caserma Soracrepa: telo, telo delle mie brame, qual è il più bel tetto del reame?
Si dirà che è tutta colpa del favonio, ma non è così.
La colpa è dei brandelli di copertura (le canadesi) che i nostri eroi (gli stallieri comunali) non hanno tamponato quando avrebbero dovuto. Tali brandelli, infatti, sbattevano al vento dalla primavera precedente l’arrivo del favonio (quella 2014), e, se tamponati, avrebbero consentito di passare un’altra stagione di infame stallo, ma almeno le canadesi sarebbero rimaste sul tetto.
Io però una volta glie lo dissi al signor sindaco di Lozzo. Statte attento sindaco, che lassù il vento soffia e la bufera infuria. (vedi anche qui)
Ma, accidiosi, gli stallieri in quella stagione nulla fecero, nonostante i pomposi propositi. Giunse quindi, inaspettato, il favonio. Non il favonio in sé, che spesso spira impetuoso, ma la mancanza di neve, un tappo che avrebbe parato il culo agli accidiosi stallieri. Ma così non fu (vatti a fidare del favonio e della neve).
La natura, perfida, ci regalò quindi questi due spettacoli: il tetto della caserma smutandato e la diaspora delle canadesi (che si sono andate a sommare al letamaio preesistente).
Colto di sorpresa da terga, il sindaco corse affannato a… stendere un telo pietoso. Poi venne il disgelo e la radiazione solare, a quelle quote zeppa di uv-a, uv-b, uv-c, uv-d… fece il suo corso. Sì, dalle foto il telo ci sembra più che compromesso; e sotto non c’è nulla che trattenga l’acqua dal tuffarsi ad abbracciare la Caserma in un convulso e umido amplesso.
(faccio un disegnino?)