Vaia, niente più di un disturbino naturale (“fa solo che ben”)
Ovvio che il proprietario (anche pubblico) che si ritrova il proprio bosco azzerato non sarà della stessa idea. Non sarà della stessa idea neanche chi cura la percorribilità dei sentieri e che, ove sì ove no, s’è visto il percorso riempito da stuzzicadenti di 30-40 cm di diametro lunghi 20-30 metri (anche se va detto che talora la caduta così copiosa dei gravi ha smosso da torpori decennali sezioni che credevano che i sentieri fossero autopulenti come i forni pirolitici).
Alla fin fine Vaia è un nanetto che per raggiungere gli esiti delle tempeste che l’hanno preceduto (vedi immagine) avrebbe dovuto moltiplicarsi per dieci (per trenta nel caso della tempesta Lothar & Martin del 1999, avendo come riferimento i milioni di metri cubi atterrati). E anche riguardo alla bua che si suppone queste tempeste possano fare all’ecosistema, be’, facciamolo dire a Renzo Motta (Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari (DISAFA), Università degli studi di Torino) nelle parole trascritte dal video:
Concludo quindi dicendo che gli schianti sono disturbi naturali, le foreste convivono con gli schianti da milioni di anni, non provocano la distruzione dell’ecosistema ma, anzi, se noi ragioniamo nell’ottica della dinamica naturale, sono un elemento essenziale che crea e contribuisce alla conservazione della biodiversità.
Va anche detto che siccome Vaia ha avuto la sfrontatezza di scaccolarsi in aree dolomitiche, che non sono solo paesaggio naturale ma anche paesaggio culturale (sono abitate, dai)…
[…] non possiamo lasciare all’evoluzione naturale quello che è schiantato, oltre per i motivi economici che anche sono ricordati, ma dobbiamo graduare i nostri interventi in funzione dell’erogazione di servizi ecosistemici richiesti.
Insomma, in queste faccende il naso, un po’, l’uomo dovrà mettercelo per forza, non fosse che per raccogliere i cocci. La notizia buona (in termini ecologici) è che dell’eventuale pullulazione di insetti possiamo sbattercene gli zebedei: dovesse accadere, potremo consolarci con la convinzione che “crea e contribuisce alla conservazione della biodiversità”.
(immagine tratta dal video lincato)