Brancaleone e il blocco di Sappada
Ancora una volta il sindakos dei sindakos s’è lasciato sfuggire l’opportunità di non aprir bocca. Un detto antico recita “Un bel tacer non fu mai scritto”. Ma niente, è più forte di lui. Cosicché, ricostituita la stalla con le nuove elezioni, il capomandria ha compiuto il primo atto – tuffandosi dagli scogli, sugli scogli – coinvolgendo ancora la novella “friulanità” di Sappada.
Magistrale, per vocazione sadomaso, la dichiarazione (neretto nostro) secondo la quale non ci sarebbe alcuna volontà di rinnegare il referendum di Sappada ma… ma… ma cerchiamo semplicemente il pelo nell’uovo, un cavillo, un garbuglio nel… percorso parlamentare. Ora, se veramente non ci fosse alcuna volontà di rinnegare il referendum, che è la SOSTANZA, perché si cercherebbero i garbugli appigliandosi ad aspetti che sarebbero comunque solo ed esclusivamente FORMALI?
Oscar Wilde ebbe a dire: “A volte è meglio tacere e sembrare stupidi che aprir bocca e togliere ogni dubbio”. Chissà a chi si riferiva, quella volta.
Padrin scrive a Zaia: «Blocchiamo Sappada»
Con una lettera, che è stata approvata ieri a Palazzo Piloni e che costituisce il primo atto del nuovo consiglio eletto il 7 gennaio, la Provincia «chiede con urgenza il sostegno della Regione Veneto per verificare la legittimità costituzionale della legge 182/2017 […]
«Non c’è alcuna volontà di rinnegare il referendum fatto a Sappada, ma ci chiediamo se tutto quello che è stato fatto nel percorso parlamentare sia stato corretto», ha spiegato Padrin in aula.
Capitan Zaia, che dopo tanti strepiti se n’è fatta una ragione, ha fatto sapere che o gli si portano le firme del 50%+1 di sappadini esprimenti il desiderio di rimanere ritornare in Veneto, oppure… potete amabilmente andare a farvi fottere non se ne fa niente. Chiaro, no?