poi ne facciamo uno tra 10 anni, per vedere se sono ancora d’accordo; e fra venti, non si sa mai!)
(il vero problema è che il destino di Sappada è ora in mano ai taliane)