l’acqua della Lola (e di Col Vidal)
In fondo all’articolo trovate una galleria di foto: è la sintesi di ciò che pensavo, un po’ prima delle elezioni amministrative, riguardo alla fontanella di Col Vidal. La Lola, come testimonial, fa riferimento alla fontanella, il terminal turistico della questione acqua, ma ovviamente attesta anche la mancanza d’acqua, per sé stessa e le sue compagne, in particolare all’abbeveratoio del Lago Morto (realizzato appositamente allo scopo di abbeverare le armente).
Inquadramento del problema: al tempo in cui l’Enel chiedeva l’autorizzazione per posare il cavo elettrico che avrebbe dovuto alimentare il traliccio di Col Vidal, non venne in mente nient’altro, alla amministrazione di allora (1992 se non ricordo male), di posare contestualmente un tubo per portare acqua dalla Casera dele Vacie a Col Vidal. L’idea è di per sé ottima, sostengo solo che si poteva chiedere molto di più all’Enel come “contropartita” per l’utilizzo del nostro territorio (a onor del vero l’ENEL si prestò ad un indennizzo pari a 50 milioni di lire). Quello che si fece, alla fine, fu l’interramento di un tubo che avrebbe dovuto permettere l’alimentazione idrica di un abbeveratoio per le mucche nei pressi del Lago Morto (toponimo compreso nella più vasta zona dei Ciadìn), e di una fontanella a scopo turistico nei pressi del Forte Basso di Col Vidal. Oltre alla posa del tubo, si realizzò presso la malga quel minimo di impianto (autoclave) per permettere il pompaggio dell’acqua.
L’acqua arrivò alla fontanella al momento del collaudo e per un successivo brevissimo periodo (a detta di testimonianza diretta di un amministratore dell’epoca). Poi qualcosa si guastò e da allora niente più acqua in Col Vidal, tanto per la Lola che per i visitatori dei Forti. Si sono succedute le amministrazioni Del Favero, Da Pra e Manfreda senza che nessuno abbia fatto qualcosa di concreto. Veramente, 5 anni fa, poco prima della tornata elettorale, un componente della lista Lozzo Viva, poi eletto, mi avvicinò per dirmi: «con noi, tempo tre mesi, tornerà l’acqua a Col Vidal». Infatti.
E veniamo all’agosto scorso. Mi giunge notizia che qualcuno si sta muovendo per ripristinare l’acqua di Col Vidal. Vuoi vedere, penso, che finalmente l’amministrazione è uscita dal torpore estivo e che questo aspetto della gestione dell’ambiente si è finalmente imposto alla sua attenzione? Perché non riesco a pensare a niente altro che ad una gigantesca pigrizia e impotenza politico-amministrativa per giustificare una tal situazione. Posso anche capire che la sensibilità verso il turismo non sia una delle migliori qualità di cui questa compagine dispone, ma l’attenzione all’ambiente si manifesta anche con l’interesse alla valorizzazione del patrimonio delle casere e, soprattutto, dei pascoli. E quindi vi dovrebbe essere una diligenza particolare nel garantire i servizi minimi di cui i pascoli abbisognano, acqua compresa (almeno quella per la Lola).
Traduco. Se a questa amministrazione non gliene frega niente dell’acqua in Col Vidal a scopo turistico, che ne tenga almeno conto per tutte le conseguenze che la sua mancanza ha nella gestione delle mandrie al pascolo. Mi sono quindi detto: “Bene, un po’ tardi … ma meglio tardi che mai”. Ho vissuto con questa convinzione quasi fino alla fine di ottobre. Poi ho incontrato chi ha svolto i lavori che avrebbero dovuto ripristinare l’ormai antico acquedotto. Mi sbagliavo. Il Comune non c’entra niente, questo compito gli è stato commissionato da Taferner, evidentemente stufo di vedere le sue mandrie disidratate calare disordinatamente verso la casera alla ricerca disperata della necessaria acqua.
Siccome i pascoli sono “tafernizzati” da tempo, può darsi che la particolare sensibilità verso l’ambiente di questa amministrazione si sia tradotta nel classico e opportunistico ragionamento: “Lasciamo che si arrangi. Vuole l’acqua? Che se la porti, che ci pensi lui”. Eppure mi è sempre sembrato che questa amministrazione volesse un bene della Madonna a Taferner. Boh!
Malinconicamente mi son detto: “Neanche questa è la volta buona”. Poi ho realizzato. Stavolta, con Taferner, ce la facciamo davvero a portare l’acqua alla Lola ma anche ai turisti-viandanti che giungono a Col Vidal. Bisognerà poi pensare ad una bella targhetta in bronzo, posta proprio sotto il rubinetto della fontanella, a ricordo dell’epica impresa, con l’incisione “Fonte Taferner“.
C’è qualche problemino tecnico, manifestatosi nel frattempo, di cui vi darò conto nella 2a parte di questo racconto, ma il sogno dell’acqua a Col Vidal si può finalmente realizzare.